Desertificazione scolastica

Desertificazione scolastica

Negli ultimi anni anche nella nostra Repubblica si è assistito ad una drastica riduzione delle nascite, fatto che desta grande preoccupazione per la tenuta dello stato sociale e che è assolutamente necessario contrastare con opportuni provvedimenti di sostegno in favore delle giovani famiglie. 

Tale fenomeno comporterà inevitabili ripercussioni nell’organizzazione scolastica. Repubblica Futura ha inserito nel proprio programma elettorale, solo pochi mesi fa, la necessità di assicurare la permanenza di almeno un plesso scolastico di Scuola d’Infanzia e di Scuola Elementare in ciascun Castello della Repubblica, in modo da evitare lo spopolamento delle realtà più piccole e mantenere in esse importanti presidi culturali. Prima di superare questa proposta crediamo sia necessario uno studio approfondito ed il tentativo di attuare programmi educativi innovativi e sperimentali nei gradi di scuole interessati.

Repubblica Futura osserva che già dal 2018 era stato rilevato come il trend della diminuzione delle nascite avrebbe avuto un impatto rilevante sul sistema scolastico nazionale.

Purtroppo, di fronte a numeri evidenti, qualche forza politica ora di governo, ma nel 2018 all’opposizione, scelse la strada della demagogia, della protesta insensata e dell’insulto contro il governo e il Segretario all’Istruzione di allora, per poi virare magicamente – una volta al governo – verso la politica dello struzzo.

Infatti, il predecessore dell’attuale Segretario di Stato per l’Istruzione è stato totalmente latitante: ha iniziato la sua esperienza di governo sulle ali dell’entusiasmo promettendo l’abrogazione del “decreto Podeschi”, atto normativo che non solo ha continuato ad applicare ma ha addirittura superato in negativo con la chiusura della scuola elementare di Città.

In tutto questo sono mancate riflessioni, valutazioni su modelli organizzativi ed educativi alternativi per riuscire a garantire la permanenza di un plesso in ogni Castello. Modelli, peraltro, che potrebbero riguardare anche non semplicemente il solo tempo-scuola, ma anche offerte integrative alla popolazione.

Ora il governo viene a rappresentare solo la soluzione più semplice, chiudere la scuola dell’infanzia e la scuola elementare in alcuni Castelli.

Nessuna informazione su che destino avrà il personale dei plessi, ne’ se si sono almeno pensate destinazioni alternative per quanto riguarda gli immobili. A riprova che la riorganizzazione scolastica sul territorio è un fatto di portata assai più ampia del solo “tema-scuola” ed arriva a coinvolgere persino il PRG.

Infine non è dato sapere se nel progetto che il governo ha in mente sono state stanziate risorse economiche su base pluriennale.

A ciò si aggiunge il tema delle sedi scolastiche per le Scuole Medie e la Scuola Superiore.

RF torna a fare presente la possibilità di realizzare un nuovo polo scolastico a Fonte dell’Ovo, una vera e propria “Cittadella dei giovani” che possa ospitare studenti della Scuola Media, della Scuola Superiore, del Centro di Formazione Professionale e dell’Istituto Musicale.

La nuova struttura, attigua al centro sportivo e inserita in un’area di elevato interesse naturalistico, potrebbe essere dotata di un servizio di refezione scolastica, facilitando la permanenza pomeridiana dei giovani per la frequenza di attività scolastiche e/o extrascolastiche o per la partecipazione ad iniziative di tipo culturale, anche gestite direttamente dai ragazzi.

RF ritiene sensato fissare una finestra temporale di osservazione di qualche anno prima di attuare decisioni drastiche e irreversibili. Sono necessari percorsi di riflessione condivisi con le comunità locali, con il personale della scuola e con gli stessi genitori.

Prendiamo atto dello sforzo del Segretario di Stato Lonfernini che almeno, rispetto a Belluzzi, ha insediato un gruppo di lavoro sul tema. Tuttavia pensiamo che non si possa liquidare la cosa con una fugace seduta della commissione consiliare 1 , fra l’altro prima della commissione 4 in cui si parlerà del cuore del problema, ossia l’inverno demografico che sta attraversando la nostra Repubblica.

Purtroppo si sono persi sette anni senza fare nulla.

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