La storia del Parco Scientifico Tecnologico (PST) parte da lontano, più di otto anni fa, e ancora non vede un approdo finale.
Inizia con una lunga diatriba politica fra la Segreteria di Stato di Marco Arzilli e quella di Romeo Morri su chi doveva sovraintendere alla sua creazione, prima ancora di avere idee concrete su come realizzarlo.
Inizialmente sembrava che dovesse sorgere al confine fra la nostra Repubblica e quella Italiana, con la possibilità di attingere a fondi europei ma con fiscalità sammarinese. Poi, tramontata questa ipotesi, si passò all’idea di un PST virtuale, non importa dove collocato fisicamente. Poi si decise di realizzarlo in territorio sammarinese, con alcune problematiche sulla località ma con la costante assenza di un progetto concepito e finanziato da chi poi avrebbe dovuto costruirlo. Non doveva essere un carrozzone statale ma un’impresa privata, tutt’al più con qualche finanziamento pubblico.
Questa lunga odissea, condotta dalla Segreteria di Stato di Marco Arzilli, ha prodotto un conto di oltre due milioni di euro, soprattutto spesi in consulenze e viaggi conoscitivi.
A tutt’oggi non esiste il Parco Scientifico e Tecnologico ma solo il cosiddetto “Incubatore d’Impresa” che è cosa diversa. In questa struttura si offrono locali gratis, utenze gratis e altri benefit, tutto a carico dello Stato. E’ così perché, in prospettiva, si spera che le imprese insediate (le cosiddette “start up”) diventino imprese stabili, da collocarsi nel PST.
L’Incubatore d’Impresa, a quanto è dato sapere, aveva la necessità di trovare spazi più ampi per alloggiare altre start up. La società che si occupa di tutto questo si chiama TECHNO SCIENCE PARK S.P.A., interamente a capitale pubblico e finanziata dunque con soldi pubblici. Il presidente di questa società è tale Alessandro Giari, che nella ricerca di nuovi spazi ha ritenuto di ignorare completamente qualsiasi procedura pubblica e ha privilegiato una trattativa privata – senza alcun mandato formale del Consiglio d’Amministrazione della società che presiede – scegliendo una soluzione alquanto esosa presso un immobile in Repubblica appartenente a privati.
Come “normale imprenditore” ha poi chiesto l’approvazione del Congresso di Stato, in ordinaria amministrazione per via delle elezioni imminenti e si è fatto dare il denaro necessario. Quando poi qualcuno ha fatto notare che era stata disattesa la procedura trasparente per acquisire offerte pubbliche, il Presidente Giari ha candidamente affermato che avrebbe emesso un “avviso pubblico” ma siccome la decisione era già presa avrebbe continuato con i lavori di approntamento dei locali già scelti. Del resto il Segretario di Stato Arzilli aveva già preannunciato da tempo che il 28 ottobre prossimo avrebbe inaugurato i nuovi locali, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.
Come Repubblica Futura non possiamo che fare alcune considerazioni molto critiche su questa vicenda.
In primo luogo possiamo certo convenire che l’idea di insediare a San Marino un Parco Scientifico Tecnologico possa essere interessante, ma a distanza di anni continua a mancare un progetto serio, anche per quanto riguarda l’aspetto finanziario, dopo avere speso comunque una montagna di denaro. Se si vuole dare una prospettiva concreta a questa iniziativa non si può continuare a condurla in questa maniera.
In secondo luogo, per quanto riguarda l’Incubatore d’Impresa, nel momento in cui si spendono altri soldi pubblici era doveroso agire in maniera trasparente, nel pieno rispetto della legge. Fare finta di richiedere un’offerta pubblica in relazione a locali da affittare per cifre importanti, mentre si era già scelta una soluzione in sordina, ci sembra un comportamento grave.
Poco importa se il Segretario di Stato Arzilli si fosse già impegnato per l’inaugurazione alla viglia delle prossime elezioni. Vi era tutto il tempo di procedere nel rispetto delle leggi vigenti. Semplicemente non si è voluto farlo.
Repubblica Futura non parteciperà domani alla riunione del Comitato di indirizzo strategico del Parco Scientifico Tecnologico in quanto non ritiene che abbia senso riunire un organismo che non ha alcun potere reale sulle scelte del PST in un momento di transizione politica come quello attuale, magari con il solo obiettivo di giustificare la maldestra e intempestiva operazione di una nuova sede.
Repubblica Futura