L’audizione di giovedì scorso col Comitato Esecutivo dell’ISS è stata l’ennesima occasione persa per fare chiarezza su dove, nel concreto, vuole andare la nostra sanità.
Sottolineiamo le parole “nel concreto”: durante l’audizione si sono sentiti un sacco di discorsi generici, molto belli e pomposi ma totalmente vuoti di contenuti rispetto alle scelte da compiere per dare risposte a ciò che i cittadini sentono come critico.
Facciamo un solo esempio, il più importante, quello legato alla medicina di base. Il Comitato Esecutivo ha detto una cosa rilevante, e cioè che vogliono ritornare a creare un rapporto più personalizzato fra paziente e medico-infermiere. Abbiamo risposto: “bravi, è il modello a cui dovremmo tendere, ma come volete realizzarlo nel concreto?” E abbiamo aggiunto: “ma non pensate che il modello legato alla COT sia l’esatto contrario di quel modello, dato che spersonalizza il rapporto fra paziente e struttura territoriale?”
La risposta è stata un monologo di 25 minuti del DG Bevere in cui non ci ha detto niente di concreto, niente di dettagliato, anzi ha ribadito che quello della COT è un buon modello che va potenziato e che comunque già oggi i cittadini, se vogliono, posso andare direttamente al Centro Sanitario. Come se stare a fare la fila al Centro Sanitario in attesa che qualcuno ti riceva fosse una alternativa praticabile e razionale…E allora di cosa stiamo parlando? Di un principio condivisibile ma che non è assolutamente tradotto in azioni precise, e questo impedisce anche alla politica di valutare se gli impegni del Comitato Esecutivo vengono rispettati, dato che non si conosce cosa materialmente si vuole fare.
Le stesse considerazioni si possono fare su tanti altri argomenti, dalla legge sulla libera professione (annunciata come imminente, ma senza alcun accenno su come sarà declinata) al nuovo Ospedale (nessuna nuova indicazione sui tempi di realizzazione e tantomeno su come lo si vorrà “popolare”), dall’atto organizzativo (sui cui tempi e contenuti non è stato detto niente di preciso) alla riduzione delle liste d’attesa (annunciato come obiettivo imprescindibile ma senza dire come sarà realizzato).
Anche sul robot chirurgico, a precisa richiesta (“quanti pazienti italiani ne hanno usufruito? Che numeri vi attendete a livello di mobilità attiva?”) non è giunta alcuna risposta concreta se non il solito infinito monologo: ad oggi l’investimento (oltre 3 milioni di euro, più tutti i costi per la formazione e la manutenzione) sembra quindi che serva solo per fare una manciata di interventi per i pazienti sammarinesi (azione lodevole, ma non vi erano alternative praticabili e meno costose in tempi di magra, magari utilizzando strutture limitrofe come quella di Rimini?).
È stata anche annunciata una convenzione con l’Università Cattolica di Roma per posti riservati nella facoltà di medicina e nelle scuole di specializzazione. E ciò che si doveva fare da molti anni a questa parte ma mancano ancora precisi riferimenti su numeri e costi.
Vi è, in generale, una preoccupante reticenza da parte del Comitato Esecutivo dell’ISS a rispondere alle domande, tendenza che si era già palesata nella precedente audizione di Gennaio. Di fatto, si chiede alla politica un atto di fede!
La maggioranza, ovviamente, questo atto di fede lo ha fatto, approvando un ordine del giorno che loda le azioni del Comitato Esecutivo (!!!!) e prevede impegni generici per il Governo: abbiamo sottolineato quanto l’atteggiamento della maggioranza sia totalmente non sintonizzato rispetto al sentire dei cittadini, che vedono una sanità sempre più in difficoltà nei suoi servizi fondamentali, che necessiterebbe di azioni precise e non di chiacchiere.
Ma come sempre, maggioranza e governo antepongono i propri equilibri alle esigenze del Paese, chiusi nelle loro stanze in cui cercano di resistere nonostante tutto. È un atteggiamento certamente preoccupante.