E’ trascorso ormai un mese e mezzo dall’inizio della crisi politica più stramba della storia istituzionale sammarinese degli ultimi vent’anni.
Lo scorso 25 maggio Rete ha ritirato la delegazione dal Congresso di Stato e da lì è iniziata la via crucis verso la fine di una legislatura che doveva, negli obiettivi dei fondatori della maggioranza dei 44, rivoluzionare il Paese.
Cosa è avvenuto in queste settimane è sotto gli occhi di tutti: consiglieri che lasciano il partito che va all’opposizione e si appoggiano su uno strapuntino in maggioranza, giusto per continuare a frequentare Strasburgo altrimenti non si dirimono i conflitti internazionali; il balletto delle Commissioni Permanenti salite a 20 membri così c’è posto e gettone per tutti, con la divisione delle presidenze a favore dei puntellatori del nuovo governo; nuovi Segretari di Stato che giurano a scoppio ritardato e, in un caso, ammettono di non sapere nulla della delega che andranno a ricoprire. Che dire poi del cinema intorno alla composizione degli staff dei neo Segretari di Stato, fra veti e operazioni seguite a vista da vecchi manovratori mazziniani tornati prepotentemente in azione?
Ci sono poi i pendolari della politica, quelli che stanno con un piede di qua e uno di là, che devono fare un comunicato per ribadire che sono all’opposizione e contro ogni manovra per ricostruire Adesso.sm.
Repubblica Futura suggerisce di dormire sonni tranquilli. Abbiamo già dato e la lezione è servita. Con questi presupposti mai pensato di portare avanti un progetto innovatore con chi guarda lo specchietto retrovisore e tenta di scaricare all’esterno le tensioni derivanti da rapporti sfilacciati dentro il proprio gruppo politico. In più, qualcuno si è dimenticato quali Segretari di Stato hanno retto le Finanze fino al 2019 (Capicchioni psd, Celli ed Eva Guidi ssd); quali si impegnarono per assegnare la presidenza di BCSM a Grais (con la contrarietà di Antonella Mularoni); e non si ricordano più che nella primavera/estate del 2017 Repubblica Futura volesse chiudere l’esperienza di Grais e Savorelli e il loro partito fece le barricate su Grais definendolo il garante con il Fondo Monetario Internazionale. Proprio in quel periodo convulso, un Segretario di Stato di RF espresse in Consiglio Grande e Generale un giudizio poco lusinghiero su Grais, subito pubblicamente difeso da chi oggi dice di avere allontanato la cricca e si vanta di aver chiuso l’esperienza di Adesso.sm.
Il problema del governo balneare è la totale assenza di proposte politiche e la latitanza su alcune vicende che hanno caratterizzato le ultime settimane.
Per esempio, i silenzi – imbarazzati – rispetto agli scambi di messaggi WhatsApp della presidente di BCSM con la Guardia di Finanza o le sue relazioni con qualche ex politico del circondario al centro, in Italia, di una bella bufera giudiziaria; per esempio, i comportamenti eticamente discutibili e istituzionalmente riprovevoli di qualche Segretario di Stato, con l’autonomia dell’Amministrazione – prevista per legge – sistematicamente violata in cui si arriva a scegliere il colore dell’asfalto da posare o a fare aprire cantieri stradali farlocchi per mostrare ai cittadini il lato operativo del governo.
Siamo certi che ogni stazione della via crucis che ci separa dalle elezioni, riserverà spine e sorprese per i cittadini, a parte il fatto che alcuni mesi di stipendio in più non sono affatto inopportuni per molti sfaccendati.
RF torna a chiedere attenzione su alcuni temi nodali per il Paese, come l’impegno di tutte le forze politiche a sostenere il negoziato di associazione con la UE per mettere almeno in sicurezza un tema passato attraverso tre legislature; attenzione per il bilancio dello Stato, per la crisi di AASS e la sanità.
Non servono atti o promesse mirabolanti: l’attenzione sarebbe già un passo in avanti per tamponare alcune falle e permettere – a chi governerà la Repubblica la prossima legislatura – di porre rimedio agli errori e ai passi falsi compiuti.
Gli spettacoli della politica scaricabarile fanno vincere le elezioni, scaldano il cuore nelle asfittiche discussioni di chi ha zero idee per il futuro del Paese, ma lasciano alla fine un conto da pagare che, come sempre, sarà a carico dei cittadini.