La legge sull’IVG

La legge sull’IVG

Mercoledì scorso si è tenuta, dopo sette mesi dallo svolgimento della consultazione referendaria, la discussione in prima lettura della legge che il Governo – a firma dei Segretari di Stato Tonnini, Ciavatta ed Ugolini – ha depositato, in ottemperanza al risultato del referendum.
Repubblica Futura ha ritenuto che, su un tema così delicato che tocca nel profondo le coscienze dei singoli, non fosse opportuno dare indicazioni di partito in merito al voto da esprimere al referendum. Non abbiamo fatto mancare il nostro apporto alla discussione, con vari nostri aderenti che si sono spesi anche in prima fila in entrambi gli schieramenti. A loro rinnoviamo il nostro ringraziamento, perché con passione e precisione hanno reso la discussione su questo tema viva e ricca. Repubblica Futura ha anche sostenuto che, una volta passato il referendum, sarebbe stato necessario – e oggi lo è in massimo grado – mettere mano ad una legge che rispettasse la volontà popolare e che fosse la migliore possibile. Purtroppo così non è stato.
La legge presentata dal Governo è fortemente insufficiente (ci chiediamo come siano stati necessari addirittura sette mesi per concepire una cosa del genere). Essa non scioglie e non affronta neppure alcuni temi a nostro avviso inderogabili, o addirittura ne tratta altri con approssimazione o con silenzi disarmanti. Temi come quello dell’aborto per le minorenni (con la definizione precisa delle tematiche anche giuridiche del ruolo di chi esercita la potestà genitoriale); quello della obiezione di coscienza per il personale sanitario; la definizione dei “motivi psicologici” per poter interrompere la gravidanza anche in un periodo molto avanzato; l’assenza di un limite temporale massimo alla possibilità di interrompere volontariamente la gravidanza; il ruolo dei consultori (anzi, addirittura i consultori stessi, neppure menzionati nella legge); la privacy della donna; l’omogeneità tra la legge sammarinese e quella italiana, quando esse sono in contrasto e possono rendere inapplicabili alcune prescrizioni della normativa sammarinese. Ancora: gli strumenti di ascolto e di sostegno alle gestanti, alle donne, che hanno tutto il diritto di non essere sole in una scelta così lancinante. Tutte queste tematiche meritano e devono certamente essere affrontate se davvero si vuole creare una normativa all’altezza delle aspettative di tutti i cittadini, a prescindere da come si siano espressi nel referendum.
Come si può ottenere questo obiettivo? Non certo andando allo sbaraglio in commissione, con il rischio di far prevalere logiche di compromesso al ribasso oppure meri giochini politici, che su un tema come questo vorremmo davvero fossero banditi. Fortunatamente la campagna referendaria ha offerto una grande ricchezza: il lavoro svolto dai due comitati e dalla società civile su un tema così delicato. Riteniamo che la loro voce non possa essere estromessa in un momento così cruciale come quello della stesura della legge. Ecco allora che la proposta di Repubblica Futura durante il dibattito consiliare è stata molto chiara: creare un tavolo di confronto tra tutte le forze politiche e i comitati che hanno espresso le loro opinioni durante la campagna referendaria e che stanno continuando a lavorare alacremente. A farsi promotore di questa iniziativa – crediamo – difficilmente potrà essere il Governo, visto che non lo ha fatto in sette mesi e che ha prodotto un testo così deludente. Dovrebbe essere quindi il partito di maggioranza relativa, la Democrazia Cristiana, alla quale, forte di oltre un terzo della rappresentanza parlamentare, spetta – riteniamo – il compito morale e politico di guidare un confronto, di chiamare gli altri partiti e i comitati ad un dialogo serio e fattivo. Se ci sarà la volontà di farlo, RF esprime nuovamente la propria disponibilità a parteciparvi, senza intenti dilatori, con razionalità e passione, convinta che davvero oggi sia necessario adoperarsi per scrivere la legge migliore possibile su un tema così delicato.
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