Le ragioni di una battaglia

Le ragioni di una battaglia

Per affrontare una battaglia, e possibilmente vincerla, sono indispensabili due elementi fondamentali: un avversario da combattere e una serie di obiettivi da perseguire.

Non è sempre facile individuare un avversario ben definito, specie in politica, specie quando la contingenza è talmente intricata che parecchie persone vi rinunciano in partenza e si rifugiano nella scappatoia del non voto o del voto “a sorte”.

I contatti quotidiani con la gente mi metterebbero in crisi, se non fosse che la mia mania di razionalizzare le cose mi viene in aiuto, anche se con esiti non sempre positivi.

A me sembra, sempre per semplificare, che ci troviamo di fronte a un conflitto di civiltà in cui da una parte ci sono i rassegnati, quelli del “così va il mondo”, quelli che “dopotutto si stava bene, ma adesso c’è la crisi internazionale”; quelli che “nessuno può farci niente e in ogni caso nessuno è del tutto pulito o ha le idee chiare”.

Occorre senso critico

Eh, ragazzi! Abbiamo un senso critico molto permissivo e la memoria troppo corta.

Sembra passato un secolo, e invece è solo un anno, da quel fatidico 17 ottobre 2015 in cui venne arrestato il leader maximo della Repubblica in seguito all’Ordinanza della Magistratura che citava una serie di capi di imputazione da far rabbrividire. Il più tenero era associazione per delinquere. Si, perché fosse stata l’unica pecora nera, pazienza, ma altri eminenti politici hanno avuto la stessa sorte.

Non bastassero i politici, anche vari imprenditori, amministratori, professionisti e faccendieri sono sotto processo.

Prima di andare a votare consiglierei a chi non ha letto quell’ordinanza di andarsela a cercare e a chi l’ha già vista di rinfrescarsi la memoria.

Ma, si dice, bisogna lasciare che la fase giudiziaria faccia il suo corso; bisogna garantire a tutti la presunzione di innocenza. Appunto. Ma se la Magistratura procede seriamente rispettando il proprio ruolo e i propri tempi, senza tentazioni di debordare nell’ambito della politica, e lo sta facendo in modo egregio, è la politica stessa che deve farsi carico di imbrigliare il cavallo impazzito e di rimediare immediatamente ai disastri provocati. E’ la cittadinanza che deve ribellarsi al malcostume imperante.

Ma come si fa a ottenere il consenso degli elettori senza praticare un sano clientelismo, senza voto di scambio, senza soddisfare le esigenze di ognuno anche le più ingorde e capricciose?

Suvvia, ci vuole un po’ di realismo!

E allora ben vengano le peripezie finanziarie e bancarie, compresi gli assalti di questi giorni all’opera di pulizia messa in atto dal vertice di Banca Centrale S.M.; ben vengano le trappole dei paradisi fiscali, le licenze societarie vendute a tanto al chilo, i riciclaggi di denaro sporco, le edificabilità faraoniche e inutili; l’allegra finanza insomma.

Più denaro circola e più ce ne è per tutti. Pazienza se qualche spicciolo rimane nelle tasche dei maneggioni… se li sono anche guadagnati!

Siamo o non siamo uno Stato Sovrano?

E’ ora di cambiare

Adesso ce ne stiamo rendendo conto!

Il guaio è che i soliti maneggioni manovrano ancora dietro le quinte. Sembra che le truppe siano in gran parte cambiate, ci sono molte facce nuove (per forza, data la moria giudiziaria), anche se non sono tante, visto che il partitone non è riuscito a metterne insieme sessanta, a differenza del passato quando facevano i raspi per entrare in lista.

Alcuni caporioni socialisti a loro volta hanno imposto un’altra scissione nell’ambito di Sinistra Socialista Democratica per impedire di lasciare isolata la DC e per non precludersi così l’auspicato ritorno al governo.

I “Sammarinesi” continuano a prestare il loro appoggio come manipolo di complemento ma sempre dalla parte dello squadrone.

In tutte queste vicende i più scombussolati sono i seguaci e gli elettori in buona fede (che non sono pochi) della DC e dei socialismi multiformi, i quali hanno sempre creduto nei forti principi del cristianesimo sociale e del socialismo umanitario, ed hanno tradizionalmente affidato il loro consenso ai partiti che nominalmente li incarnavano.

Ma per la loro casta, democrazia era diventata appunto sinonimo di clientelismo e i principi ispiratori che faceva comodo esibire, erano un po’ troppo scomodi da seguire coerentemente. Del resto chi non sbaglia mai?

Alleanza Popolare ha tentato di condizionare e di dare efficienza all’azione del governo dal di dentro, ma la sua esigua rappresentanza nel Consiglio e nell’Esecutivo non le ha permesso di incidere come avrebbe voluto, pur ottenendo comunque risultati importanti; la sua uscita dal governo ha determinato la crisi e il conseguente ricorso alle elezioni.

Adesso si tratta di realizzare una netta discontinuità con la politica del passato.

Si tratta di coniugare valori consolidati come democrazia, libertà, socialità con virtù poco praticate come onestà, trasparenza e legalità, e soprattutto col rispetto della dignità dei Cittadini che non devono più essere trattati come bambini viziati.

Si può far meglio.

Nel conflitto di civiltà a cui accennavo all’inizio, “Repubblica Futura” e la coalizione “adesso.sm” sono dall’altra parte.

Carlo Franciosi

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