Abbiamo letto con qualche sbigottimento il comunicato odierno del Congresso di Stato in merito al ritiro da parte del Congresso di Stato stesso dell’ennesimo “decreto Covid”. Con piacere rispondiamo, con qualche puntualizzazione, convinti comunque che il Paese, proprio in questo momento, meriterebbe di più e di meglio.
I fatti sono semplici. Il Governo ci ha chiesto di poter posticipare la discussione del decreto Covid, motivazione: necessità di più tempo per preparare i propri emendamenti e volontà di confrontarsi con l’opposizione.
Abbiamo accondisceso a questa richiesta di buon grado, abbiamo votato l’anticipo di un comma (nota bene: senza i voti della opposizione la poderosa maggioranza dei 44 non avrebbe avuto i voti per farlo!) ed abbiamo così dato al Governo un giorno in più per presentare i propri emendamenti.
Va detto da subito che è un po’ bizzarro il fatto che dopo un anno e mezzo di pressoché totale assenza di confronto, il Governo voglia inaugurare una nuova fase proprio su un decreto Covid che per giunta era stato emanato un venerdì sera di quasi un mese fa, senza alcun confronto nè con la politica nè con le forze sindacali e datoriali: ma tant’è, evidentemente i fischi della piazza hanno indotto anche i Segretari di Stato più vigorosi, come il Signor Ciavatta, – uscito alla chetichella da vie secondarie per non affrontare la piazza stessa – a più miti consigli.
Dopo un momento di dialogo surreale tra Governo e gruppi politici, in cui il Governo non ha presentato uno straccio di emendamento scritto e ci ha chiesto letteralmente “se avevamo qualche idea” si giunti alla giornata odierna.
Arrivati al famigerato decreto Covid il Governo ci ha chiesto di dilazionarlo ulteriormente, con un nuovo voto dell’aula, perché ancora non era in grado di presentare i propri emendamenti.
Siamo, purtroppo, veramente alle comiche! Dopo aver portato, in questa sessione consiliare, la chiusura del plesso della scuola elementare di San Marino Città; dopo aver portato un decreto che, nella stesura iniziale avrebbe chiuso più di una azienda ed averlo poi trasformato, con qualche emendamento dell’ultimo minuto, in una sorta di tana liberi tutti; dopo non aver portato in ratifica un altro decreto “pastrocchio” che sostanzialmente ammazza la competitività di tutte le aziende che lavorano nel campo dell’efficientamento energetico; dopo tutto ciò, il Governo non è neppure in grado di arrivare pronto alla convocazione del Consiglio Grande e Generale (che lui stesso ha proposto per bocca del Segretario agli Interni) sapendo dire una volta per tutte chi deve portare la mascherina e chi no.
La confusione e l’inadeguatezza regnano sovrane ed il Paese è in balia dell’approssimazione e del nulla, salvo qualche ripicca e qualche favore agli amici degli amici. Non sarebbe più dignitoso dire: “cari concittadini, ci abbiamo provato, ma proprio non ce la facciamo… scusate”?