La seconda sessione consiliare di gennaio si è aperta con un ampio dibattito in comma comunicazioni, dedicato a quanto avvenuto recentemente in Commissione Affari di Giustizia e alla notizia della denuncia ricevuta da un consigliere per affermazioni fatte in sede di dibattito consigliare, e più in generale al tema dell’insindacabilità delle funzioni parlamentari sammarinesi.
Riportiamo l’intervento del Segretario agli Esteri Nicola Renzi, che ha approfondito il tema, ricordando che troppo spesso si fanno due pesi e due misure e richiamando l’aula a un atteggiamento di maggiore responsabilità.
Grazie Eccellenza,
solo un brevissimo commento rispetto a quello che sta succedendo perché vorrei cercare di fare alcune riflessioni che riportino un po’ a un giudizio che possa essere il più equanime possibile.
Dunque in questa legislatura noi abbiamo assistito a una denuncia compiuta nei confronti di un consigliere della maggioranza, il capogruppo Giorgetti, qui nella Repubblica di San Marino, credo per delle cose che ha sostenuto in una trasmissione televisiva.
Il consigliere Giorgetti era ovviamente in quella trasmissione televisiva perché è un parlamentare, un membro del CGG. Anzi credo che sia una scelta editoriale: almeno nella passata legislatura quando facevo il consigliere, succedeva che a certe trasmissioni partecipassero solo i consiglieri. Quindi lui era lì proprio perché è un consigliere della Repubblica ed esprimeva delle idee politiche.
Poi abbiamo assistito alla denuncia da parte di membri della Commissione Affari di Giustizia – non so se 1, 2, 3, 4, non lo so, perché è coperto da segreto, io sto a quello che abbiamo letto sui giornali. Quindi i commissari di maggioranza della Commissione Affari di Giustizia, alcuni membri di Governo, si dice, sono stati denunciati da altri membri di quella Commissione.
Bene, ho citato esempi differenti, davanti ai quali non c’è stato, mi pare di dire, quasi nessuno scandalo. Sembravano cose normali, insomma!
E’ normale che un consigliere venga denunciato perché esprime le sue idee politiche in televisione, è normale che un membro di una Commissione ne denunci un altro mentre è in Commissione.
Non ho visto nessun Ordine del Giorno per chiedere la tutela della Commissione Affari di Giustizia, per chiedere la tutela dell’onorabilità dei membri del Congresso di Stato che invece sono stati denunciati sulla base di ancora non ho capito che cosa.
Va bene, questo è il passato e siccome riguardava una parte politica, cioè in questo caso la maggioranza, per voi era normale, una cosa che non sconvolgeva nessuno, nessuno ha presentato Ordini del Giorno e nessuno si è stracciato le vesti perché c’era un tentativo di intimidire, un tentativo di destabilizzare… No, in quel caso andava benissimo.
Poi succedono due casi analoghi, diciamo così, cioè: un consigliere di opposizione viene denunciato, si è sviluppato un dibattito in aula consigliare per cui si arriva anche ad una convergenza su un OdG condiviso, che dice certe cose, cioè che ristabilisce la possibilità per un consigliere di esprimere le sue idee.
Io qua ci tengo a fare un piccolo appunto, che riguarda un po’ il mio modo di intendere il ruolo di fare politica.
Io ho visto una mentalità che è stata espressa varie volte in questo Consiglio, che è la mentalità che per alcune forze politiche diventa un vero e proprio modello di comportamento politico, ossia:
io sollevo il dubbio, io insinuo, io dico che potrebbe essere così. Poi, se non è vero avevo sbagliato e intanto però quelle cose si sono dette, sono state magari sui giornali, le denunce choc: “quello potrebbe aver fatto così, si dice di quell’altro che forse ha fatto così…” e tutto quello che c’è nel mezzo – fra quando queste cose vengono sostenute e quando magari vengono smontate, cioè si stabilisce che erano completamente infondate – non conta. Una persona è stata nel frattempo completamente infangata, si è dovuta nel frattempo magari difendere per certe cose, ma quello non conta.
Ecco, io credo invece che questo conti e credo che un consigliere viene in quest’aula portando anche le sue attitudini personali. Io non mi sognerei mai di dire o addebitare certi comportamenti a qualcuno pubblicamente se non ne sono certo. E credo che questo dovrebbe essere un principio fondamentale a cui non solo i consiglieri ma ancor di più i consiglieri, proprio perché godono anche di alcune guarentigie, dovrebbero attenersi.
Ma questo non capita, perché per alcuni la modalità di confronto politico è proprio questa: “io intanto insinuo 5 o 6 dubbi e poi vedremo!”
Si potrebbero fare molti esempi, su investimenti anche, o investitori, che sono venuti in questo paese – io li ricordo -, su membri del corpo diplomatico che sono stati nominati ad esempio. Bisogna sempre cercare quella piccola macchiolina, magari irrilevante magari addirittura inesistente, però è opportuno sollevare il dubbio.
Ecco, io credo quindi che la libertà di espressione debba essere tutelata in pieno, soprattutto quando è l’espressione di un’idea politica, ma credo anche che con la stessa correttezza bisognerebbe evitare di dipingere gli altri come non sono, o addirittura di far sfigurare il nostro paese dipingendolo per come non è.
Perché nel primo caso si arrecano dei danni semplicemente a delle persone, nel secondo addirittura raschiamo, rasentiamo quel solito provincialismo che ci fa apparire, svalutandoci, sempre per ciò che non siamo.
E poi che cosa è successo? oggi ho visto che è scoppiato il caso, tutti si sono stracciati le vesti, tra l’altro nei confronti di una persona che io stimo, cioè l’ex presidente Ugolini, che però secondo me ha tenuto un comportamento che è stato non adeguato al ruolo che ricopriva, e ho avuto modo di dirglielo anche personalmente, con molta tranquillità.
Intanto si dipinge questa come una denuncia e non è una denuncia.
Perché è un mandato all’Avvocatura dello Stato. Ho sentito alcuni interventi prima che dicevano: “si sovvertono le leggi, si cambiano le regole!”. Qua non si cambia nessuna regola perché si dà mandato ad un ufficio, l’Avvocatura dello Stato, di “intraprendere ogni più opportuna iniziativa a tutela del regolare esercizio delle funzioni costituzionali dei poteri pubblici”, cioè per vagliare, per verificare, se le regole vigenti sono state rispettate.
Si è dato un mandato e l’ha fatto il Congresso di Stato perché? Perché chi è che deve garantire il funzionamento degli organismi istituzionali?
Non è che lo facciamo fare alla Reggenza. Lo fa il Congresso di Stato ovviamente, lo fa il Congresso di Stato dando mandato all’Avvocatura. Non dicendo “denuncia” ma dicendo: “fai le verifiche, valuta com’è la questione, se ci sono gli estremi, si vede che cosa si può fare, quali sono le iniziative da intraprendere”.
E qua l’obiezione è: “uno non si può dimettere!”. Ma ci mancherebbe altro! Uno si può dimettere in ogni momento. A parte il fatto che va bene che uno si dimetta, però sinceramente: che uno si dimetta, poi non si faccia sostituire, poi ritiri le dimissioni dicendo “Fra un po’ mi ridimetto.”, sinceramente questo… ed è quello che è successo con tanto di comunicati stampa che sono stati letti da tutti.
Quindi il problema qui non è che erano in discussione le dimissioni. Dico come l’avrei intesa io:
il Presidente di una Commissione Parlamentare che è in carica fino a quando non viene sostituito, se vuole far funzionare quell’organismo che cosa fa?
Di fronte a una richiesta firmata di un certo numero di consiglieri, di membri della Commissione che obbligano, secondo il Regolamento Consigliare, ad addivenire alla convocazione, nel momento in cui si rifiuta sta impedendo, sta venendo meno a un dovere che deve esercitare ancorché dimissionario.
Per cui la modalità più semplice era convocare la Commissione, arrivare nella Commissione oppure neppure presentarsi alla Commissione dicendo: “io sono il Presidente, sono dimissionario, l’ho convocata svolgendo il compito che mi è proprio perché lo stabilisce il Regolamento Consiliare, dopodiché io mi tiro fuori e non ne voglio sapere niente.”
Questo era secondo me l’atteggiamento da avere ma stiamo discutendo di cose che sono veramente risibili rispetto a tutto quello che è successo prima e rispetto a tutte le denunce che sono state fatte prima.
Però io volevo solo mettere in evidenza questo, che se a essere denunciati sono i membri della maggioranza e i membri del Governo quello, eh beh!, è la normale dialettica, anzi, uno passa anche da Salvatore della Patria. Se invece è il contrario, che non è neanche una denuncia, APRITI CIELO! Perché c’è di nuovo il Colpo di Stato. Vabbé.
Questo è il mio pensiero, vorrei solamente far capire la differenza tra alcune valutazioni e altre.
Detto questo, il mio auspicio è che si possano tranquillizzare i toni e che tutti conveniamo che un consigliere quando viene qua dentro può dire in piena libertà le sue idee politiche magari senza insultare gli altri e senza gettare discredito o sospetti, specialmente nei confronti dei suoi colleghi o dei membri di Governo, se non ha fondati motivi.
Se ha fondati motivi che siano stati commessi degli illeciti o altro, prende e va direttamente in Tribunale a denunciare chicchessia.
E l’ultima cosa e con questo concludo: signori, stiamo parlando del nostro Tribunale. Perché qua sembra che una denuncia sia una condanna a morte. Stiamo parlando del nostro Tribunale. Stiamo affrontando delle questioni delicate e allora vorrei che si uscisse un po’ dal detto e dal non detto e chi prende la possibilità di un’eventuale denuncia come un qualcosa che indichi un pericolo sta facendo passare un messaggio al Paese che è fortemente preoccupante.
Detto questo, spero vivamente che il percorso che stiamo compiendo possa andare avanti, che riusciamo ad avere delle Istituzioni che lavorano, che funzionano, che sono armoniche tra loro, che si rispettano e che si riconoscono a vicenda, e credo che dovremmo iniziare a dare il buon esempio qua dentro.
Grazie.