Dopo la superba prestazione di governo e maggioranza sulla decisione di chiudere la scuola di Città, ieri abbiamo assistito alla messa in scena di un’altra operetta, sul tema ambiente.
Oggetto del contendere era il Decreto Delegato n. 25 del 22 febbraio 2021. Il governo, partendo dagli interventi sui rifiuti, si è preso alcune licenze poetiche avventurandosi nei complicati temi della plastica, dello scarico di acque industriali e della zonizzazione acustica. Temi scivolosi se affrontati a slogan e con improvvisazione.
Solo una settimana fa, due illustri esponenti di governo – in una serata pubblica a pochi metri dall’odiata cartiera Ciacci – declamavano i grandi risultati del governo e le mirabolanti novità del Decreto Delegato 25/2021. Novità che – abbiamo appreso in questi giorni – erano state oggetto di un confronto con ANIS.
Il Canti di ieri era molto diverso da quello delle ultime settimane in cui recitava il decalogo sulla protezione dell’ambiente con il suo decreto salvifico. Intanto ha scoperto solo ieri, a meno di tre mesi dell’emissione della norma, che l’industria mondiale usa ancora la plastica per imballaggi, bottiglie e confezioni di gelato e che la sua genialata di San Marino plastic free andava bene solo come slogan elettorale. Si ripete il cliché delle isole ecologiche – declinate alla Canti style in “isole della mondezza” – e si rimanda tutto al primo gennaio 2022 con deroghe. Come sempre.
Poi, negli articoli sulla zonizzazione acustica, è stato sfiorato il comico. Interventi imbarazzati, maldestre marce indietro, arditi teoremi sullo sviluppo industriale e sostenibilità ambientale. Un minestrone di parole per nascondere la magra figura del governo.
Repubblica Futura ci tiene precisare, a scanso di equivoci, che il decreto è stato pensato da governo e maggioranza e le forze di opposizione, quantomeno RF, non sono state consultate.
Tutto fatto in completa autonomia e solitudine e le toppe messe da Canti sono peggio del buco. Dibattito militarizzato in cui le inquietudini diffuse nei banchi della maggioranza sono state sacrificate al realismo. Rete è entrata nella Hall of fame della politica, è diventata un partito come gli altri. Assestato un colpetto alla cartiera sugli scarichi, ha ingoiato l’amaro calice delle emissioni sonore come fa un classico partito al governo che cede al più grosso della coalizione.
Il punto è se il governo ha una politica economica. Ieri non era presente al dibattito la componente che dice di essere vicina alle imprese. Sarebbe stato illuminante capire se il governo di Tonnini e Canti è lo stesso di Lonfernini e Righi; se Ciavatta, una volta avviata l’industria della cannabis terapeutica, ha pensato alle ricadute in termini ambientali del progetto che non è solo riconvertire i sammarinesi in contadini ma anche lavorare e trasformare il prodotto con lavorazioni farmaceutiche e chimiche.
Magari, fra un po’ di mesi, Canti ci stupirà con un nuovo decreto in cui verranno previsti incentivi – cioè soldi pubblici che ci hanno prestato i mercati esteri – per riconvertire imprese esistenti. Ieri, in Aula, ha echeggiato spesso la parola incentivi – ossia soldi pubblici, quindi debito estero dei cittadini – concessi alle imprese per rispettare le norme emanate da un governo in modalità freestyle.
Questo è quanto abbiamo davanti. RF ritiene che non porterà a nulla di buono poiché alla base non c’è un progetto, manca condivisione e l’unico collante di chi ha votato il decreto è la permanenza al governo con l’esercizio di qualche vendetta politica o personale in cui, per rimediare alla pessima figura di ieri, si tenta di rovesciare la responsabilità verso l’opposizione o aizzare lo scontro fra alcune componenti della società.