Si sente spesso parlare di sostenibilità, di obiettivi di sviluppo sostenibile. Perché si possa parlare di sviluppo sostenibile, si dovrebbe riuscire a soddisfare i bisogni del presente senza precludere alle generazioni future di soddisfare i propri. Bisogna quindi essere in grado di promuovere una crescita economica che tenga conto della limitatezza delle risorse naturali e bisogna cercare di limitare la produzione di quei rifiuti difficilmente smaltibili.
Un’attenzione particolare quindi alla causa ambientale, che non è più procrastinabile. Non possiamo più permetterci di promuovere uno sviluppo economico che non tenga conto della necessità di preservare l’ambiente.
Consumo e produzione responsabili sono alla base di una crescita sostenibile. E per raggiungere questo obiettivo dobbiamo incoraggiare imprese e cittadini alla riduzione e riciclo.
RIDURRE, è la prima delle famose 5 R della strategia per una gestione sostenibile dei rifiuti.
È dalla riduzione che si deve partire per una gestione ottimale e sostenibile, non possiamo mettere in atto strategie di raccolta senza avere un progetto onnicomprensivo che coinvolga tutti i passaggi del ciclo, che sono primari per avere una sostenibilità nello smaltimento dei rifiuti. Bisogna pensare alla riduzione e al riciclo prima che alla raccolta, altrimenti ogni sistema messo in atto risulterà fallimentare. E come si possono promuovere la riduzione e il riciclo del rifiuto? Attraverso un’educazione civica fortemente radicata; bisogna proseguire con i progetti di sensibilizzazione che già nelle scuole vengono promossi e incentivare quello che viene definito consumo critico, l’attenzione nella scelta del prodotto da acquistare, evitando quelli più difficili da smaltire.
Ed è un dato di fatto che dove il porta à porta è stato introdotto, sia aumentata la responsabilizzazione dei cittadini e si sia verificata una riduzione della produzione dei rifiuti.
I cittadini sono sempre inizialmente reticenti all’introduzione di nuovi metodi di differenziazione, se vogliamo più impegnativi, come il porta a porta. Ma in definitiva, ove questo sistema di raccolta è stato introdotto, tutti si sono facilmente adeguati, aumentando il consumo critico e imparando ad essere più responsabili.
La differenziazione, nei castelli dove il pap è attivo, raggiunge livelli che superano abbondantemente il 70%, contro appena il 26% delle zone del territorio dove vige la raccolta a cassonetto.
Questo è un dato su cui bisogna soffermarsi.
Noi non diciamo che il porta a porta sia il migliore sistema di raccolta, non sosteniamo il porta a porta a tutti i costi, né tantomeno interveniamo in questo senso per polemizzare a prescindere contro le scelte del governo.
Ma ci sono argomenti che dovrebbero trascendere le parti politiche e una gestione sostenibile dei rifiuti è uno di questi. E allora dobbiamo rifarci ai dati che abbiamo, e sulla base di una percentuale di differenziazione che supera il 70% non possiamo liquidare l’argomento con un semplice “il porta a porta è tramontato”.
Inoltre non dimentichiamo che abbiamo un accordo bilaterale con la regione Emilia Romagna, regione in cui portiamo i nostri rifiuti, che prevede di raggiungere il 70% di differenziazione entro la fine del 2020 e al momento ci attestiamo attorno al 43%; con la differenza che , come ho detto, nei Castelli in cui il pap è attivo, si arriva abbondantemente sopra il 70% mentre negli altri siamo al 26%.
Una delle problematiche maggiori dei cassonetti è che basta l’errore di un cittadino per pregiudicare tutta la differenziazione. Questo inconveniente è invece evitabile nel porta a porta.
Ci avete detto che è soprattutto una questione di costi, ma quello che non avete detto è però che gli studi preventivi all’avvio del porta a porta, avevano evidenziato l’importanza di estendere il sistema a tutto il territorio, pena l’innalzamento dei costi, questo perché le economie di scala del pap aumentano se questo viene esteso a coprire tutta la Repubblica.
Inutile fare una valutazione dei costi su un sistema solo parzialmente attivo: l’elenco dei costi esorbitanti che la maggioranza ci propina è dunque non veritiero e parziale.
Mi stupisco che qualcuno si risenta di essere definito incoerente, quando un ordine del giorno datato 22 gennaio 2019 firmato dalle ex opposizioni, chiede “l’estensione del porta a porta a tutto il territorio e l’eliminazione dei cassonetti dalle strade”. Gli stessi che poco più di un anno fa hanno firmato quell’ordine del giorno, oggi si identificano della dichiarazione del Segretario Canti “il porta a porta è tramontato”.
Potrete anche dire che l’odg approvato in Commissione IV dia mandato per esplorare e analizzare approfonditamente quale sia il sistema di raccolta ottimale, ma, cari Colleghi, le parole hanno un peso, specialmente se pronunciate da chi ricopre un incarico istituzionale, e la dichiarazione del Segretario Canti lascia poco spazio ad ogni altra intenzione.
Qui non si tratta di schierarsi a favore o contro il porta a porta ma di guardare i dati senza condizionamenti ideologici e trovare il modo migliore perché il nostro territorio intraprenda una gestione sostenibile dei rifiuti.
E dobbiamo farlo a partire da un confronto con le Giunte di Castello. Riteniamo il loro coinvolgimento importantissimo. Le Giunte di Castello dovrebbero avere un ruolo attivo nelle decisioni che riguardano la gestione dei rifiuti sul territorio.
Un percorso verso la sostenibilità non è più prescindibile.
Quello che dobbiamo necessariamente fare è valutare la gestione dei rifiuti in maniera onnicomprensiva, partendo dalla riduzione, dal riciclo e tutti gli altri passaggi del ciclo che ci permetterà di dar vita ad un sistema realmente sostenibile.