La situazione che sta vivendo la maggioranza è ogni giorno più folkloristica: separati in casa da mesi e talmente divisi sulle scelte di fondo da essere costretti a convocare sedute del Consiglio fatte praticamente solo di comma comunicazioni e ratifica di Decreti, perché non potrebbero mettersi d’accordo su nient’altro. Le uniche leggi che riescono ad andare avanti sono su tematiche assolutamente secondarie, anche se poi vengono magnificate come rivoluzioni e grandi progetti; le riforme sono ovviamente sparite totalmente dai radar.
Ma nessuno vuole abbandonare la comoda poltrona su cui siede, a costo di costringere il Paese a mesi, forse anni, di immobilismo con la conseguenza di produrre disavanzi che diventeranno nuovo debito sulla testa dei sammarinesi.
Nell’ultima seduta del Consiglio, quella straordinaria di sabato scorso, sembrava che finalmente questo stato di cose potesse giungere al termine, quando Rete è andata a presentare quella che a tutti gli effetti era una mozione di sfiducia al Segretario Gatti. In maniera molto aperta, infatti, ne venivano denunciate le azioni mancate, dalla riforma fiscale ad un piano per il risanamento del deficit fino alle cose non fatte nel settore bancario: è chiaro che nel linguaggio politico questo significa sfiducia o quantomeno totale disapprovazione per quanto fatto (o meglio non fatto) fino a quel momento.
Poi però è arrivata la reazione della Dc che, evidentemente, ha fatto quadrato attorno a Gatti, ha iniziato a fare la voce grossa in maggioranza ed ha minacciato di scaricare Rete dal Governo e andare avanti senza di lei.
Di fronte a questo ci si sarebbe attesi che Rete tenesse duro, visto l’atto forte che era stato compiuto e che, a logica, doveva essere stato ben ragionato. E invece no, Rete fin da subito ha iniziato a ritrattarlo, dicendo che “era un contributo a fare meglio”, “l’ordine del giorno andava letto in senso costruttivo”, “si tratta di semplice dialettica in maggioranza” e altre frasi simili che ai più hanno strappato un sorriso; addirittura un consigliere governista di Rete si è subito affrettato a dire pubblicamente che non voterà l’ordine del giorno presentato dal suo stesso gruppo (ma anche questo non è un problema, è solo “dialettica interna”!). Non si hanno notizie, ad oggi, se l’ordine del giorno resisterà, se verrà ritirato o pesantemente modificato, anche se i chiari di luna non sono buoni.
Temiamo si tratterà, anche qua, dell’ennesimo dietrofront di Rete, che più volte in questa legislatura ha tirato il sasso e poi nascosto la mano per salvare la posizione di governo e i suoi equilibri interni, che oramai vedono il gruppo dei governisti, capitanato dal Segretario Ciavatta, in maggioranza fra i consiglieri e in minoranza nel movimento. Si tratta di un atteggiamento che si commenta da solo, per un movimento un tempo abituato alla risolutezza e alla rigidità assoluta dei propri credo e delle proprie posizioni, oggi sacrificate una dopo l’altra sull’altare della difesa delle poltrone.
Repubblica Futura ritiene imprescindibile che in Consiglio si tenga al più presto un dibattito franco e aperto sulla situazione politica, che porti a superare quanto prima lo stallo che si è creato e, se la maggioranza non ci riuscirà, a ridare velocemente la parola ai sammarinesi.
Dei comunicati a fini elettorali non sappiamo cosa farcene, serve risolutezza e una presa di coscienza che così il Paese non può andare avanti.