La Legge 7 luglio 2020 n. 113, all’art. 2 “Acquisizione azioni Banca Nazionale Sammarinese”, recita:
“Conseguentemente alla definizione della mission della Banca Nazionale Sammarinese di cui all’articolo 24, comma 1, della Legge n.157/2019, così come modificato dall’articolo 26 del Decreto Legge 30 aprile 2020 n.66, il Congresso di Stato è autorizzato ad acquisire le azioni della Banca Nazionale Sammarinese di proprietà della Banca Centrale della Repubblica di San Marino, al valore corrispondente al patrimonio netto di cui al bilancio al 31 dicembre 2019, che dovrà essere depositato presso il competente ufficio entro e non oltre il 10 luglio 2020. La spesa complessiva è ripartita in 20 anni senza corresponsione di interessi, a partire dall’esercizio finanziario 2021, ed è imputata, per ciascun esercizio finanziario di competenza, sul capitolo di spesa 2-3-6360 “sottoscrizione quote e partecipazioni azionarie” del Bilancio dello Stato”.
Ci piace iniziare così, con le parole del Governo e della maggioranza, la nostra richiesta pubblica di notizie su Banca Nazionale Sammarinese, la famosa BNS figlia di Banca CIS. È noto come questa banca sia ancora operativa, iscritta al registro dei soggetti autorizzati di BCSM al n. 31 e che dal 22 luglio 2019 è attiva la procedura di risoluzione. Consigliamo di leggere il bilancio dell’esercizio 2019, pubblicato sul sito web BCSM. Un esercizio di contorsionismo lessicale in cui fra citazioni di leggi, regolamenti, decreti delegati, l’unica percezione che rimane è che – a quasi due anni dall’inizio della procedura di risoluzione e a trenta mesi dall’inizio del commissariamento (febbraio 2019) – della banca rimanga poco o nulla, a parte il romanzo raccontato per saldare un’alleanza politica e dare il “la” per avviare una crisi di governo.
Finiti i fuochi di artificio della Commissione d’Inchiesta, in cui esponenti politici di maggioranza sono finiti sotto i riflettori restando al loro posto belli come il sole, il tema BNS è stato declassato all’oblio. Silenzio delle parti sociali che hanno vissuto questa crisi bancaria come un’ossessione; silenzio della politica che ha usato Banca CIS come lo scalpo da agitare per la conquista del governo; silenzio di Banca Centrale, eminenza grigia nella stesura della legge di risoluzione bancaria, magari anche in prima linea nel dare alcuni “suggerimenti” su come staccare “spine” e attaccare “prese” ai governi.
Il tempo però passa, gli interessi corrono, i soldi di BNS o di Banca Centrale o dello Stato corrono per pagare amministratori, comitati, dipendenti (i pochi rimasti), spese generali di gestione, sedi, consulenti, canoni. Decine di milioni di euro che, in oltre due anni dall’avvio del primo esperimento di risoluzione bancaria, non si capisce a cosa siano serviti davvero.
Quale sarà il futuro per BNS? Perché il Governo non ha acquisito le sue azioni? È lecita la permanenza di BCSM come proprietario di una banca e nel doppio ruolo di controllore e controllato? A quanto ammontano gli oneri diretti e indiretti per BCSM e per lo Stato? L’amministratore speciale, i membri del comitato di sorveglianza o i consulenti, visto il colossale pastrocchio della questione in cui i dipendenti hanno perso il lavoro, si saranno ridotti o azzerati gli emolumenti nel 2020 e nel 2021? Sarebbe un bel segnale in tempi di pandemia e verso lo Stato che si indebita all’estero per pagare anche loro! BCSM, sempre zelante sul tema Banca CIS, avrà manifestato attraverso i suoi organi apicali – Presidenza e Coordinamento di Vigilanza – le necessarie rimostranze verso il Governo per una situazione eticamente molto poco lineare (ci riferiamo alla questione del vigilato e vigilante)?
Finite le danze della politica, sulle macerie della banca si è alzata una cortina di silenzio. Nel frattempo le lancette degli euro scorrono veloci con cifre a sette zeri e con la sola certezza che pagherà tutto Pantalone. In tempi in cui – a quanto pare – ci sarà da aggiustare un’altra bega bancaria del passato nascosta sotto la cenere da Governo e maggioranza, c’è poco da stare tranquilli.