Nuova legislatura, vecchie abitudini

Nuova legislatura, vecchie abitudini

Stiamo per chiudere il primo semestre della legislatura e il nuovo governo continua con le abitudini del vecchio.

Spese a go go, governo, staff e collaboratori con le valigie in mano in una permanente trasferta documentata via social con post, reel e storie in cui i protagonisti pubblicano selfie durante i viaggi, sui sedili posteriori delle auto.

Quanto costa ai cittadini questa frenetica attività? Tanto, a giudicare dalle delibere, dai continui trasferimenti di risorse dai fondi spesa che non bastano mai. Lo champagne a Parigi, meta molto gettonata nel 2024 con Olimpiadi e cinquantesimo anniversario dell’UNESCO, non è a buon mercato.

Uno spendere e spandere che stride un po’ con l’atteggiamento e le dichiarazioni del Segretario di Stato per le Finanze che vorrebbe diminuire l’entità del debito miliardario dello Stato e ma non gli riesce di contenere i colleghi spendaccioni.

Lungi da noi speculare sulle trasferte se vi è necessità di svolgere missioni all’estero, ma l’impressione – dalle foto social e dalle leggende metropolitane di fatture di migliaia di euro di ospitalità, estese anche ai pranzi di lavoro a San Marino pagati con risorse pubbliche – è che si stia esagerando.

I cittadini mangiano in mensa, il governo e gli staff pasteggiano al ristorante a spese dei contribuenti anche quando non ci sono esigenze di rappresentanza.

Repubblica Futura ritiene eticamente poco lineari questi comportamenti anche alle luce delle dichiarazioni del Segretario di Stato Marco Gatti e ai richiami all’imminente revisione dell’imposta generale sui redditi con cui fare cassa. 

Repubblica Futura, per rispondere all’esigenza di trasparenza e alle tante sollecitazioni che ci stanno arrivando dai cittadini, presenterà i prossimi giorni due interrogazioni su spese per trasferte e riscontri reali delle missioni svolte da membri di governo. 

Non ci piace fare di tutta l’erba un fascio ma balza all’occhio come in alcuni settori del governo, vedi il Turismo, si stia consolidando “de facto” una gestione personalistica della delega istituzionale rispetto alla quale non è dato sapere quali risultati si stiano conseguendo rispetto alle ingenti spese sostenute.

Siamo sicuri che qualche sito estero ormai “regolarizzato” dal governo distorcerà il nostro pensiero perché la trasparenza tanto invocata non vale per gli amici degli amici.

Rendicontare quanto si spende e per cosa si spende il denaro pubblico è un esercizio minimo di democrazia, al quale anche qualche membro di governo un po’ su di giri dovrebbe soggiacere rispondendo in tempo e senza bugie alle interrogazioni dei consiglieri di opposizione.

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