Il tema della riforma dell’Ordinamento giudiziario non dovrebbe essere un argomento divisivo. Dovrebbe consentire un dibattito sereno teso ad adottare la miglior legge possibile, che contemperi le raccomandazioni degli organismi multilaterali con la nostra realtà statuale. Fin da subito Repubblica Futura ha dato ampia disponibilità al confronto. Una nostra delegazione ha incontrato per due volte la Segreteria di Stato competente, illustrando tutte le modifiche a nostro avviso necessarie a rendere accettabile il testo presentato in prima lettura. L’adozione del testo così come presentato, crediamo infatti, sarebbe addirittura peggiorativa rispetto alla situazione attuale. Se da un lato è giunto ormai il tempo di immaginare un organo di autogoverno della magistratura dentro al quale non siedano più dei politici in carica, ed allo stesso modo di prevedere sanzioni intermedie per i magistrati (tra il nulla ed il sindacato), dall’altro, molti aspetti presenti nella legge non sono condivisibili.
Intanto il ruolo esorbitante del Magistrato Dirigente, disegnato come un vero e proprio dominus del Tribunale, divenendo addirittura “organo” del potere giudiziario, travalicando dunque l’impostazione vigente che lo richiama a compiti assai più limitati e circoscritti. Inoltre la differenza tra magistrati di serie A e di serie B, con addirittura diritti diversi, di voto attivo e passivo, nelle decisioni propedeutiche alla formazione del Consiglio Giudiziario Plenario. Ancora, l’eliminazione del Consiglio Giudiziario Ordinario, organismo composto oggi da soli magistrati che a nostro avviso deve rimanere la sede istituzionale in cui i magistrati -tutti- possano confrontarsi liberamente. L’assoggettamento della Procura fiscale al Dirigente del Tribunale (principio intollerabile, dati i compiti dell’una e dell’altro), unito per giunta al suo totale esautoramento dalle scelte della politica giudiziaria. Il ruolo della Commissione per gli Affari di Giustizia, che diventa sostanzialmente un orpello pleonastico privo di ogni utilità; per non dire di quello del Segretario di Stato alla Giustizia che, se entrasse in vigore la riforma così come scritta, potrebbe tranquillamente decadere e non essere più nominato, data la totale irrilevanza delle sue attribuzioni. Ancora, la composizione del nuovo Consiglio Giudiziario Plenario, che, con il metodo delle designazioni a maggioranza non farà che aumentare spasmodicamente la logica correntizia, inducendo il Tribunale della Repubblica ai meccanismi della vicina Italia, che paiono aver dimostrato tutta la loro pericolosità. Il ruolo ipertrofico dato ai Commissari della Legge, a scapito di tutti gli altri Magistrati. In definitiva una riforma che, se mantenuta nel suo impianto, non contribuirebbe a rafforzare l’indipendenza della magistratura, bensì la sua autoreferenzialità, creando un potere senza contrappesi e senza equilibri, rischiando per giunta di alimentare una lotta tra fazioni. Dall’unico confronto con la maggioranza cui la nostra forza politica ha partecipato (il secondo che si è tenuto, purtroppo, è stato fissato in una data nella quale avevamo già comunicato con largo anticipo di non poter essere presenti, causa impegni inderogabili) ci è parso di cogliere una disponibilità a confrontarsi. Anche alcune idee e principi proposti da vari Consiglieri di maggioranza (come quello ad esempio di prevedere che a rappresentare i magistrati nel Consiglio Giudiziario Plenario non siano magistrati in servizio presso il Tribunale, ma loro delegati; così come un quorum qualificato necessario anche all’elezione di questi delegati, al pari di quelli della parte politica…) ci sono sembrati ottimi spunti.
Siamo convinti quindi che da un confronto serio e costruttivo possa nascere una riforma davvero migliorativa, in grado di recepire le raccomandazioni degli organismi multilaterali -non solo del GRECO- e di coniugarle con le necessità sociali, culturali, storiche della nostra Repubblica. Non sappiamo quale sia l’iter che la maggioranza vorrà adottare per l’approvazione della legge. Attendiamo di vedere le proposte di emendamento, che la Segreteria di Stato competente si è impegnata a sottoporci, confidando che da questo primo confronto alcune delle nostre idee siano state prese in considerazione. Ci è ben presente l’impellenza determinata dalla prossima review del Greco (marzo-aprile), per questo non chiediamo di perdere tempo. Siamo anche convinti, però, che una riforma così come concepita non sarebbe affatto migliorativa, anzi. Per questo auspichiamo che tutte le forze politiche possano continuare il confronto, condividendo fin d’ora il termine ultimo della approvazione della discussione della legge in seconda lettura, nella sessione di gennaio-febbraio (se si riuscirà a completare prima il confronto tanto meglio!). Repubblica Futura da questa disponibilità in maniera convinta e responsabile, se sarà accolta potrà essere una opportunità per tutti e specialmente per il Paese, se invece ancora una volta saranno i desiderata di pochi a prevalere avremo perso una nuova occasione e a pagarne lo scotto saranno tutti i Sammarinesi.