Che fine ha fatto la Centrale del latte? Domanda lecita visto che il governo, sempre veloce a fare comunicazione con i tanti consulenti a libro paga e gli addetti stampa assunti nella legislatura (la fedeltà va premiata), di questa vicenda non dice nulla.
Silenzio anche nei post social dei vari Segretari di Stato. Soprattutto nessuna traccia del Segretario alla Propaganda Canti, ormai presenza fissa nei vari cantieri con la fida braccio destro ma misteriosamente sparito dalla cattedrale del latte della piana di Ca’ Martino.
Repubblica Futura vorrebbe vederci chiaro e sapere, per esempio, cosa succede adesso e che fine faranno i tanti soldi pubblici spesi nell’operazione dal 2015 ad oggi. Perché, non lo dimentichiamo, lo Stato ha messo a disposizione un’area, un edificio, ha difeso il monopolio con la zona bianca, ha stanziato quattrini, assorbito i dipendenti. Cosa che non avrebbe fatto cedendo la Centrale, come era stato previsto da un bando pubblico che aveva sollevato la protesta del consorzio allevatori che, alla fine, hanno rilevato l’attività con grande soddisfazione dei partiti di sinistra, oggi equamente distribuiti fra maggioranza e opposizione.
Ora che sono scomparsi formaggi e latte dagli scaffali dei supermercati, è serio fare scendere una cortina di silenzio su questa vicenda imprenditoriale che si è conclusa come a suo tempo ampiamente prevedibile ma di fronte alla quale molte forze politiche chiusero gli occhi e assecondarono gli allevatori?
Cosa succede ora? Il latte prodotto ogni giorno grazie ai contributi statali erogati agli allevatori, che fine fa? In giro si vocifera sia venduto fuori territorio a realtà italiane in una zona bianca al contrario, così come si vocifera di realtà italiane pronte a rilevare quello che resta della Centrale del latte dal liquidatore, grazie magari a qualche consigliere della Dc che per salvaguardare i voti degli allevatori sta mettendo in piedi un piano B. D’altra parte, un bicchiere di latte fa sempre bene, soprattutto prima delle elezioni.
Ma cosa ha fatto il governo in questi anni per tutelare gli interessi dello Stato che ha investito somme considerevoli?
C’è stato un dialogo corretto, costruttivo, trasparente con la cooperativa allevatori? Qualcuno ha un progetto di medio/lungo termine per il settore zootecnico sammarinese e in generale per l’agricoltura in linea con i principi dell’Agenda 2030? L’allevamento dei bovini continuerà ad essere una sorta di zona franca in cui denari pubblici erogati a vario titolo vengono spesi senza progetto e sotto l’egida di qualche Richelieu del latte che appare solo quando si parla di allevamento e di coltivazioni senza avere alcuna idea salvo l’abilità di raccogliere voti?
In questo silenzio totale del governo, della politica di maggioranza e di opposizione, delle categorie economiche, dei sindacati, Repubblica Futura chiede chiarezza e trasparenza e sapere in particolare quali siano
le responsabilità di questo fallimento. Per questo presenteremo una interrogazione e un ordine del giorno per promuovere le necessarie azioni nelle sedi istituzionali.
Ci piacerebbe anche che il governo, anziché promuovere progetti di fantasia a scopo pre-elettorale finanziati solo col debito pubblico – come l’aviosuperficie di Torraccia – chiudesse i dossier aperti da cui l’uomo dei cantieri ormai gira alla larga.
Citiamo a memoria: le isole ecologiche, la San Marino Plastic free, le strade scalcinate, l’AASPL in implosione, il PRG affondato.
Quello della Centrale del latte è il sesto fiasco di fila inanellato. Se non è un record mondiale, poco ci manca.