Il colpo di mano fallito in Consiglio Giudiziario Plenario e poi la lettera dei magistrati al segretario generale del Consiglio d’Europa, sono le ultime vicende che hanno caratterizzato la “questione giustizia”.
L’aggressione della maggioranza al Tribunale, aggressione iniziata nella legislatura scorsa ed attuata fin dall’inizio di quella attuale, era stata preannunciata da una esternazione di un notissimo ex potente durante l’estate di un anno fa, sulla quale la maggioranza non ha mai speso un solo commento, imbarazzante come era.
In questo contesto, spiccano le perle della efficacia retroattiva delle legge qualificata n.1/2020, il viaggio del segretario alla giustizia a Perugia, due ordini del giorno non votati in Consiglio Giudiziario Ordinario.
A parte il fatto che mi piacerebbe sapere perché la lettera al Consiglio d’Europa non sia stata recapitata ai consiglieri , venerdì scorso, e chi si è reso responsabile di questa omissione dovrebbe risponderne se fossimo un Paese normale – a parte questo, ho letto nell’ultimo comunicato della maggioranza che la “questione giustizia” sarebbe nata con la “questione titoli”.
Penosa bugia perché la questione giustizia è nata in Commissione affari di giustizia con le affermazioni dell’ex magistrato dirigente che poi hanno provocato la sua delegittimazione da parte dei colleghi. Cosa c’entrino i titoli Demeter con tutto questo, sarei curiosa di saperlo.
Anche perché sui titoli esiste un’indagine del Tribunale, aperta due anni e mezzo fa ed affidata ad uno degli “eroi” di questa maggioranza, indagine che fino a questo momento, nonostante il tempo trascorso, non è stata ancora chiusa ed ha prodotto alcune ordinanze oggetto di molte speculazioni, una delle quali clamorosamente sconfessata da un giudice dei ricorsi.
E poi, sui titoli, indaga anche – con finalità diverse – una commissione politica.
Quindi la “questione titoli” è imbinariata in due attività di indagine – penale e politica – e verrà definita perché i lavori, almeno si spera, dovranno prima o poi esaurire il loro corso.
Invece, la questione aperta nella Commissione affari di giustizia con le affermazioni dell’ex magistrato dirigente, seguite dalla sua delegittimazione in Consiglio Giudiziario Plenario, ha prodotto una serie di atti inconsulti, anzi nefandezze, su cui maggioranza e governo insistono con sconsiderata determinazione.
Così la situazione della Giustizia a San Marino è diventata drammatica.
E se ne sono accorti anche oltre confine.
L’onorevole Stefania Craxi per prima, poi ex membri del nostro Collegio dei Garanti e qualche illustre costituzionalista italiano. La lettera al Consiglio d’Europa della maggioranza dei giudici del Tribunale chiude, per ora, il cerchio di una incredibile meschina figura cui la Repubblica sarà esposta a livello internazionale, grazie ad alcuni spregiudicati personaggi che si nascondono dietro il “ripristino dello stato di diritto”. Personaggi che sono irresponsabilmente seguiti da tutta la maggioranza con una lodevole eccezione.
Se tutto ciò sarà propedeutico all’arrivo di nuovi investimenti, di finanziamenti, ma soprattutto di una serena convivenza del nostro Paese con gli altri Stati democratici, lo vedremo. Ma temo che saranno dolori per noi.
Non nutro la minima fiducia nel governo e mi sorprendo per l’atteggiamento pedissequo di tutta la maggioranza. A parte l’eccezione che ho segnalato.
La lettera al Segretario Generale del Consiglio di Europa fa l’elenco di tutte le recenti prodezze che governo e maggioranza hanno realizzato a carico della giustizia.
C’è da chiederci come pochi personaggi abbiano potuto agire indisturbati senza alcun rilievo da parte di nessuno ( con la sola eccezione citata) e se le qualità pesanti della maggioranza dei consiglieri di governo siano così penosamente in difetto.
È difficile anche collocare nella prima o nella seconda categoria il Segretario alla Giustizia, visti gli interventi stentati e poco convincenti che ha tenuti in diverse occasioni sul tema.
Ora le magagne sono sul tavolo dei una situazione internazionale e vedremo chi ne uscirà con le ossa rotte.
Mi piacerebbe che fossero solo i politici di governo e maggioranza ma temo che lo schiaffo al Paese sarà pesante.
Qualche tempo fa il gruppo consiliare di Repubblica Futura ha presentato un’interpellanza su Banca Centrale.
La risposta del governo è stata stupefacente nel contenuto e preoccupante in alcuni passaggi, considerando il momento complesso che sta attraversando il settore finanziario.
Come è noto Banca Centrale non ha un Direttore Generale – come previsto nello statuto – e tale condizione di precarietà va avanti da un bel po’ di tempo senza che Banca Centrale abbia provveduto alla nomina.
Viene riferito che BCSM ha avviato in ritardo le procedure di reclutamento del Direttore Generale per l’emergenza COVID 19. Chi di dovere non poteva occuparsi della questione anche durante l’emergenza e provvedere alla nomina a emergenza finita? Il fatto più grave è che il Consiglio Grande e Generale deve esprimere il proprio gradimento sul Direttore Generale e, finché c’è la figura di un “facente funzioni”, il Consiglio viene esautorato da questo compito.
Il Governo è molto fumoso sui tempi in cui avverrà la nomina.
L’interpellanza chiedeva alcuni dati sui quali la risposta (poco rispettosa) ha sorvolato perché essi non sarebbero indicativi del reale lavoro svolto. Credo che le conclusioni debbano essere dei consiglieri che chiedono e non del governo o di una Banca Centrale che si autogiudica e segreta le informazioni dovute.
Per un direttore generale che non c’è, c’è un Presidente la cui presenza effettiva in Banca Centrale è un mistero protetto dalla privacy. Alla richiesta dell’interpellanza per una informazione legittima sulla partecipazione effettiva del Presidente alle attività di un ente pubblico in cui lo Stato ha la maggioranza, si oppone il segreto. Anche la presenza dei presidenti delle aziende pubbliche alle riunioni dei consigli di amministrazione sono coperte dal segreto di Stato? Tutto questo è ridicolo.
Non sappiamo se il presidente abbia impegni pressanti all’estero, ricordiamo che l’ente di cui ha la legale rappresentanza è a San Marino e avere Banca Centrale con un direttore FF e un presidente fuori sede non è il massimo, considerando la prossima emissione obbligazionaria estera, i prossimi certificati di deposito, la scadenza delle obbligazioni CARISP – Asset, la nuova missione di Banca Nazionale Sammarinese, le relazioni con il Fondo Monetario Internazionale.
Evidentemente, in epoca di WhatsApp, con un messaggio si può tutto, tutto ad eccezione dei contatti per il nuovo direttore generale.
Ultimo punto le relazioni con Banca d’Italia. Mentre governo e maggioranza sbandierano rapporti, finanziamenti e relazioni con Banca d’Italia, alle domande del gruppo consiliare di RF solo sbiadite risposte. Alla richiesta di sapere se Banca Centrale ha chiesto un prestito, nessuna risposta. Alla domanda sull’accordo per il ritiro del contante, nulla, mentre fonti di maggioranza e governo continuano a dire che arriveranno 20 milioni.
In definitiva, le relazioni con l’autorità di vigilanza con la quale BCSM si interfaccia quotidianamente e dal cui stato dipende la stabilità del nostro sistema finanziario, sono coperte da riservatezza o segreto d’ufficio. Un bel modo di gestire i rapporti con il Consiglio Grande e Generale su un tema così delicato.
Non vorremmo che dietro la riservatezza ci sia la difficoltà a sviluppare relazioni e raggiungere gli obiettivi minimi che il sistema deve conseguire.
Meraviglia in particolare che un governo composto dai paladini della trasparenza ricorra, rispondendo ad una interpellanza, a parole come privacy, riservatezza, segreto d’ufficio.