Chi ha ascoltato l’ultima serata di Consiglio Grande e Generale, si è certamente reso conto di aver assistito al più grande spettacolo dopo il big bang.
Formalmente doveva essere l’insediamento della vecchia-nuova maggioranza. Dovevano essere reinsediate le commissioni di nomina consiliare. Le quattro permanenti e molte altre, visto che con l’uscita di Rete dalla maggioranza i rapporti di forza tra questa e l’opposizione sono numericamente molto cambiati: i 44 gatti sono diventati 33 trentini. Il dibattito precedente aveva tracciato una linea, per bocca anche dei maggiorenti democristiani: “al Paese serve un Governo, ci vuole responsabilità, è impossibile andare al voto ora, bisogna dare risposte alle aziende ed ai sammarinesi che ci chiedono di restare”.
Insomma la vecchia-nuova maggioranza, stringendosi a coorte dopo l’abbandono di Rete, doveva essere pronta. Noi abbiamo avuto subito qualche dubbio: il Capogruppo Mussoni aveva dichiarato che il Governo deve concentrarsi solo su tre cose (accordo di associazione con la UE, assestamento di bilancio, finanziaria di fine anno); il Segretario Righi invece aveva fatto un lungo elenco di leggi da approvare (condomini, società benefit e l’immancabile progetto Amazon…). Come conciliare queste due posizioni?
Lo spettacolo comunque è arrivato a tarda sera, al momento di insediare le commissioni appunto. È esplosa la bagarre. La nuova maggioranza che doveva essere pronta, perché – si sa – la gente glielo chiede a gran voce di restare, non è riuscita neppure ad insediare molte delle commissioni previste.
Sono esplosi gli appetiti, ed il ruolo di protagonista lo ha avuto il listone-listino di NPR (o alleanza trasformista o PSD o PS o Noi Sammarinesi o MIS o Gruppo Misto…) per capire chi rappresenti chi e chi sia iscritto a cosa, infatti, ormai serve un libro di araldica. E queste articolazioni hanno pesato evidentemente anche sulle nomine nelle commissioni tanto che il capogruppo di NPR (quindi anche del PS? del PSD? di Alleanza riformata? di MIS? degli ex socialisti?) Gian Nicola Berti ha dovuto prendere molte volte il microfono per dire: “chiediamo di soprassedere”! Tutti si sono chiesti: ma è possibile che questi non abbiano un amico, un conoscente, un aderente da mettere in una commissione? Oppure: ma fino a questo punto arriva la logica spartitoria da non riuscire a fare uno straccio di nomina perché ogni sigla, sottosigla e consigliere pseudo-indipendente accampa richieste? Insomma, alla faccia del “siamo pronti”, alla faccia della maggioranza che vuole ripartire, alla faccia del nuovo Governo che dovrebbe fare in pochi mesi tutto quello – tutto! – che non ha fatto in quasi quattro anni: uno spettacolo indecoroso.
Cosa della quale si è accorto anche il Segretario Lonfernini. La maggioranza è talmente pronta che non ha insediato neppure la commissione per il lavoro, quella – lo sanno bene sindacati e imprenditori – che ha competenze molto rilevanti ed è vitale per aziende e lavoratori, tanto che bloccarla vuol dire arrecare un grave danno a tutto il tessuto economico del Paese. Ma cosa importa? La maggioranza è talmente pronta che non l’ha insediata, impegnata evidentemente più nella logica della poltrona che in quella di dare risposte al Paese.
La ciliegina sulla torta, comunque, l’ha messa ancora una volta Berti riuscendo a promuovere il Consigliere Mancini da presidente della Commissione Finanze a Sindaco di Governo (a rappresentare cioè in tutti i suoi atti l’Eccellentissima Camera, lo Stato). Chi meglio di Mancini? Quello che ha candidamente affermato di non voler rivelare i debiti che ha con le Banche (e con lo Stato?), di non voler assolutamente aderire al codice etico, stabilito con una legge dello Stato?
È proprio vero, la maggioranza era ed è pronta, a fare i propri interessi ed a mandare definitivamente “a ramengo” il Paese.