Lettera aperta a Ingrid Casali

Lettera aperta a Ingrid Casali

Cara Ingrid,

adesso che giustizia è fatta, ti sembrerà strano che ti dica pubblicamente di non preoccuparti assolutamente della sentenza politica. La tua adesione a Repubblica Futura è diventata un’aggravante penale, un modo caricaturale per nascondere l’intimidazione che, in forme diverse, governo e maggioranza esercitano nel Paese. Pensa che ti hanno fatto grazia di passare un periodo ai Cappuccini, in fondo poco lontano da casa, ed il neo-giudice, penso applicando il codice, ti chiede di versare il prezzo dell’onore violato previsto dalla legge.

L’onore del nostro pacifico soggetto vale quindi poco se sono in totale 7/8 mila euro.

Una sciocchezza se confrontate con la delibere del Congresso di Stato del 27 febbraio 2023 n.27 (“redazione di un piano d’azione nazionale globale contro la violenza sulle donne”) e con quella del 6 marzo 2023 n.38 (“prestazioni professionali in causa civile in difesa dell’ISS”) in favore dello studio legale che ha difeso il nostro soggetto nel recupero dell’onore. Pura coincidenza. In questo campo, vale per tutti, è naturale che ci si rivolga ad un professionista sia per fiducia sia per competenza. Del resto lasciare al banco 3-4 mesi di pensione non è piacevole.

Ma perché lamentarsi se il nostro soggetto, non nella veste di manesco che il Sinedrio ha dimostrato falsa, ci ha ancora una volta graziati della nostra buona pensione? Quindi ancora un inchino riverente per grazia ricevuta soprattutto da chi fino a pochi anni fa, prima della grisaglia ministeriale, faceva finta di fare il bolscevico.

Mi pare che sia stato anche candidato nella lista di Sinistra Unita, che raggruppava due simboli fra cui la falce e il martello, ma è solo una constatazione.

Mi permetto di dirti queste parole avendoti conosciuta sui banchi del liceo, in quella classe terza del 1972-73. Aveva al suo interno futuri Segretari di Stato – uno dei quali qualche danno lo ha fatto – futuri Consiglieri della Repubblica ancora oggi attivi in Consiglio, futuri medici, farmacisti, docenti, legali e professionisti, una specie di Gotha del Paese che hanno frequentato università prestigiose (meno qualcuno), in fondo una classe brillante. Anche tu eri fra quelli e ciò ti fa onore senza dover sborsare un euro!

Purtroppo le notizie sussurrate a mezza voce, diffuse col passaparola con una espressione “si sente dire che”, che a volte attribuiscono ai potenti ed anche ai prepotenti atti che a volte proprio non sono veri, in altri casi sono parzialmente veri e magari deformati o, se sono veri, chi è vittima o sta zitta o è esortata a stare zitta “perché è meglio”. Fortunatamente, grazie anche ad una sentenza, le signore sapranno di trovarsi di fronte un gentleman.

Scorrendo le cronache recenti, tuttavia, emerge un altro comportamento, diciamo così muscoloso ma solo nei confronti degli uomini. Non so se in un passato più lontano abbia provato ed esercitare queste “vigorose attitudini” ma, in tempi recenti, sia nell’aula consiliare sia in altre forme che i social documentano, ha sdoganato una violenza verbale stupida ma supinamente accettata.

Ho ascoltato più volte le sedute consiliari, qualche volta in tribuna. Accanto al sistematico clima intimidatorio accompagnato da plateali gesti istrionici colmi di narcisismo, il nostro ha affinato un repertorio di insulti che i futuri, attuali sodali di maggioranza, ascoltavano compiaciuti.

Molti ricorderanno una frase rivolta al malcapitato Celli, quello che ci ha portato la Tomasetti, che testimoniava la stretta contiguità con un Commissario della Legge che poi ha contribuito, altri lo hanno detto esplicitamente e non smentiti, alla formazione di questo governo. Vanità, errore?

Poi l’attacco “proletario” in Cassa di Risparmio il 30 maggio 2018 accompagnato dal fido scudiero Santi: “hai rotto il cazzo, tu sei il cancro di questa banca, tornatene a Bologna perché tu sei qui solo perché nominato dalla politica ma non sai fare un cazzo”. Anche un Consigliere dell’allora SSD, Stefano Spadoni, aveva avuto la sua delicata attenzione di “uomo di merda”. Sui social c’è un altro fior da fiore delle carezzevoli parole del nostro gentleman: “il dialogo non lo si vuole, forse gli idioti non capiscono che dopo la mancanza di dialogo con noi c’è solo il manganello. Andate a fanculo tutti, il buonismo è solo la premessa del lassismo che conduce al fascismo”.

Come si vede, un linguaggio gentile ed educato che è stato premiato. Oggi almeno la Cassa di Risparmio è stata conquistata da Rete anche grazie a queste energiche azioni!

Ma il nostro gentleman ha raggiunto l’acme con l’aggressione – non trovo altro temine – il 7 giugno 2019 a Matteo Fiorini. Luogo istituzionale: l’Ufficio di Presidenza, discussioni sulla programmazione dei lavori consiliari dove si era trovato l’accordo di tutti per la cosiddetta legge salvabanche. Il nostro, non ancora gentleman col timbro del Sinedrio, dà in escandescenze con la sequela di attributi verso Fiorini, “stronzo… vaffanculo… pezzo di merda”. E via di corsa sbattendo la porta su accordi già presi. Silenzio e asservita indifferenza da parte dell’allora opposizione, Dc in testa, ma era già chiaro il motivo.

E Matteo Fiorini, con dignità, ha inviato la lettera di dimissioni dal Consiglio. L’aggressore tornato pateticamente al pomeriggio, non è stato nemmeno capace di scusarsi con l’aggredito. Oggi è il Capo del governo della Repubblica avendo la delega agli Affari Politici, meritato premio alla prepotenza.

Cara Ingrid, ti ripeto di non arrabbiarti più di tanto, hai la solidarietà e la stima di molti.  Adesso il Re è nudo ma anche la Corte, non solo quella bolscevica, non è molto vestita. Questo è il periodo peggiore della Repubblica da molti decenni, vedremo se ci sarà qualcuno accanto a noi – che non piegheremo la testa – per salvare dignità, identità, sovranità e conquiste sociali della Repubblica.

 

Cordialmente,

il tuo vecchio professore della terza classe del liceo 1972-73

Fernando Bindi

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