Quelli della DC proprio non si vogliono rassegnare alla perdita del potere, che per loro doveva essere eterno ed assoluto.
Così adesso hanno studiato il ricorso a un referendum per proporre una nuova legge elettorale con lo scopo di sostituire quella in vigore, che, secondo loro, ha inferto un vulnus gravissimo alla vita democratica di San Marino.
Non vogliono proprio capire che la democrazia vera si sostanzia nella governabilità, nella possibilità dell’alternativa, nella opportunità per gli elettori di scegliere una forza politica o un’altra, una coalizione o un’altra e nel caso di tre o più contendenti nessuno dei quali raggiunga la maggioranza assoluta, col ricorso al ballottaggio fra i primi due classificati, con relativo premio di maggioranza al vincitore.
No; a loro proprio non va bene che al secondo turno elettorale, quello del ballottaggio, gli ultimi arrivati del primo turno vengano depennati per passare un nucleo di Consiglieri dalle varie minoranze alla coalizione vincente e consentire così la governabilità per tutta la legislatura.
Loro vorrebbero che la coalizione si facesse dopo il primo turno, col solito giochetto di combinare una qualsiasi maggioranza attraverso la contrattazione e l’elargizione di alcune poltrone di governo concesse dai padroni di sempre ai gruppetti più deboli per rimediare così una maggioranza sufficiente.
Questo malcostume doveva pur finire, anche perché, dopo i vari pateracchi, arrivava spesso qualche crisetta fra gli occasionali alleati e i governi cadevano rapidamente.
Che le facciano prima le coalizioni coese!
Ma è una parola!
Ve la immaginate la DC che a parte le ovvie alleanze con varie famigliole socialiste, facesse un’alleanza ben più solida e impegnativa col movimento RETE?
E il movimento RETE dei duri e puri si invaghisse della vituperata DC?
Sarebbe come combinare il diavolo e l’acqua santa!
Eh, no! Queste infatuazioni, semmai, si realizzano negli amorazzi fra i vari oppositori. Ma si realizzano davvero; vedeste le tresche innaturali cui si assiste durante i lavori consiliari…!
Bene. Così l’obiettivo attuale per l’opposizione è far cadere il governo e preparare una legge elettorale che rimetta le cose a posto in modo che la DC riprenda il suo ruolo di forza cardinale insostituibile nel nostro sistema politico.
Sta di fatto che la DC ha ancora la faccia tosta di proporsi come la salvatrice della Repubblica.
Dopo le ultime elezioni e la batosta subita le avevo consigliato un adeguato periodo di opposizione (una sorta di Purgatorio) per disintossicarsi, per meditare sui propri misfatti e per elaborare una strategia rinnovata più in linea con i propri principi ispiratori e la propria storia, cominciando dal cambiamento del nome con l’archiviazione della qualifica “Democratici Cristiani”, impegnativa anche se redditizia, magari sostituendola con “Diversamente Cristiani”, così potrebbero conservare la sigla DC cui sono tanto affezionati, ma con significato più abbordabile e meno soggetto all’accusa di incoerenza; e inoltre con l’abbandono dell’abusato simbolo del povero Santo Marino al quale ne hanno fatto vedere di tutti i colori.
Intanto si potrebbe dedicare a riparare i danni combinati, a restituire i profitti di regime sia personale sia come organizzazione politica accumulati negli anni; e non solo profitti economici ma anche di potere politico realizzato attraverso l’acquisto del voto estero e il florido mercato del clientelismo all’interno; il condizionamento della società civile mediante l’occupazione delle organizzazioni imprenditoriali e sociali, del sistema finanziario, dei gangli vitali della pubblica amministrazione; in definitiva approfittando di un sistema di potere corrotto e corruttore che ha inquinato vasti strati della popolazione.
Per fortuna non è riuscito a dominare l’organismo giudiziario.
Di fronte a tutto questo disastro, i bravi governanti dell’ultimo trentennio hanno il coraggio di cavalcare il malcontento provocato dai provvedimenti impopolari (le restrizioni, la patrimoniale, il taglio possibile delle spese) promossi da chi ha il dovere di rimettere in sesto la situazione precaria sul piano economico, finanziario, occupazionale, e rilanciare gli obiettivi utili per la ripresa del Paese in un periodo estremamente difficile in cui sarebbe necessario l’impegno di tutti i cittadini e di tutte le istituzioni.