SI VUOLE DAVVERO CHE FUNZIONI LA GIUSTIZIA A SAN MARINO?
Inizio il mio intervento facendo alcune brevi considerazioni sul primo punto del comma in oggetto, riguardante l’avvio della procedura di nomina di un Commissario della Legge.
Se si vuole guardare alla sostanza e alla giusta preoccupazione per il buon funzionamento della giustizia, mi sembra molto difficile fare obiezioni su tale questione.
Prima di tutto parliamo non di un’aggiunta all’organico dei magistrati, ma della sostituzione di un commissario della Legge, Gilberto Felici, che ha accettato un importante incarico a livello europeo.
Secondo aspetto: è ben noto a tutto il consiglio, e da molti anni, la situazione cronica di arretrato che denuncia il tribunale, criticità che aumenta di anno in anno.
Quindi non si vuole far altro che mantenere i livelli attuali di magistrati in servizio, in una situazione critica che ognuno di noi può toccare con mano. Chi non conosce almeno una persona che ha pendenze in tribunale da anni e che non riesce ad avere giustizia?
Vogliamo davvero, colleghi consiglieri, aspettare una relazione di un magistrato dirigente (che al momento non c’è), sollevare eccezioni formali di tutti i tipi e rimandare di alcuni mesi una decisione che verrà per forza di cose presa?
Ha tutta l’aria di essere una presa di posizione strumentale, perché anche qui come in tante altre questioni, si vuole rimandare la decisione, disquisire e obiettare con motivazioni formali senza guardare alla sostanza del problema: il buon funzionamento del tribunale e della giustizia.
Secondo punto: trasmissione dei verbali della commissione Affari di Giustizia all’avvocatura dello stato.
Io qui rilevo come in svariati discorsi, comunicati, conferenze stampa vengano buttati là, in ordine sparso e a sproposito, concetti quali “segreto istruttorio” e “segreto d’ufficio” che non hanno nulla a che fare con il problema che discutiamo.
Il segreto istruttorio è solo questo previsto dall’articolo 5 della legge 93 del 2008 ossia il segreto che il giudice inquirente pone su un fascicolo penale in fase di inchiesta o su singoli atti istruttori. Dire che i verbali di una commissione parlamentare rientrino in questo regime è pura fantasia perché non sono ATTI di un fascicolo penale sottoposto a segreto.
Nei verbali non ci sono notizie o documenti sottoposti a segreto istruttorio in qualche procedimento penale, altrimenti significherebbe che un magistrato ce le ha rivelate: in quel caso sarebbe lui che avrebbe infranto il segreto istruttorio, e un segreto una volta infranto decade.
Dovrebbero saperlo bene le opposizioni che basano gran parte della loro azione politica su documenti realmente sottoposti a segreto istruttorio – vedi ordinanza Morsiani – pubblica dalla stampa e ormai di dominio pubblico. Quelli, che dovevano essere segreti, va benissimo che siano pubblici; questi, che non hanno vincoli di segretezza, devono rimanere nascosti? Un ragionamento che, a mio parere, ha qualche problema.
Si parla altre volte, molto impropriamente, di segreto d’ufficio. Questo è legato a particolari funzioni in relazione ad atti e fatti riservati, ad esempio nelle professioni di avvocato, psicologo, medico, bancario. Oppure riguardo a dati e documenti espressamente riservati per legge (registro delle adozioni, ad adempio).
Ciò che è chiaro, nella legge, è un principio molto semplice: la regola è la pubblicità, l’eccezione è la segretezza. Non si può estendere una casistica che deve essere tassativa a casi non previsti espressamente dalla legge.
Non parliamo di documenti qualsiasi ma di atti parlamentari.
I verbali della commissione AAGG sono atti di pertinenza del consiglio, sono di proprietà esclusiva di tutti noi consiglieri, sono nostri! Alcuni consiglieri citano, un giorno sì e un giorno no, Montesquieu e lo stato di diritto e nello stesso tempo affermano che atti parlamentari, di pertinenza del potere legislativo, subirebbero una sorta di sequestro da parte del potere giudiziario. Questo tipo di affermazione è realmente aberrante perché non si capisce come in uno stato in cui vige la separazione dei poteri, un potere possa impedire ad un altro la visione di atti che proprio l’altro detiene.
Ma facciamo finta che tutte queste considerazioni non esistano: quindi, cosa dobbiamo fare qui oggi?
Decidere se trasmettere o meno i verbali della commissione AAGG all’Avvocatura di Stato, in modo da potersi difendere in un procedimento amministrativo intentato dall’ex magistrato dirigente Pierfelici.
Sottolineo due aspetti:
1) L’Avvocatura dello Stato rappresenta proprio lo Stato, cioè tutti i cittadini e tutti noi. Quindi noi semplicemente decidiamo di fornire un documento a chi deve difendere lo stato in un procedimento. Cioè decidiamo se possiamo difenderci.
2) Comunque la si pensi, non fornire la necessaria documentazione ad una delle parti a giudizio significa avere un processo ingiusto, in cui le due parti non hanno parità di condizioni e stessa possibilità di difendersi. Non trasmettere i verbali significa celebrare un processo in cui all’inizio si sa già chi vince.
Comunque la si pensi, si ritiene accettabile che in un procedimento l’Avvocatura dello Stato parta già zoppa e non possa difendersi? Anche qui Montesquieu si rivolterebbe sicuramente nella tomba!
Non c’è pubblico interesse qui? Dov’è finita tutta questa voglia di trasparenza e di equità?
Il problema è che certa politica si autocelebra come portatrice di trasparenza e onestà, ma spesso succede che si comporta come la vecchia peggior politica.
Ultima considerazione: siamo sempre accusati, come consiglieri di maggioranza, di essere “spingibottoni” senza coscienza e coraggio. Perché non si vuole rispettare questo consiglio, e nemmeno i propri consiglieri, nascondendo sempre tutto? Perché i consiglieri devono spingere il proprio bottone e decidere su verbali che non hanno mai visto? Qui gli spingibottoni vanno bene? Basta fidarsi e spingere?
Il problema è che nessuno ha capito ancora quale problema ci sia nel vedere e trasmettere questi benedetti verbali. Perché non si può? Cosa c’è di tanto sbagliato?
Una domanda che rimane senza risposta e tanti discorsi dell’opposizione che sanno tanto di arrampicata sugli specchi.