Nei giorni scorsi, primi a farlo, abbiamo chiesto al Governo di mettere in campo interventi concreti per calmierare il costo dei mutui: l’incremento repentino dei tassi, deciso dalla Bce, ha creato un altrettanto repentino innalzamento delle rate a tasso variabile, mettendo a rischio la sostenibilità di molti mutui precedentemente contratti. Se non si interviene in fretta, c’è il rischio che gli investimenti delle persone (sulla propria casa, sulla propria azienda, ecc…) vadano in fumo perché diventa impossibile ripagarli! Ci fa piacere che, su questo tema, sindacati, associazioni dei consumatori e, blandamente, partiti di maggioranza stiano convenendo.
Come realizzare questo intervento? Anzitutto con strumenti a costo zero, come quelli che rendono più semplice la migrazione di un mutuo da una banca all’altra senza costi: in tal senso, potrebbe essere utile, nel caso di trasferimento del mutuo, azzerare i costi del trasferimento di ipoteca in questi casi nonché gli eventuali costi di estinzione anticipata del mutuo stesso. Facilitare la concorrenza fra istituti è sempre buona cosa.
Ma certamente la parte più importante di questo intervento di sostegno sta in una serie di misure fiscali che hanno un costo. In tal senso, continuiamo a chiedere al Governo di individuare al più presto un fondo a sostegno delle politiche sociali quantomai necessarie in questo periodo storico: è inutile trincerarsi dietro il solito “non ci sono i soldi” e poi continuare ad andare in trasferte con delegazioni monstre, a organizzare eventi per centinaia di migliaia di euro utili solo all’ego di qualche Segretario di Stato, ad elargire consulenze su consulenze da decine di migliaia di euro. Se non si riesce a trovare denaro per le cose importanti e lo si butta per cose futili, si ha semplicemente fallito la propria missione.
Ecco alcune ipotesi di intervento urgente:
1. potenziare la deducibilità fiscale del costo dei mutui o meglio ancora prevedere una detraibilità integrale di parte dell’extra costo sostenuto per effetto dell’incremento dei tassi;
2. dare un credito d’imposta pari al costo sostenuto per la tassa di registro (una cifra che pesa per molte migliaia di euro sulle spalle di imprese e cittadini e aumenta significativamente il costo della compravendita);
3. prevedere la possibilità di una moratoria sulla quota capitale dei mutui, magari legata alla condizione economica del mutuatario, in attesa di una possibile riduzione dei tassi futuri;
4. contributi a fondo perduto una tantum, da destinare specificamente al pagamento dei mutui sulla prima casa, per le famiglie più bisognose (da verificarsi attraverso il sempre più urgente Icee, sparito dai radar governativi).
Che si parli di interventi a costo zero o che si parli di interventi che hanno dei costi, è necessario agire in fretta perché il tema del costo dei mutui sta diventando esplosivo. Continueremo a stimolare il Governo, fra un selfie e l’altro, fra una esibizione e l’altra, fra un viaggio e l’altro, a occuparsi dei temi importanti per i cittadini.