DUM ROMAE CONSÙLITUR, SAGUNTUM EXPUGNATUR
Tito Livio, Storie
Chiedendo scusa al Segretario Renzi, traduco letteralmente: “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. Oggi proverò – abusando del comma comunicazioni (divenuto più che mai il comma dell’anti-comunicazione) – a fornire il mio contribuito con un taglio politico: provando a capire la politica ma guardando da fuori. Fuori dall’aula.
Come prevedibile buona parte di questo comma è atterrato sul tema Fusione/aggregazione Cassa di Risparmio- Banca di San Marino, essendo del resto questo un tema caldo della attualità nostrana. Possiamo dunque partire da alcune osservazioni sulla assemblea dell’Ente tenutasi la scorsa domenica. L’occasione mi è ghiotta NON per entrare nel merito sul tema o sull’esito della votazione, quanto piuttosto per ricavarne un’analisi sociale e culturale su ciò che sta accadendo ormai da tempo in Repubblica. E che non è affatto privo di conseguenze.
Intendo dire che prende sempre più piede, dolorosamente in ogni settore, l’atteggiamento politico-culturale prevalente oggi a San Marino: non capire la questione, non restare sul pezzo per conoscerne la complessità, per una scelta il più possibile basata su dati tecnico-scientifici e condivisa.
Ovunque ormai, a permeare ogni decisione importante per la Repubblica, si sente costantemente e invariabilmente l’aria di una spaccatura politica pregiudiziale.
Un’aria viziata da malpancismo, intrisa di consenso liquido ad ogni costo sta portando tutto e tutti su di un pericoloso e feroce tornante in cui i fossati vengono mantenuti profondi ad arte e le staccionate sempre più alte per evitare troppi avvicinamenti. Il male del Palazzo si è diffuso nella società o è il contrario? non so.
Spesso qui dentro, è ovvio che mi riferisco alle opposizioni, voi parlate di politica generale, sorvolate: quando invece la politica dovrebbe essere un bisturi, agire nel piccolo, proporre risolvere. Anziché schivare tutto con la coda di paglia, in quella che ormai definisco la “strategia del chissenefrega”.
Ma tutto questo, ripeto, ha delle conseguenze. Pericolose per tutti.
La conseguenza è la poca attenzione alla presentazione, basata sui dati (anche se incompleti e non definitivi) dello stato dell’arte… e mentre nell’antica Roma il Senato discute… Saguntum expugnatur.
Il sistema bancario sammarinese e la stessa Banca di San Marino sono sotto attacco, sono in grave difficoltà. E stato anche fatto l’esempio di una nave senza scialuppe di salvataggio.
Ma quando la marea si ritirerà vedremo chi stava nuotando nudo. E forse sarà troppo tardi.
L’assemblea (quelli che urlano) sembra non essere attenta a questo campanello di allarme suonato dai tecnici (professori Bocconiani? rappresentanti della Società alla quale è stata affidato il compito di una valutazione della situazione?). Ciò che emerge in modo inconfutabile, chiedo di essere smentito, è che se non si fa nulla, il pericolo di un default appare sempre più reale.
Il sistema, così com’è, non regge più. Questa è la preoccupazione che non è stata recepita abbastanza. Consapevolmente? Volutamente? Non so.
Ma certe scelte devono essere fatte. È il futuro prossimo della Repubblica a traballare. Non è il tempo dell’attesa. Non è il tempo dei temporeggiatori. Su certe scelte, abbandono il latino per locuzioni più nostrane e fatte in casa: non è il tempo di fermare le bocce. È il tempo delle scelte. Anche impopolari. Ma non procrastinabili.
- Vendita NPL.
- Messa in sicurezza del sistema bancario.
- Ripristino della qualità della sanità.
- Pubblica istruzione e scuole.
A titolo esemplificativo e non esaustivo.
Non c’è tempo. Renzo Piano in merito alla ricostruzione del ponte di Genova diceva questa estate: fate veloce ma non in fretta. Possibilmente insieme (dico io). Almeno per le cose che contano.
Anche perché le strade possibili (fusione, ricorso ad un finanziatore esterno per dirne due) sono comunque tutte piene di difficoltà e insidie. Dunque bisogna – SERENAMENTE E SERIAMENTE – valutare i pro e i contro di ognuna. Altrimenti se continuiamo con questo sistema del litigio a orologeria piuttosto che rimanere più laicamente sui termini del problema per scelte condivise e documentali, davvero SAGUNTO SARÀ ESPUGNATA.
Spesso qui dentro trionfa la parola: opportunità. Di un intervento, di una azione politica, di una nomina. Opportunità: gran bella parola. Se vale per tutti. Se, come inconfutabilmente la questione Banca di San Marino parte da lontano negli anni, dal passato, servirebbe quantomeno interrogarsi circa L’opportunità che a guidare e orientare le scelte di una assemblea siano e siano stati degli ex-presidenti? Opportunità.
È opportuno che un membro del cda di Cassa di Risparmio (banca oggi pubblica) partecipi prima a una conferenza stampa, poi ad una serata pubblica di due forze politiche, Democrazia in movimento?
Ed è opportuno che lo stesso (per carità sono giorni in cui spira il libeccio, vento da Sud-Ovest, più noto da noi locali come garbino) ritratti con un mea culpa le sue stesse affermazioni? Arrivando a dire di avere parlato senza conoscere “nessuno degli elementi tecnici relativi ad eventuali concreti progetti tecnici di aggregazione”?
È opportuno che fuori da un’assemblea ci siano a presidiare dei membri di opposizione (presenti anche ora in questa aula) a vigilare su voti e votanti? Chiedendo deleghe?
Opportunità col paraocchi? Quando solo nello scorso consiglio tuoni fulmini e saette, strali e anatemi da tutta l’opposizione per la nomina nel consiglio direttivo Bcsm di Antonella Mularoni?
Allora? Allora concludo. Ancora una volta con il mio prevedibile banale appello alla collaborazione. Intesa come lavorare insieme, non come andare d’accordo. Nessuno ci chiede di andare d’accordo: ci chiedono di lavorare insieme.
Azzardo un accostamento bizzarro: Shakespeare con Mauro Corona. “Può ben dire la sua un leone, quando a dir la loro ci sono tanti asini in giro” scriveva il primo. E il secondo: Nella vita serve coraggio attenzione e precisione. Allora avrai il rispetto da tutti: La mancanza di idee crea muri e un muro non richiede altre idee.
Ma il cambiamento signori, e questo umilmente lo dico io, il cambiamento è esattamente dietro quel muro.