Dopo due anni e mezzo di convivenza more uxorio, RETE e DC sono in trepida attesa di convolare a giuste nozze.
Le pubblicazioni di matrimonio sono già ufficiali e sono quelle delle pre-dichiarazioni di voto in cui RETE e DC si promettono vicendevolmente la fedeltà. Certamente è servito un “ruffiano” (inteso come facilitatore), interpretato provvidenzialmente da certi dirigenti di LIBERA. Così è.
Non è stato tuttavia un passaggio facile, tanto che alla numerosa parentela (gli elettori) si vuole ancora tenere nascosto il coronamento del grande amore. Si sa, del resto, che i reciproci parenti non si sopportano granché in quanto la pensano diversamente su molti argomenti.
Al momento la soluzione trovata è semplicemente non parlare di programmi – se non in modo fumoso – né di questioni etiche, di visioni sull’economia, dell’idea di società, di investimenti esteri, dei rapporti con l’Unione Europea, né tanto meno del progetto di trasformare il Centro Storico di San Marino in una gigantesca fumeria di marijuana ed erbe assortite (idea caldeggiata da RETE).
Per quando riguarda poi le pre-dichiarazioni di voto, espresse nero su bianco vicendevolmente, si tende semplicemente a dire che è vero ma solo un pochino. Un po’ come è capitato a qualche politico di oltre oceano che, scovato in foto di gioventù a fumare sostanze stupefacenti, dichiarava sì di averlo fatto ma senza inalare. Maledette convenzioni sociali!
Al di là, però, di questa fitta cortina fumogena gettata negli occhi degli elettori, permessa dalla nuova legge elettorale post referendum che in effetti nasconde agli elettori il programma di governo e chi siederà in Congresso di Stato, vi sono altri evidenti segnali di questo connubio DC-RETE che verrà celebrato ufficialmente solo dopo le elezioni.
Ricordate l’adagio evangelico “in quei giorni il Signore designò altri 72 e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo”? La DC, che, come si sa, è un partito di praticanti, lo ha messo in atto da sempre: a due a due si va per il mondo, casa per casa, per portare la lieta novella ma soprattutto i santini elettorali con le cordate. Ebbene anche gli esponenti di RETE, a due a due, vanno a portare la lieta novella elettorale a domicilio.
Anche in materia di giustizia, a quanto sembra, RETE si sta progressivamente allineando a certe posizioni che stanno a cuore al novello alleato di governo, o almeno a qualche suo illustre esponente. Passare dalle sfilate e dalle arance sotto le finestre del carcere occupato dai protagonisti del Conto Mazzini, addirittura dall’idea di proclamare festa nazionale il giorno di carcerazione di qualche storico protagonista del malaffare, ad attaccare i magistrati protagonisti del processo Mazzini, ad affermare che il tutto è stato un processo politico e quindi non credibile, addirittura a correre in soccorso di Gabriele Gatti in sede processuale, come un giornale ha testimoniato, è una bella virata d’amore di RETE verso la Democrazia Cristiana.
A proposito di Gabriele Gatti, a leggere le registrazioni pubblicate, si può affermare che nel ruolo di profeta seppure non biblico, ci becca assai.
Tutti i passaggi di questa fase politica, una delle più confuse di tutti i tempi, spiegati anzi tempo da Gatti ai suoi interlocutori (compresi i giudizi non proprio lusinghieri verso i protagonisti del connubio DC-RETE con le ancelle di MOTUS LIBERI), si sono puntualmente verificati.
Tanto per rimanere in chiave evangelica, un certo San Paolo è caduto da cavallo e si è rialzato come uomo nuovo e convertito. RETE non è caduta da cavallo ma deve salire sul carro del governo con la DC, scegliendo di farlo con i protagonisti peggiori di ambo le parti e con poche idee per il Paese.