Scendere in campo oggi, in questo preciso momento storico, è una scelta in nessun modo facile.
Non è facile perché le ipoteche del passato gravano pesantemente sulle sorti del nostro Paese e dovranno essere affrontate con grande onestà intellettuale.
Il primo passo è quello di riuscire a discernere quanto di buono è stato realizzato sino ad oggi e portarlo avanti, completare progetti iniziati nelle precedenti legislature – con gli opportuni aggiustamenti, certo – ma senza voler operare una tabula rasa per smanie di potere, pericolose come la peste.
Il secondo compito del nuovo governo sarà quello di dare concreta attuazione ai progetti promessi alla cittadinanza in campagna elettorale. Queste due valutazioni costituiscono la cartina tornasole del livello di serietà della nuova classe politica dirigente.
Pertanto, come candidata, quando incontro un concittadino la prima cosa che gli chiedo non è il voto, bensì di leggere i programmi elettorali.
L’informazione deve essere coltivata come valore fondamentale di uno Stato di diritto, specialmente dopo l’affermazione della forma di stato di democrazia pluralista.
In una società in cui tutti – nessuno escluso – hanno diritto di parola, di libera manifestazione del pensiero, di critica e satira (per non voler poi menzionare i diritti politici), il cittadino consapevole, informato, dotato degli strumenti per poter discernere la demagogia dall’impegno programmatico di un partito piuttosto che di un altro, è la più alta conquista di civiltà.
Il conseguente ragionamento è che non tutti i programmi elettorali sono uguali.
Certamente con la riforma referendaria che ha introdotto la preferenza unica il voto si è fortemente personalizzato: l’istinto è quello di guardare solo ed esclusivamente al candidato, al suo carisma, alle sue doti e capacità. Questo è certo un aspetto che gli elettori saranno chiamati a valutare. Tuttavia non dimentichiamoci dei programmi perché è su questi che sarà poi necessario valutare l’operato di governo, nel corso e al termine della prossima legislatura.
Il programma di Repubblica Futura, condiviso con la coalizione adesso.sm, è stato ciò che mi ha spinta a candidarmi: nel momento in cui mi è stato sottoposto ho pensato, senza esitazione: “questo è ciò che voglio per il mio Paese e voglio spendermi per poterlo realizzare”.
C’è concretezza: quello che vi si legge è un piano strutturato, serio, puntuale che andrà a informare l’operato di governo.
Ci sono determinati aspetti che ho particolarmente a cuore e che sono vicini alle mie corde più di altri per la mia formazione giuridica, primo fra tutti i rapporti con l’Unione Europea e la compliance fiscale, informativa e finanziaria a livello internazionale.
L’approccio di Repubblica Futura è stato quello di voler coinvolgere ogni componente della lista e della coalizione, consapevoli del fatto che un’unica persona non può avere le competenze e le conoscenze per fare tutto e per farlo bene.
Gli apporti di ogni nostro candidato, differenti per provenienza, percorso di studi e ambito lavorativo sono stati valorizzati e sintetizzati nel programma di governo.
La nostra è una squadra, nel vero senso della parola, perché ognuno di noi – anche e soprattutto coloro che provengono da un’esperienza di governo più o meno lunga e hanno dunque quella formazione politica che ad altri manca – ha l’umiltà e l’onestà di riconoscere i propri limiti e chiedere una mano al compagno di lista più competente su uno specifico argomento.
Il mio auspicio è quello che Repubblica Futura possa continuare a lavorare in questo modo, anche dopo il 20 novembre e a prescindere dal risultato. Nessuno di noi è il più bravo, il più amato, il più popolare, il più forte.
Se il nostro programma elettorale è così completo, preciso, analitico è merito di questo modo di fare politica, che punta sul merito, sulle competenze e sulla preparazione di ognuno di noi, nessuno escluso. Questo il nostro metodo di lavoro.
Amici Margherita
Repubblica Futura