Serve una attività del Governo, anche attraverso forme di incentivazione fiscale, per favorire i rinnovi contrattuali a livelli che consentano di far fronte, il più possibile, all’aumento del costo della vita: è quello che i consiglieri di Repubblica Futura hanno sostenuto nell’ultima Commissione Finanze, intervenendo in comma comunicazioni.
Il tema non sembra nell’agenda politica, perché si tende a pensare che sia un qualcosa di “riservato” alle parti sociali (a parte per il contratto della PA, dove lo Stato è un datore di lavoro e quindi deve occuparsi direttamente della tematica). In condizioni normali questo può essere vero, ma in una fase come questa, con una inflazione così elevata che erode il potere di acquisto e che si abbina agli interventi recessivi del Governo (aumento dei contributi pensionistici, riduzione degli sconti Smac sulla benzina, raddoppio delle bollette, ecc.), i rinnovi dei contratti diventano una delle poche modalità per aiutare le famiglie a mantenere un minimo di potere d’acquisto.
È chiaro a tutti che pochissime, o forse nessuna azienda sammarinese oggi potrebbe essere in grado di garantire aumenti di quasi il 10% per seguire l’inflazione, a meno di non avviarsi verso una rapida chiusura: l’aumento dei prezzi incide, infatti, anche sui loro margini, riducendone gli spazi di intervento ed obbligando a contenere i costi.
Ciò che le imprese possono permettersi sono incrementi contrattuali basati sull’aumento della produttività del lavoro, che normalmente è (o dovrebbe essere, nei paesi efficienti) superiore all’inflazione ma in questo momento chiaramente segna il passo. Noi abbiamo persino difficoltà a misurare la produttività, e questo è un nostro grande limite, ma è necessario migliorare sotto questo fronte per arrivare quanto prima ad avere questo dato così fondamentale. Fatto ciò, serve una norma che incentivi fiscalmente, almeno per qualche tempo e fino a che l’inflazione resterà così elevata, un aumento dei salari anche superiore agli incrementi di produttività registrati, con certi limiti.
“In situazioni come questa” – afferma il consigliere di Repubblica Futura Andrea Zafferani – “è fondamentale che lo Stato supporti i tavoli contrattuali anche con interventi diretti. Defiscalizzare in capo alle aziende, attraverso delle forme di credito d’imposta, gli incrementi salariali, per la parte di incremento che supera l’aumento della produttività registrata e chiaramente con dei limiti superiori fissati, potrebbe aiutare a garantire aumenti contrattuali più elevati per far fronte al caro vita, senza pesare sulle imprese. È una misura che costa, ma il tema è sempre lo stesso: definire bene le priorità per una fase così difficile. Se il Governo non avesse buttato dalla finestra in maggiori spese 14 milioni di euro nell’assestamento di bilancio di giugno, oggi avremmo risorse per questo e altri interventi. Bisogna che il Governo si faccia carico della questione, in questo momento storico, con una azione precisa e ben determinata di politica dei redditi”.
“Non è più differibile un intervento tempestivo e urgente di incremento dei salari che possa fare fronte a tassi inflattivi unici negli ultimi decenni” – aggiunge il capogruppo di Repubblica Futura Nicola Renzi – “l’inflazione sta erodendo in maniera preoccupante il potere d’acquisto delle famiglie e dei singoli. La difesa del potere d’acquisto, in agenda in tutti i paesi europei e non solo, nel nostro pare assente dai pensieri del Governo, che evidentemente preferisce dedicare le risorse pubbliche ad altro, come consulenze inutili e superflue per farsi dire cose già arcinote a tutti”.