Fanno molto bene le organizzazioni sindacali a porre l’attenzione, in questa fase storica, al tema della politica dei redditi.
È evidente che le aziende non hanno la possibilità materiale di garantire aumenti contrattuali pari ai valori attuali dell’inflazione: la produttività del lavoro infatti non è particolarmente cresciuta, per motivi lunghi da indagare in questa sede, e concedere aumenti superiori agli attuali livelli metterebbe in difficoltà i bilanci aziendali, costringendo a licenziamenti e facendo perdere competitività.
Ecco perché è necessario un intervento pubblico per compensare il gap e permettere alle persone di perdere meno potere d’acquisto possibile. Servono interventi efficaci e mirati di politica fiscale, da attuare con urgenza già in assestamento di bilancio: pensare di cavarsela con una piccola revisione degli attuali sussidi, rivolti solo a persone praticamente indigenti, come pensa di fare il Segretario Gatti, è un approccio totalmente miope.
Repubblica Futura, nel dicembre scorso durante la discussione del bilancio, ha proposto 4 interventi di politica dei redditi, due dei quali legati direttamente ai temi salariali:
1) un credito d’imposta per le imprese che garantiscono aumenti contrattuali superiori all’aumento della produttività del lavoro, che copra quasi integralmente questi aumenti;
2) un credito d’imposta per le imprese che erogano forme di “welfare aziendale” ai lavoratori (quali contributi per il pagamento delle bollette o dei servizi di assistenza familiare, o altri interventi che abbiano un valore economico) fino a 1.500€ annui. In tal modo le imprese avrebbero la possibilità di garantire ai lavoratori forme di beneficio economico differenti dalla revisione delle tabelle contrattuali ma comunque monetizzabili, recuperando la spesa attraverso il credito d’imposta;
e due interventi non direttamente salariali, quali:
3) l’incremento degli assegni familiari, riconoscendo il tasso di inflazione degli ultimi 5 anni, in maniera progressiva in base al reddito dei richiedenti (in attesa del “desaparecido”Icee);
4) l’aumento degli sconti Smac del 5% (a carico dello Stato) sui beni essenziali (es: generi alimentari).
Questi Interventi, messi assieme, potrebbero generare (anche grazie alla contrattazione sindacato-imprese per i primi 2 punti) significativi benefici per i lavoratori senza pesare sulle imprese.
Crediamo molto, in particolare, al punto legato alle forme di welfare aziendale, che certamente richiede un cambio di approccio da parte anche dei datori di lavoro ma che, se accompagnato da una opportuna politica fiscale, può essere un intervento di grande valore.
Ovviamente gli emendamenti sono stati tutti respinti con poche analisi. Valuteremo se riproporli, considerato quanto è povera di contenuti questa legge di assestamento.
Auspichiamo che questi temi possano essere discussi ai tavoli di trattativa (da cui l’opposizione è sempre esclusa, nonostante siano temi di interesse generale) e che possano diventare realtà
Come diciamo spesso, in momenti di ristrettezze economiche le poche risorse a disposizione devono essere destinate alle priorità, tra le quali non ci sono trasferte, consulenze e incarichi (su cui il Governo sta spendendo l’inverosimile anche in questo periodo) ma certamente c’è la tutela del potere d’acquisto delle famiglie.