C’è un equivoco di fondo, portato avanti dai detrattori dell’attuale legge elettorale, che tende a depotenziare il voto di ballottaggio togliendogli dignità: il voto di ballottaggio cioè sarebbe un voto di serie B, che vale di meno.
Tutto è basato sull’assunto che il 2° turno scalfisce o distrugge il voto del 1° turno, il solo che garantirebbe rappresentatività.
A mio parere, invece, per certi aspetti ha ancora più valore. E non lo dico per difendere questa maggioranza perché, come ci viene ricordato continuamente, le leggi non sono per questo governo, ma anche per quelli dopo. Tanto più la legge elettorale.
Vediamo alcuni punti con cui sostengo l’importanza del ballottaggio:
- È decisivo: al primo turno posso votare il mio candidato preferito, il mio amico, il mio parente, il partito del cuore. Al 2° turno non si scherza: si vota chi governa. Non ci sono appelli, è il voto che inciderà direttamente sulla mia vita di cittadino per i prossimi 5 anni. Voto concretissimo e non certo dato con superficialità.
- Non siamo più nell’epoca dei blocchi ideologici: il voto e le preferenze dei cittadini sono fluidi. È in questo senso abbastanza probabile che tra 1° e 2° turno qualcuno cambi schieramento. È un voto di serie B questo? Vale di meno o vale di più? Siccome non si vota tramite la preferenza del candidato, non vale nulla o vale di meno?
- Ricordiamoci che i voti di preferenza non sono mai distaccati dal proprio movimento/partito: cioè se io prendo 200 voti di preferenza non è che sono tutti miei ma c’è tutto il valore aggiunto che il mio partito con le sue battaglie, le sue idee, la sua tradizione, la sua struttura organizzativa e anche il suo supporto economico dà alla mia candidatura. Quindi il fatto che in un parlamento siedano persone con meno preferenze di chi è fuori rientra in questa logica, cioè la mia sorte come candidato è legata alla sorte del mio partito, alla sua identità e anche alle alleanze che fa.
Tutti i sistemi che non sono perfettamente proporzionali hanno fenomeni di questo tipo.
Quindi se uno con molte preferenze non va in consiglio a causa del premio di maggioranza, è perché il suo partito e la sua coalizione hanno ricevuto meno fiducia DAI CITTADINI rispetto ai vincitori. È una distorsione definire ciò mancanza di rappresentatività o sistema anti-democratico.
Se invece la preferenza è sopra tutto, allora o ognuno si presenta per sé e aboliamo i partiti e si va in ordine di preferenza e basta. Oppure si torna al proporzionale puro senza alcuna correzione, perché ogni premio è illegittimo. Non si esce. - Tra primo e 2° turno ci sono 15 giorni in cui i cittadini vedono i risultati del 1° turno, fanno le loro considerazioni e decidono chi votare al 2°. Molte riflessioni possono essere fatte dagli elettori, possono anche vedere quali candidati del proprio partito sono stati eletti al 1° turno e magari ricredersi della scelta fatta: e, data la definitività della scelta senza appello che li attende al ballottaggio, possono fare scelte contro corrente. Ma ciò che importa è che ogni cittadino lo fa di sua iniziativa e non lascia l’iniziativa ai politici: nei momenti di trattative politiche di ricerca alleanze i politici più esperti, i vecchi marpioni, sicuramente tornano protagonisti e saranno loro che decidono le sorti dei successivi 5 anni di governo. Vogliamo questo? Sappiamo benissimo tutti, tanto, che va a finire così.
Pensiamo a grandi sistemi democratici:
- Inghilterra: uninominale secco, chi vince vince, chi perde anche per 1 voto sta a casa. Se un partito va al 49% in tutti i collegi, prende tantissimi voti ma nessun rappresentante nella camera dei comuni
- Francia (legislative): uninominale a doppio turno con correzione del ballottaggio a più di 2 candidati a patto di superare il 12,5%
- Italia (legislative): dà fino al 15% di premio di maggioranza, significa oltre 100 parlamentari (se > 40%) senza intervento dei cittadini
- Italia (sindaci): Città come Roma e Milano, Torino che sono piccole nazioni vengono governate con sistema a ballottaggio.
Non mi pare che i premi di maggioranza siano sintomo di sistemi antidemocratici.
Ogni sistema ha i suoi meccanismi con cui distribuisce premi più o meno grandi.
La rappresentatività pura è virtualmente solo nel proporzionale puro: peccato che in questi sistemi, oltre a garantire governi instabili, tradiscano la rappresentatività tramite i contratti di governo e le alleanze fatte dai politici senza il voto dei cittadini.
Rappresentatività: valore assoluto e fondamentale, ma che non esiste puro in “natura”. Ogni sistema elettorale lo deve declinare al meglio, garantendolo non solo nell’ambito delle preferenze ma anche nelle coalizioni e nei governi.
Il sistema attuale spinge i partiti ad allearsi e fare scelte politiche di unione e NON di frammentazione: se passa il disegno di riforma, non sarà così. Si rinnoverà la peggiore/migliore tradizioni di partiti e partitini che sulla spinta di personalismi di qualcuno, si presentano da soli per poi cercare un posto alla tavola del governo futuro. Andrà così, lo sappiamo bene.
Oltretutto c’è l’effetto “alibi”: se fossi stato da solo… Vi ricordate in Italia 10 anni fa quando un Presidente del Consiglio diceva “eh, se avessi avuto il 51%…” difendendosi dalle accuse di non mantenere le promesse?
Programmi messi assieme in 15 giorni non danno molta fiducia: né i contratti di governo che vanno di moda ora, firmati solo tra politici, assicurano grandi certezze.
Col sistema attuale, sia questo governo che qualunque altro, non può accampare alibi di questo tipo: sarà giudicato dagli elettori. Questa legge non è a favore di questo governo: verremo giudicati, come tutti.
Nessuna legge elettorale assicura la qualità della politica, o l’onestà dei politici o l’assenza di sete di potere di quello o di questo partito o personaggio. Nessuna riforma può garantire che un governo prometterà ogni promessa, metterà in pratica ogni programma.
La vostra proposta esalta non la rappresentatività ma il traffico dei posti, la politica manovriera, gli accordi sottobanco.