Il premier di Andorra, in un suo intervento sulla TV di Stato nazionale, ha fatto capire in poche parole cosa significa fare un negoziato: cercare di difendere posizioni importanti per il proprio paese mentre si cerca di migliorare la propria condizione negli ambiti che necessitano maggiore sviluppo.
Così, in relazione al negoziato per l’accordo di associazione con l’Unione europea, ha evidenziato la necessità di mantenere saldi alcuni punti sul tema dell’immigrazione e delle telecomunicazioni (quest’ultimo un settore estremamente rilevante per Andorra, dove vi è un unico operatore di Stato che garantisce molti milioni di euro di entrate annuali), ed ha indicato la necessità che l’Ue modifichi la sua prima proposta sul tema dei servizi finanziari, altrimenti non procederà coi negoziati stessi.
È facile vedere come questo atteggiamento, a nostro avviso assai apprezzabile e condivisibile, non si rispecchi in quello portato avanti dal Governo sammarinese, che da mesi continua a ripetere ossessivamente che si firmerà l’accordo di associazione entro l’anno.
Nonostante la disponibilità dell’opposizione a ragionare in maniera congiunta ed a valutare insieme le migliori posizioni negoziali da tenere, impegni fissati da vari ordini del giorno approvati da tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione, che prevedevano periodici incontri nelle Commissioni Finanze ed Esteri per essere aggiornati sulle trattative e comporre la posizione negoziale di San Marino, specie su un tema fondamentale come quello dei servizi bancari e finanziari, tutto tace.
Tanto più che nel Paese – lo si percepisce bene – stanno emergendo profondi sentimenti anti europei e avversi anche ad un accordo di associazione. È degno di nota, ad esempio, come addirittura un partito che sostiene questa maggioranza, anzi che è vitale per la sua sopravvivenza, come Motus Liberi, abbia manifestato solo ieri, in un programma televisivo, per bocca di un suo esponente di primo piano, di essere più preoccupato di come e quando fare un referendum sull’accordo di associazione, piuttosto che l’accordo stesso.
Alla luce di ciò l’atteggiamento del Governo rende difficile dare qualunque collaborazione anche per chi, come noi di RF, si è sempre posto in maniera estremamente disponibile, senza chiedere nulla in cambio, a sostenere il Governo sul dossier del negoziato UE.
Per questo lanciamo un ultimo e davvero accorato appello al Segretario Beccari affinché si possano convocare rapidamente le commissioni Esteri e Finanze, o almeno quella Esteri, per fare il punto sulle proposte della Commissione europea sull’allegato dei servizi bancari e finanziari, per conoscere in merito la posizione del Governo di San Marino, per poter dare il nostro contributo e sostenere magari un ordine del giorno di sostanza che consenta al Segretario a Bruxelles di rappresentare l’intero parlamento, maggioranza e opposizione, su un tema così cruciale come quello del futuro del nostro sistema bancario.
Se si arriverà ad un buon accordo saremo disponibili non a cercare meriti ma a spiegarne l’opportunità alla popolazione ed a difenderlo. Se non ci sarà un accordo, o ce ne sarà uno insoddisfacente che i cittadini sammarinesi respingeranno, a perdere non sarà solo il Governo, una forza politica o qualche Segretario di Stato, ma tutto il Paese.