Certificati di Compensazione Fiscale: impensabili a San Marino! Andrea Zafferani – CGG 01.07.20

Certificati di Compensazione Fiscale: impensabili a San Marino! Andrea Zafferani – CGG 01.07.20

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PRIMA SCELTA POLITICA DELLA MAGGIORANZA: CREARE UNA MONETA CHE FUORI DA QUA NON HA ALCUN VALORE

Io non penso che questo sia un progetto di legge tecnico, come ha detto un consigliere prima di me. Penso che sia un progetto molto politico: il primo vero atto politico della maggioranza, che per far fronte alle difficoltà finanziarie ha scelto non di mettere in campo misure concrete e capaci di risolvere i problemi, ma si inventa una moneta, in un microstato circondato da un altro che usa gli euro e con cui abbiamo costanti rapporti d’affari e di lavoro. E già questo la dice lunga su molte cose. Ma ci arriverò.

Anche nella relazione al progetto di legge viene ammesso, con onestà intellettuale devo ammettere, che il progetto dei Certificati di Compensazione Fiscale Sammarinesi prende le mosse dal progetto di analogo nome presentato in Italia da alcuni economisti (tra cui l’ex Presidente della nostra Banca Centrale Bossone).

Progetto presentato da tempo, che non ha avuto attuazione, nonostante si basi su presupposti ben più solidi e strutturati dei nostri.

La proposta italiana prevede che vengano assegnati ad un target di persone individuato (in genere quelle a più basso reddito, che quindi hanno una propensione al consumo più elevata ed una propensione al risparmio più bassa) titoli che danno diritto ad uno sconto fiscale dopo qualche anno (fra i 2 e i 4 anni, se non sbaglio 2 anni nella proposta di Bossone). Questi titoli possono essere scontati nel sistema bancario: quindi il sistema bancario diventa titolare del diritto al credito fiscale e il cittadino ottiene euro da spendere subito.

L’ipotesi che sta dietro la proposta è semplicissima: l’aumento della moneta circolante per effetto della nuova liquidità immessa tramite il meccanismo dello “sconto bancario” è in grado di fare aumentare il Pil, e quindi le entrate per il bilancio dello Stato, in maniera tale da compensare le mancate entrate che ci saranno quando i Ccf andranno a scadenza. Senza quindi che si generi un buco di bilancio.

Ipotesi semplicissima, dicevo, ma tutt’altro che scontata nella sua effettiva realizzazione pratica. Perché bisogna tarare il numero di Ccf, la loro scadenza, il target di persone a cui destinarle, ecc…per fare in modo che il Pil aumenti a tal punto da compensare le mancate entrate. E l’Italia ha gli strumenti tecnici per potere fare queste stime, avendo dei dati econometrici abbastanza precisi, avendo stime di quello che si chiama “moltiplicatore monetario”, potendo quindi avere dei numeri per non fare un esercizio di astrologia ma qualcosa di ragionato. E nonostante questo non hanno ancora reso legge questa proposta (e forse mai lo faranno) proprio perché il rischio di fare male i conti è elevatissimo e quindi il rischio che il Pil non cresca quanto atteso e di creare una voragine nei conti pubblici è concreto.

3 sono le caratteristiche della proposta italiana:

1. possibilità di scontare i Ccf del sistema bancario, convertendoli in liquidità immediata;
2. scadenza dei Ccf, e quindi minori entrate per lo Stato, posticipate nel tempo di almeno 2 anni, per dare il tempo al Pil di crescere;
3. stime sui dati econometrici che consentono di capire quanti Ccf immettere, a chi darli, ecc…in maniera tale da massimizzare l’impatto sul Pil e minimizzare l’impatto sul bilancio.

Ovviamente si sta parlando di un Paese dove il 99,9% dei consumi avviene dentro il territorio del Paese, quindi 1 euro in più di liquidità è 1 euro in più di consumi in territorio.

E nonostante questa solidità tecnica, ripeto, non è stata ancora concretizzata perché vi è un rischio altissimo che il Pil cresca troppo poco e quindi si crei una voragine nei conti pubblici.

QUALI SONO LE PIÙ EVIDENTI DIFFERENZE FRA SITUAZIONE ITALIANA E SITUAZIONE SAMMARINESE?

La maggioranza sammarinese prende le mosse da questa proposta e la ripropone acriticamente a San Marino. Un Paese dove:

1) Buona parte dei consumi avviene fuori territorio (e tornerò poi su questo concetto);
2) Le banche non sono in grado di scontare i Ccf in euro, per carenza di liquidità da un lato e perché già non pagano tasse per effetto dei crediti d’imposta quindi non sanno cosa farsene di un titolo che dà diritto a sconti fiscali;
3) Non abbiamo una mezza stima econometrica di quanto 1 euro in più di liquidità impatta sul moltiplicatore monetario e quindi sul Pil, rendendo tutto un esercizio di astrologia.

E già queste semplici considerazioni fanno capire quanto poco senso abbia questa proposta nel nostro Paese e quanti rischi porti con sé.

STRUMENTO VOLONTARIO, UN PROBLEMA QUANDO CI SARÀ LA CONVERSIONE IN EURO

Forse consapevole, quantomeno, dei primi due problemi, la maggioranza ha pensato di introdurre i titoli fiscali caricandoli direttamente sulla Smac, in modo che il consumo avvenga per forza in territorio e non ci sia bisogno di passare dal sistema bancario per poterli trasformare in euro. Verrebbe da dire: bene, saggia decisione!

C’è però un problema, che è legato al fatto che il l’uso dei Ccf(o Titani) come meccanismo di pagamento non può che essere volontario (la convenzione Monetaria in vigore ci impedisce infatti di creare una nuova moneta obbligatoria), sia per il consumatore che per il venditore, e quindi deve per forza interfacciarsi con il tema della convertibilità in euro. E qui casca l’asino.

Come avviene infatti nella proposta del Governo la conversione in euro dei Ccf se non si riescono ad usare altrimenti nel mercato interno? A chi, in altre parole, rimane il cerino in mano?

A CHI RIMANE IL CERINO IN MANO?


2 sono i soggetti a cui rimane il cerino in mano:

1) Lo Stato.
Perché a differenza della proposta italiana, la conversione dei Ccf in minori tasse pagate può avvenire “in qualunque momento”.
Di fatto, non c’è neanche la minima possibilità che possa concretizzarsi l’obiettivo fondamentale della proposta fatta in Italia (dare il tempo al Pil di crescere a tal punto da compensare le minori entrate dovute ai titoli fiscali), proprio perché questo tempo non c’è. Quindi è certo che ci sarà una voragine nei conti pubblici perché le persone potranno in qualunque momento convertire i Ccf in meno tasse. Viene, tra l’altro, meno qualunque possibilità per lo Stato di pianificare le proprie entrate, di sapere quanto incasserà in un determinato periodo dell’anno e quindi di tenere sotto controllo la liquidità: altra genialata in questo momento, data la situazione al limite della nostra liquidità. Vi suggerirei, almeno su questo, di prevedere che la conversione dei Ccf in meno tasse pagate possa avvenire dopo qualche anno dalla loro emissione;
2) Il secondo soggetto a cui rimarrà il cerino in mano sono le banche. E questo è ancora più preoccupante.

Il sistema bancario e finanziario infatti è obbligato a convertire i
Ccf in euro, con una certa periodicità oppure in qualunque momento in presenza di certe situazioni.
Il sistema bancario e finanziario, come dicevo all’inizio, non sa cosa farsene di questi strumenti visto che già non paga imposte o ne paga pochissime (a causa del credito d’imposta concesso negli anni), ed ha poca liquidità a disposizione, ma la legge prevede che sia obbligato a convertire i Ccf in euro. Che senso ha creare un meccanismo che può generare problemi di liquidità alle banche in un momento come questo e tenendo conto che eventuali problemi di liquidità delle banche alla fine ricadono su di noi?

ERRORE GRAVE PREVEDERE CHE LA RISERVA OBBLIGATORIA POSSA ESSERE VERSATA IN TITANI

Fatemi aggiungere una cosa su questo tema: la previsione che il 20% della riserva obbligatoria che le banche sono tenute a versare a Bcsm possa essere versata in Ccf è un altro errore tecnico gravissimo, perché a Bcsm serve liquidità vera, risorse vere, per poter sostenere le banche in caso di problematiche finanziarie (a questo serve la Riserva Obbligatoria), dei Ccfnon sa cosa farsene. Capisco che dobbiate dare un uso a questa proposta, ma come fa Bcsm a sostenere le banche in caso di necessità se non ha euro a disposizione?

Quindi allo Stato da un lato (con minori entrate anche immediate e con l’impossibilità di pianificare la propria liquidità) e alle banche dall’altro (con la necessità di conversione immediata dei Ccf in euro, anche se non li hanno) resteranno i grandi problemi di questo strumento.

“MA TANTI ADERIRANNO AL SISTEMA, ANDRÀ TUTTO BENE…”, DICE LA MAGGIORANZA

Ma a questo la maggioranza risponderà: “ma che problemi ci saranno mai? Le persone useranno i Ccf per pagare i beni, i servizi e i fornitori, aderiranno al circuito grazie agli incentivi che son stati previsti, quindi genereremo nuovi consumi, nuovo Pil e crescita economica”.

Al di là dell’ottimismo o del pessimismo rispetto all’uso dello strumento e quindi al di là del pensiero su quanto, alla fine, peserà sullo Stato e sulle banche, vanno sottolineate due cose rispetto a questa facile risposta.

La prima, en passant, è che in questo momento anche un rischio non va corso, perché stiamo muovendoci sul filo del rasoio a livello di bilancio. Se lo strumento sarà poco utilizzato sul mercato, banche e Stato rischiano tantissimo.

Guardo soprattutto agli operatori economici, soprattutto quelli che dovranno sostanzialmente accettare per forza i Ccf (ad esempio chi parteciperà ad appalti pubblici, come poi dirò), che devono pagare i loro fornitori esterni in euro e quindi avranno necessità di convertirli con alta probabilità.

MA SE ANCHE TANTI ADERISSERO, CI SAREBBERO REALMENTE EFFETTI SULLA CRESCITA ECONOMICA E I CONSUMI?

La seconda è più sostanziale: se anche venisse utilizzato, quale sarà l’effetto sulla nostra economia? Come detto non abbiamo alcun dato per fare una stima numerica, allora provo a fare qualche ragionamento di tipo empirico.

Nella proposta della maggioranza, a differenza di quella italiana, non si crea nuova moneta, nuova capacità di consumo, tranne in pochi casi (come alcuni sussidi sociali o gli scarsi incentivi presenti): la gran parte dei Titani deriverebbe da conversione di una parte del proprio stipendio, oggi pagati in euro, che verrebbe pagato in Titani. In Italia invece è nuova moneta, creata ex novo (ovviamente al prezzo di un aumento del debito futuro tramite le minori entrate).

LE SCELTE DI CONSUMO DEI SAMMARINESI DIPENDONO DA MOTIVI PROFONDI: NON SONO I TITANI A POTERLI CAMBIARE

Le scelte di consumo che ogni cittadino sammarinese fa, ed in particolare la scelta di consumare all’interno o all’esterno della Repubblica, dipende in larga misura da questioni strutturali, quali:

1) la differenza di prezzo tra l’interno e l’esterno, che in molti settori e in molti ambiti esiste (e non è mia intenzione in questo momento andarne a indagare i motivi, certamente complessi e profondi) e che è ovviamente l’elemento più importante sulle scelte di consumo;
2) la presenza maggiore fuori territorio della grande distribuzione (che consente di usufruire di offerte che qua non ci sono),
3) la presenza fuori dai nostri confini di marchi e catene di largo consumo non presenti a San Marino;
4) la maggiore offerta e diversificazione di servizi esistenti all’esterno;
5) infine tutti gli acquisti che vengono fatti sui più importanti siti di commercio on line (Amazon ma anche tanti altri) che sono ovviamente tutti acquisti non fatti a San Marino.

 

Questi motivi strutturali che ci portano a consumare a San Marino sono profondi, e non cambiano certo avendo qualche soldo in più sulla Smac.

CON TUTTA PROBABILITÀ, QUELLO CHE PRIMA SI PAGAVA IN EURO SI PAGHERÀ IN TITANI, MA IL CONSUMO NON CRESCERÀ

Quindi cosa potrebbe ragionevolmente succedere?

Che se una quota dello stipendio, dei sussidi sociali, eccvenisse anche messa sulla Smac, perché la persona volontariamente accetta di farlo, con tutta probabilità spenderebbe in territorio più o meno la stessa cifra che spendeva prima: semplicemente pagherebbe con i Titani (e quindi con la Smac) anziché con gli euro!

In altre parole, se io prima consumavo in territorio 1000€ al mese (perché, dati i motivi strutturali che prima indicavo, le mie scelte di consumo mi portavano a questa allocazione di risorse), adesso consumo 1000 Titani al mese, pagando con la Smac, e compro fuori come compravo prima col resto del mio stipendio, pagando in euro.

EFFETTO SULL’ECONOMIA?
ZERO, AUMENTANO
SOLO COSTI GESTIONALI

Effetto sull’economia? Evidentemente zero! Aumentano solamente i costi, perché comunque per gestire sta roba bisogna mettere in piedi una infrastruttura tecnica e tecnologica che costa all’inizio e costa ogni anno in termini di gestione, di personale, ecc…e non solo a livello dello Stato ma anche a livello di banche e di operatori economici che devono gestire questo nuovo strumento.

Questa è la situazione.

In sintesi:

1. probabilissimi scarsi effetti sui consumi e sullo sviluppo economico, sia perché le scelte di consumo fra territorio e fuori territorio dipendono da fattori molto strutturali e profondi, sia perché non si crea nuova moneta sia perché (per ovvie ragioni legate alla Convenzione Monetaria) lo strumento non può che essere volontario;
2. rischi notevoli per lo Stato che, per effetto della possibile conversione dei Titani in minori entrate che può avvenire in qualunque momento, dovrà rinunciare ad importanti entrate e perderà il controllo sulla liquidità;
3. potenziali problemi di liquidità per le banche, che dovranno convertire in euro obbligatoriamente i Titani, anche se non li hanno. Mettendo anche a rischio il sistema, sia perché Bcsm avrà meno liquidità da mettere a disposizione delle banche in caso di difficoltà (visto che una quota della Riserva Obbligatoria sarà versata in Titani e non in euro), sia perché alla fine della fiera è lo Stato che paga se le banche vanno in crisi.

Allora a cosa serve, realmente, tutta sta cosa?

Ad una sola cosa: a risolvere un problema di liquidità dello Stato, almeno a breve termine (perché, come dicevo prima, una volta emessi sono proprio i Ccf che potranno aumentare questi problemi di liquidità). Non abbiamo liquidità nel breve termine, a causa dell’incapacità del Governo di trovare euro, soldi veri, per far fronte all’esigenza dell’economia. E allora la maggioranza e il Governo hanno pensato bene di creare un nuovo strumento, un pagherò, per far fronte ad una serie di obbligazioni che dovrebbe pagare in euro.

Questa è l’unica reale finalità e l’unica reale funzione di questo strumento. Di fatto un debito posticipato.

Basti pensare, per capire quanto è solida questa funzione di ridurre le uscite immediate per il bilancio, basti pensare a 4cose:

1. la volontarietà dell’adesione è tradotta con meccanismi di silenzio-assenso, che è di fatto una truffa ai cittadini. Se qualcuno, infatti, un po’ distratto rispetto alle vicende del nostro Paese, non dovesse accorgersi entro 30 giorni dall’entrata in vigore di questa legge, si troverà il 30% del suo stipendio sopra i 1000€ convertito in Ccf: quindi lo Stato potrà pagare parte degli stipendi e delle pensioni con sta roba qua, risparmiare risorse e togliere ai cittadini la possibilità di decidere cosa fare coi propri soldi;

2. una serie di sussidi sociali a persone in difficoltà sono pagati in Ccf. Il Governo sa bene che queste persone hanno bisogni immediati, non ha i soldi per aiutarli e non sa trovarli, e quindi li paga con un “pagherò” (col rischio che non trovino operatori economici disposti ad accettarli);

3. tutto il valore attualmente caricato sulle Smac verrà convertito in Ccf. Anche qua una truffa ai cittadini, solo per consentire allo Stato di risparmiare euro, perché anche qua le persone distratte che non sanno dell’entrata in vigore di questa norma non potranno avere il tempo di spendere i loro euro come meglio credono;
4. le aziende, per poter vincere appalti pubblici, di fatto dovranno accettare che una quota del loro appalto venga pagato in Ccf. Questo fa risparmiare euro allo Stato, ma è facile pensare che poi queste aziende, se non riusciranno a sbolognarli ad altri soggetti, andranno velocemente a cambiarli in euro in banca, andando a pesare sulla liquidità delle stesse banche come dicevo sopra;

DECRETO SULLA NUOVA MISSION DI BANCA NAZIONALE SAMMARINESE: PASSIVITÀ CONVERTITE D’UFFICIO IN TITANI, È UN DEFAULT!

Infine, paradossale ma lo avete fatto davvero, all’articolo 7, comma 6, lettera b) punto 2, la conversione (obbligatoria, in questo caso) in Titani di una quota delle passività della ex Banca Cis che la legge sulle risoluzioni bancarie prevedeva che venissero protette e quindi rimborsate in euro.

Vi rendete conto che se un risparmiatore, legge alla mano, fa un ricorso contro questo articolo, chiunque sancisce che lo Stato ha fatto un default finanziario perché non è in grado di rimborsare in euro le obbligazioni che lo Stato ha creato?

 

Al netto di questa pazzia che ho appena evidenziato, perché di pazzia si tratta visto che tecnicamente è un default dello Stato e voi lo certificate nella norma, si capisce bene da questi punti che ho evidenziato quale sia l’unica vera funzione di questo strumento.

Non pagare oggi, fare finta di non incrementare il debito pubblico oggi, spostandolo su domani al prezzo di creare potenziali problemi alle banche e allo Stato, in termini di difficoltà di pianificare la liquidità.

Le parti sociali, quasi tutte, hanno manifestato svariate critiche ad una norma introdotta senza confronto e senza ragionamento, riportando una proposta elaborata in Italia, che come dicevo in partenza ha tutt’altre dinamiche e tutt’altre basi economiche, senza ragionare sulle conseguenze.

Non mi aspetto grandi ragionamenti da parte vostra, troppo ghiotta è la possibilità di poter evitare di pagare in euro cose che andrebbero pagate in euro, visto che non siete capaci di trovare liquidità vera. Meglio quindi inventarsi cose strane, anziché fare il proprio lavoro di Governo, anche nelle difficoltà.

Nostro compito sarà informare in tutti i modi possibili i cittadini perché cerchino di sfruttare i pochi giorni che avranno a disposizione per rifiutare sta roba, anche per evitare che ne vengano emessi troppi e che, davvero, questa vostra follia crei problemi allo Stato e alle banche per i motivi che dicevo.

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