Seppure nel testo dell’istanza siano stati scritti spunti di interesse, spunti che avrò cura di riprendere tra poco, tuttavia esistono alcune valutazioni dalle quali mi sento di dissentire.
Sostantivi di portata nominale elevata tipo declino, degrado, indifferenza e pazienti-vittime mi trovano in disaccordo.
Qualche considerazione in merito, ritengo doveroso farla, da chi in Ospedale passa tanto tempo, per professione. E per chi, purtroppo si trovi a doverlo suo malgrado frequentare, per malattia.
Se è pur vero che, nei decenni scorsi, l’ospedale di stato abbia posseduto più di un fiore all’occhiello, tuttavia allo stato attuale ritengo ingeneroso definire l’ospedale di stato degradato e in declino. Che poi, sia ben chiaro, siano necessarie manovre correttive tra l’altro anche in rapida sequenza, questo è fuor di dubbio.
Seppure io sia convinto che esistano argomenti, e la salute é senz’altro uno di questi, in cui non debbano esistere colori o bandierine partitiche e politiche, ma anzi occorra la condivisione più estesa possibile perché collimino il maggior numero di idee, va pur detto che le linee di indirizzo e i progetti nei riguardi dell’ISS siano ben netti giá nel programma elettorale di Adesso.sm. E che la Segreteria di Stato alla Sanità abbia iniziato da subito a definirne l’attuazione.
Peraltro come è stato ampiamente detto – un esempio?, anche nell’ultima discussione nella maratona finanziaria, – per il 2018 la Sanità sammarinese non ha affatto subìto alcun taglio, quanto piuttosto è stata stanziata una cifra aggiuntiva non trascurabile (2,5 mln di euro).
Concordo invece appieno con gli istanti che il cuore dei problemi, il trigger, risieda proprio nel termine usato “organizzazione”.
Si dice che l’uomo passi la prima metà della vita a rovinarsi la salute, e la seconda metà a guarirsi.
La popolazione sanitaria, la tipologia di paziente, intendo, di sicuro si è andata modificando negli anni. L’invecchiamento della popolazione che, intendiamoci, è un successo della scienza medica, spalanca tuttavia scenari e sfide sanitarie di cui ci siamo già fatti carico attraverso Ordini del Giorno addirittura condivisi dall’intera aula, a titolo esemplificativo: fine vita, testamento biologico e hospice.
All’altro capo, l’altra fase della vita per così dire fragile e da tutelare, cioè perinatale e infanzia: è già in germe l’impalcatura normativa in capo alla procreazione cosciente e a quella medicalmente assistita.
Ma ancora di più, si dice: quando si tratta di mangiare in modo corretto e fare esercizio fisico, non c’è un “io inizierò domani.” Domani è la malattia.
La vera sfida della medicina occidentale è senza alcun dubbio la prevenzione. Il mantenimento dello stato di salute. E allora:
- educazione, già nelle scuole, alla nutrizione e allo sport
- Cibo di qualità e a kilometro zero nelle scuole.
- e ancora prima, biologico in agricoltura.
Il progetto salute, se lo vogliamo chiamare così è senza dubbio ambizioso ma è un progetto imprescindibile e improrogabile. E anche qui concordo con i proponenti.
L’istanza d’Arengo tratta, sorvola macro argomenti sacrosanti, inalienabili e irrinunciabili. Rimanendo però, crediamo, troppo vaga. Come tale dunque non può essere accolta. Va colta però come un auspicio, un’esigenza, una necessità. Di tutti i cittadini.
Raccogliamo quindi l’invito degli istanti e garantiamo il dovuto impegno e soprattutto, come loro stessi scrivono, garantiamo quel valore aggiunto, dote non comune non banale e non scontato, che può – anzi deve – stare al timone: il buonsenso.