Vorrei parlare degli episodi di intolleranza degli ultimi giorni, tentando di fare una riflessione un poco più ampia, cercando di non cadere troppo in scontata retorica.
La paura dello straniero, del diverso è insita nella mente umana ed emerge nei periodi di stress e di forti tensioni sociali. Allora si va in cerca di un nemico visibile, perché è più facile da sconfiggere.
Paura che aumenta quando si percepisce una crisi generale e non si vede una via d’uscita.
Il fatto è che la percezione è una brutta bestia. Alle volte a livello di percezione, a stare ad ascoltare certe cassandre, sembra che siamo in un paese sull’orlo della catastrofe, una sorta di Armageddon imminente in cui sta per crollare tutto. Ovviamente la colpa è sempre di governo, maggioranza e poteri forti.
Gli interventi di oggi me lo confermano: una lunga litania di cose negative, alle volte stanca e noiosa ed altre volte urlata ed iper-eccitata, costellano le nostre sedute consiliari e soprattutto il comma comunicazioni. Che, quasi sempre, diventa un “comma lamentazioni”.
La percezione si alimenta anche di notizie distorte, della voce di chi urla di più, di chi si lamenta di più, di chi è più presente sui social, di chi si erge a tribuno improvvisato, specialmente in un paese così piccolo.
Ad esempio le statistiche in Italia, mostrano come non ci sia alcuna relazione tra la criminalità e l’incremento dei migranti: in questi anni tutti gli indici di criminalità in Italia sono diminuiti e anche analizzando la piccola criminalità e la popolazione carceraria vari studiosi hanno visto come non esista una relazione diretta tra immigrazione e criminalità.
Venendo a noi, mi sono preso la briga di andare a guardare alcune statistiche economiche di San Marino rispetto agli altri paesi, prendendo informazioni pubbliche da organizzazioni quali FMI ed Economy Watch.
Bene: risulta che per PIL pro-capite il nostro paese è 14° nel mondo e addirittura 9° nel mondo se si parametra il PIL pro capite alla capacità di acquisto nel proprio paese.
Quindi descrivere un paese in preda alla crisi e alla depressione è obiettivamente una falsità.
Abbiamo due grandi problematiche da risolvere oggi: NPL e la crisi del sistema bancario e la messa in sicurezza del bilancio pubblico in maniera strutturale, non certo l’invasione di stranieri in repubblica.
Fa una strana impressione avvertire il sacrosanto bisogno di sicurezza e sentire però che questa sarebbe messa in pericolo soprattutto dalla presenza di stranieri – soprattutto di colore – per le strade del paese.
Ci si rassegna facilmente alla piccola e grande corruzione, al non rispetto delle regole, all’elusione di norme e controlli, trovando facilmente una giustificazione se il protagonista è l’amico, il parente o il compagno di partito. Ma se un reato viene compiuto da una persona di colore, apriti cielo!
I reati non hanno colore: vanno puniti sempre senza esitazioni di sorta, e senza cadere nel far west della giustizia fai da te: fa specie come episodi di questo tipo accaduti nei giorni scorsi non trovino una unanime condanna dal mondo politico; oppure si condannano, sì, ma sottovoce e sempre con quel “si, ma però” che in fondo è una giustificazione.
Possiamo fare mille indagini sociologiche e cercare di capire anche reazioni sbagliate, ma urlare “sporchi negri fuori di qua” sbattendo alle porte della casa di S.Michele è puro razzismo e ignorante giustizialismo.
Ma vogliamo cercare di capire queste reazioni? Cerchiamo di capire.
Da un anno e mezzo l’opposizione sta disegnando un paese in preda alla fame, alla paura, alla disperazione, in un tunnel senza fine. La maggioranza avrebbe creato voragini finanziarie prima inesistenti, attirato rapaci approfittatori, collusa con personaggi senza scrupoli, distrutto il sistema economico e finanziario.
Ora qui nessuno ha mai detto che va tutto a meraviglia: ma da qui a dipingere il paese in modo così catastrofico ce ne vuole.
La crisi delle banche è stato il primo problema che questo governo ha voluto affrontare, problema che nel passato è sempre stato accantonato come minore e messo nelle cose da fare domani. Sempre domani, mai oggi. Bene, si è affrontata la situazione e ci sono stati grandi problemi, grandi disagi da parte di molte persone, ma nessuno ha perso un euro, nessuno è dovuto andare a dormire su un marciapiede.
Si critica a spada tratta qualsiasi cosa si faccia nel mondo del lavoro, diffondendo preoccupazione continua, dimenticando che negli ultimi 3 anni e mezzo la disoccupazione è calata di oltre un punto percentuale. Adesso è al 7,7%: potrebbe essere meglio, ma non siamo alla catastrofe.
Si critica qualsiasi richiamo alla responsabilità di tutti, chiamando a contribuire al disavanzo del bilancio: a nessuno piace pagare, ma abbiamo comunque uno stato sociale che la totalità o quasi dei paesi al mondo se la sogna. Ma anche qui si evocano i forconi.
Insomma c’è un grande dispiegamento di energie per propalare in continui annunci e proclami un paese alla fame e allo sbando, per diffondere la percezione che tutto va male. E poi ci lamentiamo che la gente si senta insicura?
Questa vicenda mi fa riflettere anche sul fatto che abbiamo bisogno di un giornalismo di pace che non sia un giornalismo buonista, ma un giornalismo delle persone per le persone e che si interroghi sulle ragioni e sui perché alla base dei fatti. Che abbia voglia di approfondire.
In questo senso si dovrebbe ripartire da alcuni passaggi fondamentali del Manifesto di Assisi: ad esempio”Non scrivere degli altri quello che non vorresti fosse scritto di te” e ancora “Le parole sono pietre, usale per costruire ponti”, “Impara a dare i numeri”, “Dai voce ai più deboli”.
Questo è un appello in favore del giornalismo di qualità, perché è in pericolo la democrazia quando il giornalismo perde importanza e credibilità, e dà la voce solo ai peggiori istinti delle persone e agli interessi del momento. Ce la faremo mai a crescere anche in questo campo?
Alcuni vedono l’accoglienza come accettare qualcuno solo perché ci è utile.
Accogliere cioè qualcuno solo se è buono, gentile e rispettoso e se non ruba posti di lavoro, ma possibilmente fa lavori che nessuno del posto ha voglia di fare.
Magari anche ben profumato. Questo utilitarismo non è degno di una società democratica e libera.
In questo clima non è in discussione solo solidarietà e umanità, ma qualcosa che per noi sammarinesi è molto più profondo: è come se fossero in discussione le fondamenta etiche del nostro paese.
Una tradizione di accoglienza che abbiamo sempre avuto viene allora dimenticata. Migliaia e migliaia di concittadini che negli ultimi 100 anni hanno cercato in giro per il mondo condizioni migliori di vita, li abbiamo dimenticati. E altre migliaia che abbiamo accolto quando erano loro a fuggire dalla guerra, pure.
C’è in atto un movimento che cerca di modificare geneticamente il DNA di ospitalità e benevolenza verso tutti insito nella storia e tradizione del nostro paese.
Forse sono pochi individui, ma il dolore e lo stupore che mi animano nel vedere certe esternazioni fa fatica a lasciarmi.
Stupisce anche come il partito che ha la dottrina sociale cristiana nel proprio statuto, sembri fare l’occhiolino più a chi istiga all’intolleranza che essere solidale a chi la subisce. Questo succede quando si è in astinenza da potere e magari ogni tanto la dottrina sociale si può mettere anche da parte per scopi più immediati.
Se prevale la paura, non diventiamo solo razzisti ma entriamo in un clima in cui ognuno punta il dito verso il suo concittadino, un tutti contro tutti, in cui la solidarietà tra cittadini e compartecipi dello stesso destino sociale non hanno più alcuna importanza. Si battaglia molto sui diritti ma si parla poco dei doveri.
Come uscire da questo clima? Solo alimentando fiducia e dando il buon esempio prima di tutto come politici.
Se la fiducia reciproca, al di là delle legittime differenze politiche, non ci anima come attività politica, come potremo dare il buon esempio di accoglienza del diverso? Come potremo alimentare la fiducia nel futuro?
Spero che questa coscienza nella politica possa finalmente crescere: deve diventare la trama su cui combattere anche animatamente con idee, valori e proposte diverse ma tutte democraticamente legittime.