Come Consigliere della Repubblica e anche come donna, sento il dovere di portare in questa aula parlamentare come argomento di riflessione fenomeno della violenza alle donne.
Sono passati appena due giorni dal 25 novembre, la giornata internazionale istituita dalle Nazioni Unite per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Un invito rivolto ai governi di tutto il mondo , alle organizzazioni internazionali e alle ONG a promuovere iniziative per la sensibilizzazione su un dramma terribile quali le numerose forme di maltrattamenti fisici e psicologici, ancora oggi purtroppo in grande espansione.
E la Repubblica di San Marino, non immune da questo fenomeno, ha messo in opera tutti quei processi finalizzati al monitoraggio, al contrasto e alla presa in carico sociale, psicologico, giuridico e medico del fenomeno. La sinergia tra le varie agenzie di aiuto e controllo sta dando ottimi risultati, un lavoro silenzioso e giustamente protettivo della privacy che in ultimo comporta, a difesa dell’incolumità, anche l’allontanamento delle donne e dei bambini in strutture protette fuori dei nostri confini.
Oggi abbiamo molte più segnalazioni, mi diceva ieri la Dottoressa Serena Baldacci della UOC Salute Mentale e Dipendenze Psicologiche che segue direttamente i casi di violenza e maltrattamenti, ma questo non significa che abbiamo più casi di violenza.
76 casi in ambito penale e 51 in quello civile; quanti di questi sfoceranno in un procedimento vero e proprio è ancora prematuro dirlo.
Quindi la lettura va fatta con oculatezza nel senso che la delicatezza dei dati non è corrispondente a più violenze, traduce il fatto che il fenomeno emerge e venendo alla luce è evidente che oggi le richieste d’aiuto e le segnalazioni vengono fatte con più apertura, c’è più determinazione e coraggio di uscire allo scoperto. C’è più fiducia nell’aiuto e nella protezione.
Questo sta a significare che le donne maltrattate hanno imparato a denunciare anche la paura e che il pudore che prima le tratteneva oggi si va affievolendo e denunciano di più perché hanno la consapevolezza che il nostro Stato tutela i soggetti più deboli. Ed è su questo che bisogna insistere, bisogna sostenere queste donne, proteggerle, proteggere loro e i figli, incoraggiarle a denunciare i casi di violenza e tutti i volti di questa grande orribile e a volte mascherata violazione dei diritti umani.
L’altro fronte riguarda la prevenzione culturale e sociale.
“C’è stato sicuramente uno sforzo notevole e diffuso, sia di sensibilizzazione, sia di educazione e formazione, a vari livelli”, “Nonostante questo però occorre implementare azione sistematica, che vada dall’educazione della prima infanzia fino alla trasformazione di comportamenti e atteggiamenti in età adulta. Inoltre, la trasformazione profonda della mentalità comune che considera le donne come qualcosa che l’uomo ha diritto di possedere e che quindi non accetta l’idea di perdere, tutto questo richiede tempi lunghi e un lavoro complesso, che non avviene in pochi mesi o in pochi anni”.
E poi il problema della violenza alle donne non è un problema individuale, è un fatto che appartiene a tutti, è il frutto di una cultura patriarcale che assegna all’uomo il potere all’interno sia della famiglia che della società.
Oggi è come se un blackout, che si fa fatica a comprendere, si sia intromesso nel processo di cambiamento e di evoluzione nella costruzione della libertà femminile così faticosamente conquistata.
Così, se da un lato le donne hanno raggiunto alti livelli di emancipazione nelle professioni e nella società, nel privato sono rimaste impigliate in un modello stereotipato di famiglia e di potere.
In realtà, c’è stata una regressione nei rapporti uomo-donna, e picchiare una donna è tornato ad essere un segno di potere. Tutto questo sta a significare che non è stata raggiunta ancora una vera parità sociale e il riacutizzarsi della violenza di genere lo dimostra, purtroppo
E’ indispensabile dunque che San Marino continui nell’opera di sensibilizzazione e formazione degli operatori di ogni campo sanitario, sociale, ma anche del diritto, magistrati, avvocati, forze dell’ordine. Tanto più alte saranno le specializzazioni tanto maggiore sarà la tutela dei diritti lesi.
In ultimo un pensiero sui bambini, piccoli innocenti testimoni della violenza familiare, spettatori e non vittime dirette, ma che si porteranno il peso tutta la vita, un’eredità pesante che influirà inevitabilmente sulla loro formazione.
Per tutti questi motivi, noi tutti, Istituzioni e cittadini, non dobbiamo abbassare la guardia e cerchiamo di fare ognuno la nostra parte per contrastare questo fenomeno così devastante.