È notizia di qualche giorno fa l’incontro fra alcune sigle del mondo socialista sammarinese per tentare di discutere, a onor del vero, dell’ennesimo tentativo di riunificazione dell’area (a seguito delle ennesime scissioni avvenute).
Lo guardiamo con rispetto e attenzione, come si conviene a tentativi di semplificazione e ristrutturazione del quadro politico sammarinese.
Riteniamo che sia necessario anche un lavoro di aggregazione ed allargamento, concreto e non di facciata, dell’area politica liberale e riformista, che Repubblica Futura rappresenta con impegno e partecipazione. Una operazione non basata su parole stantie e superate o su generiche dichiarazioni di principio, bensì su contenuti innovativi, basati sulla sostenibilità (a tutti i livelli: di bilancio, energetica, sanitaria, ecc…) e sulla creazione di un sistema economico competitivo, con meno blocchi, vincoli e lacci ad ingessarlo, che sappia affrontare la sfida della digitalizzazione e delle nuove tecnologie e spingere ed investire sulla transizione del Paese in tali direzioni.
Il Paese è bloccato e sta, lentamente ma inesorabilmente, ritornando a logiche che pensavamo oramai relegate alla (triste) memoria degli anni ‘90: un governocentrismo esagerato (la necessità di avere l’ok del Governo per fare ogni cosa) che distrugge ogni velleità di innovazione e competizione; l’inevitabile ritorno al clientelismo e al favoritismo associato a questa logica; il “parolismo”, cioè le dichiarazioni di principio e le enunciazioni di volontà a cui non fanno seguito i fatti, che porta all’immobilismo; il ritorno a logiche basate su “furbate” più o meno palesi per cercare di recuperare risorse economiche (come ad esempio la recente idea del Distretto Economico Speciale, per lo meno per quel che si è potuto capire finora) col rischio di mettere in difficoltà i rapporti coi nostri vicini; ed infine, novità degli ultimi anni, il “selfismo”, la ricerca del selfie, della visibilità personale dei singoli Segretari, a prescindere dalla reale utilità degli incontri, delle iniziative o delle azioni messe in atto.
Purtroppo, sui temi più importanti, notiamo rallentamenti o addirittura passi indietro: poco o nulla si sa dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, se non una generica data di chiusura tutta da verificare; tutto fermo sul fronte delle fonti di approvvigionamento energetico, per un Paese che continua ad essere quasi totalmente dipendente dall’esterno; passi indietro sul fronte della raccolta dei rifiuti, che ci rende sempre più dipendenti dagli umori esterni e sempre meno autonomi; tutto fermo sugli investimenti relativi alle telecomunicazioni, con un monopolio privato che continua ad esistere nel nostro Paese; evoluzione digitale della Pubblica Amministrazione completamente ferma; San Marino Innovation sparita dai radar, che si limita a vivere di rendita sulla legge approvata nella passata legislatura in materia di imprese tecnologiche ed a goderne gli effetti senza svolgere alcuna nuova attività di attrazione e ricerca di nicchie di investimento; dimenticata anche l’Agenzia per lo Sviluppo, il cui ruolo sarebbe stato invece preziosissimo per la ricerca di investimenti e la promozione del sistema e delle sue opportunità all’esterno; nessuna idea per il reperimento di nuove risorse necessarie a rendere sostenibile il nostro Paese, mentre rimaniamo ancora fuori dai principali circuiti su cui gira il mondo di oggi (basti pensare agli e-commerce o ai sistemi di pagamento on line); una sanità in totale sfascio gestionale e organizzativo, alle prese più con faide politiche e sete di potere dei vari vertici che non con la ricerca di funzionalità e sostenibilità dei servizi.
L’elenco potrebbe essere ancora lungo ma si aggrava fortemente se pensiamo a quanto debito pubblico ha fatto il nostro Paese negli ultimi due anni (circa 800 milioni di euro di debiti nuovi), praticamente tutto già consumato per fare fronte alle spese correnti, senza alcun investimento futuro. Una politica che il Governo sembra volere continuare imperterrito a perseguire, rimandando i problemi su chi verrà dopo di loro.
È allora necessario, a nostro parere, dare voce e rappresentanza forte a chi, portatore di valori liberali e riformisti, senza voli pindarici, con molta concretezza e con la necessaria conoscenza e competenza sulle dinamiche del mondo, voglia impegnarsi per cambiare radicalmente questo modello di (non) sviluppo del Paese, destinato a condurci rapidamente ad un forte impoverimento.
RF c’è e vuole lavorare per fare crescere quest’area, chiamando tutti all’impegno. Se altre componenti, con radici culturali diverse ma con programmi tesi ad una visione liberale e democratica della nostra società, troveranno sintesi efficaci e semplificazione razionale del quadro politico, Repubblica Futura non si sottrarrà al confronto ed al dialogo costruttivo.
Nelle prossime settimane faremo certamente proposte per cercare di tradurre in pratica i principi sopra menzionati.