Sono passati alcuni giorni e la tempesta perfetta che si è abbattuta sulla professoressa Ingrid Casali sembra essere già evaporata in un silenzio pesante, pieno di non detti, per timore di essere esposti a ripercussioni, anche di carattere legale. Silenzio apparente dunque, ma pieno di significati inquietanti. Un silenzio che sembra riappropriarsi della consuetudine e del chiacchiericcio su fatti, misfatti e del quotidiano. Non se ne parla; chi non parla, perché ha avuto, chi non parla, perché ancora spera di avere. Vecchio, ma sempre attuale il sistema per generare clientelismo e sudditanza.
Diceva il grande filosofo Pascal: “Nella fede come nell’amore, il silenzio è più eloquente delle parole”.
Fatto già dimenticato dunque quello della professoressa Ingrid Casali? Si gira pagina, insieme a quella pagina pietosa e arrogante in cui si è avuto l’ardire di indagare penalmente su quegli onesti cittadini, colpevoli solo di esprimere il proprio pensiero su La Serenissima oppure insieme a quei giornalisti finiti a processo, per avere avuto il coraggio di fare il loro lavoro, pubblicando tra l’altro notizie vere. E come non ricordare l’ordine del giorno approvato il 2 dicembre 2022 in Consiglio in cui l’Istanza d’Arengo, presentata da Unione Donne Sammarinesi (UDS), è stata inviata al Tribunale al fine di un’indagine giudiziaria per reato nei confronti di cittadini, di cui la maggioranza ha unilateralmente dichiarato di aver fornito dati errati al GREVIO? Questi sono fatti e azioni politiche che con la Democrazia non hanno niente a che fare!!!
Voglio esprimere a tal riguardo il mio pensiero sul fatto doloroso che si è abbattuto su Ingrid, una persona stimata, una docente di valore, una persona che mai avrebbe creduto di trovarsi in un contenzioso così inverosimile. I due soli peccati di Ingrid sono: quello di essere Donna e per giunta simpatizzante di Repubblica Futura. Benché non sia una esperta di diritto e dunque senza addentrarmi in un ambito così complesso come quello della giurisprudenza, mi muoverò con ragionevolezza e con discernimento partendo da riflessioni tratte dal pensiero filosofico.
Partirò proprio da quelle leggi chiamate leggi “non scritte” che da sempre regolano la vita dell’uomo e sono il cardine della convivenza civile. Sono le regole del buonsenso, sono le regole del “diritto naturale”.
E’ questo è un tema quanto mai delicato, perché tocca la sfera dei diritti umani e rappresenta il punto centrale fra i grandi temi che animano questo dibattito; anzi direi che i fatti si svolgono su un unico e fondamentale terreno di cultura: quello delle leggi scritte e quello delle leggi non scritte, quello del rapporto fra comportamento individuale e norma generale, le regole della convivenza e le leggi del comportamento.
La tragedia di Sofocle: l’Antigone, ne è un primo classico esempio
Siamo nel 442 a. C. quando viene rappresentata per la prima volta ad Atene circa 2500 anni fa.
Antigone rifiuta di rispettare una regola di cui non condivide l’etica e per questo morirà. Ma come può ubbidire a una legge impostale dal Re di Tebe, Creonte che la costringe a non dare degna sepoltura al fratello, nemico della città, ma pur sempre sangue del suo stesso sangue?
Antigone rifiuta di rispettare una regola di cui non condivide l’etica. Antigone non contesta i poteri dello Stato ma rifiuta di rispettare le leggi, se sono in contrasto con l’etica che ispira il sistema di norme da lei considerate superiori.
Il contrasto tra le leggi non scritte di Antigone vale a dire i principi etici sentiti dall’individuo come imprescindibili in contrasto con le leggi scritte di Creonte, cioè le regole del potere politico.
Una tragedia che è archetipo per comprendere la libertà umana, un modello originario tra persona e potere, tra privato e pubblico, tra coscienza morale e politica, tra libertà e tutte le possibili ragioni del potere, tra la potenza morale personale contro ogni comprensibile logica del potere.
Ma per meglio comprendere: quello che ha espresso la prof.ssa Casali su facebook non è subordinata alla logica della politica e delle regole scritte, ma quello dell’etica e del pensiero civile. Sbaglia nel formulare forse il genere della violenza addebitata, ma l’essenza del fatto rimane.
Ingrid esprime una domanda a cui il politico dovrebbe rispondere, se non la ritiene corrispondente alla verità. Invece questo politico preferisce nascondersi dietro l’azione del tribunale e di conseguenza del giudice penale per difendersi invece di spiegare e rispondere sulla propria realtà dei fatti. Forse questo politico capisce che è molto più conveniente agire come il Principe di Macchiavelli e così saltiamo alla seconda metà del 1513, capitolo XVII. E’ più conveniente per chi comanda essere amato o essere temuto? C’è più rispetto per chi si fa amare o per chi si fa temere? L’amore è fuggevole mentre il timore della pena resta e non ti abbandona.
Ecco dunque il timore della pena, la paura diventa sottomissione al potere del Principe. Come procurarla ai giorni nostri, se non attraverso il ruolo dell’azione penale come intimidazione?
I cittadini liberi di questa Repubblica hanno bisogno di politici di questo livello per essere governati? Lascio ad ogni lettore la risposta. I processi democratici si alimentano e si sviluppano se i detentori del potere sono uomini e donne democratiche. Altrimenti la democrazia lentamente muore.
E’ bene che ogni cittadino di questa Repubblica non lo dimentichi!!
Mara Valentini – Coordinatore di Repubblica Futura –