Mentre governo e maggioranza sono impegnati in una grottesca verifica, della quale alla gente comune è dato sapere poco o nulla e certamente non i veri contenuti, che paiono improntati più al gioco delle poltrone, dei personalismi e del mero tatticismo politico – della serie, cosa non si fa per non morire (politicamente, si intende) – è nella giustizia, come sempre, oramai, che, anche con il caldo d’agosto, succedono le cose più eclatanti.
In un susseguirsi di pronunce, indagini ed eventi, sta succedendo di tutto. Per prima cosa la sentenza più recente del Collegio Garante che apre nuovi scenari sul secondo grado del Conto Mazzini. Poi la sentenza di appello su Asset Banca. A quanto pare, Valeria Pierfelici (una dei clienti più celebri del consigliere-avvocato Gian Nicola Berti) ha dato ragione su tutta la linea a Stefano Ercolani (un altro dei più noti assistiti dello stesso consigliere-avvocato); non solo, ci ha anche detto che la “strepitosa” Banca Centrale di Catia Tomasetti non sarebbe riuscita (neppure?) nella missione impossibile di depositare nei termini il ricorso contro la sentenza di primo grado… incredibile!
Vi sono poi i due rinvii a giudizio eccellenti, quello di Celli e quello di Buriani. Il primo dato che colpisce è che, ancora una volta, secondo il modus operandi che già aveva caratterizzato la precedente legislatura, gli atti dei rinvii a giudizio, dopo poche ore, erano già pubblicati a puntate su un sito internet. Non ci scandalizziamo più di niente, ma chiediamo: qualcuno sta accertando come questo sia possibile? In Tribunale è partita una indagine?
Ad ogni modo, proprio da quella pubblicazione abbiamo potuto leggere vari stralci, sui quali già molto si è iniziato a ricamare. Qualche considerazione, allora, la vogliamo fare anche noi.
La prima: il presidente Canzio, a più riprese, ha fatto presente come per svolgere le indagini scaturite dalla Commissione d’Inchiesta su Cis e dal Caso Titoli, fosse necessario l’arruolamento di due giudici con competenze “specifiche”, in grado cioè di maneggiare indagini estremamente delicate e complesse. Ci pareva di aver inteso che i magistrati in servizio non avessero queste caratteristiche. Da qui il percorso di arruolamento di due nuovi giudici. Come si coniuga questo percorso con i rinvii a giudizio di Celli e Buriani, fatti dai Commissari Beccari e Santoni? A questo punto, a che servono due nuovi Magistrati?
Ancora, ci pare che molte delle condotte contestate a Buriani fossero già state oggetto del Sindacato contro lo stesso giudice promosso da Zeppa, Ugolini e Co. e cassato da Cordini e da Bin. Per quanto riguarda Celli, a quanto da lui stesso scritto, sarebbe stato rinviato a giudizio senza neppure essere sentito. È vero? Infine, e non per ultimo, abbiamo potuto leggere dalle pagine di un sito internet che sarebbero citati nell’ordinanza vari documenti firmati da consiglieri di opposizione (Boschi, Selva e Renzi), ritrovati nel cellulare di Buriani.
Immancabile (ormai la politica si fa così, nel nostro Paese) non poteva che partire la ridda di illazioni e insinuazioni sulla provenienza di quei documenti, tanto che anche sul solito sito sono apparsi commenti di “lettori” pronti allo sdegno perché qualche politico, indicato appunto nell’ordinanza di rinvio a giudizio, avrebbe inoltrato quei documenti a Buriani. La macchina del fango non fatica a trovare i suoi ingranaggi…
Bene, a Repubblica Futura preme rimarcare, se ce ne fosse bisogno, come vari dei documenti citati nell’ordinanza, e tra questi la lettera del 29 luglio a firma di Nicola Renzi, non solo potevano essere nelle disponibilità di Buriani, ma dovevano esserlo. Essa infatti compare sia nel sindacato alla Reggenza, promosso da vari cittadini sammarinesi, sia in un conflitto di attribuzioni contro la Reggenza del tempo, sia infine, cosa assai notevole, in una causa amministrativa intentata da alcuni consiglieri, tra i quali Nicola Renzi, circa le decisioni assunte dal Consiglio Giudiziario plenario il 24 luglio 2020 (cacciata di Guzzetta).
Tanto i documenti inerenti il conflitto di attribuzioni, quanto quelli del ricorso amministrativo, dunque anche la lettera del 29 luglio a firma Renzi, erano quindi, più che lecitamente, in possesso del Commissario Buriani che li ha ricevuti quale controinteressato per via istituzionale-giudiziaria. La cosa ancora più notevole è che a rigettare il ricorso amministrativo in oggetto, in primo grado, è stato proprio il Commissario Santoni, che, quindi, non solo conosceva benissimo i vari documenti ma poteva e doveva avere piena contezza anche di come quei documenti potessero e dovessero essere in possesso del Commissario Buriani. Perché dunque inserire quel passaggio nell’ordinanza di rinvio a giudizio? Dopo queste considerazioni, con amarezza e determinazione formuliamo un ultimo auspicio: ci piacerebbe sinceramente che Politica e Giustizia potessero seguire il proprio corso con imparzialità e autonomia, senza perdersi in personalismi e cacce alle streghe, perché tra gli uni e gli altri il Paese, purtroppo, sta affondando.