Nonostante la drammatica emergenza sanitaria che stiamo vivendo, e forse, a maggior ragione, anche alla luce delle importanti ricadute economiche che sta comportando e comporterà, crediamo sia importante fornire alla cittadinanza una veloce analisi dello staff report del Fondo Monetario Internazionale sulla Repubblica di San Marino, uscito proprio in questi giorni.
Nel report il FMI rileva le ben note criticità del sistema bancario, che hanno le loro profonde radici nelle scelte compiute negli ultimi 30 anni, poi nella profonda crisi del 2008. Molto rilevanti sono poi gli importanti riconoscimenti nel campo delle politiche del lavoro e dell’economia reale, rispetto alle quali gli esperti del Fondo danno atto che il passato Governo ha raggiunto buoni risultati.
Nel report si legge che:
- la crescita del PIL è accelerata dallo 0,4% nel 2017 all’1,7% nel 2018,
- la crescita delle esportazioni ha più che compensato la contrazione dei consumi;
- nel 2019 le esportazioni di servizi sono rimaste forti e il numero di imprese è cresciuto,
- la crescita dell’occupazione ha rallentato fino a settembre, ma è aumentata nell’ultimo trimestre.
Per la crescita economica il FMI ritiene che la conclusione dell’accordo di associazione con l’Unione europea sia di primaria importanza e che potrà semplificare le procedure e l’operatività delle imprese nazionali e il sostegno alla loro espansione in nuovi mercati.
Il FMI segnala che il sistema bancario è soggetto ad alti rischi e vulnerabilità, ed il limitato livello di liquidità dello Stato e di BCSM è il principale rischio. Valutazione che, anche e specialmente alla luce della nuova crisi dovuta alla pandemia che stiamo vivendo, richiederebbe capacità di reazione tempestive e convinte.
Viene evidenziato che tra il 2015 ed il 2017 alcune ulteriori crisi bancarie hanno fatto registrare un rilevante calo delle riserve dello Stato e del sistema bancario a causa di significativi deflussi di depositi bancari e l’utilizzo delle riserve dello Stato a supporto del sistema stesso.
Si sottolinea altresì che alla fine del 2019 le riserve di BCSM sono aumentate a 385 milioni di euro dai 223 milioni di fine 2018, e che Cassa di Risparmio ha potuto beneficiare di una boccata di ossigeno grazie alla vendita del portafoglio Delta.
Anche nella gestione degli NPL il FMI da atto che il passato Governo aveva imboccato la giusta direzione con la liberalizzazione del mercato immobiliare, la rimozione dei vincoli alla deducibilità per gli accantonamenti per perdite degli istituti bancari e lo sviluppo di decisive strategie di riduzione ed efficiente gestione degli NPL; strategie che comprendevano anche la possibile vendita degli stessi per poter garantire la liquidità del sistema.
D’altra parte, evidentemente dai confronti avuti con l’attuale Governo e dai dati acquisiti, il FMI ha maturato timori sulla futura gestione “non chiara” degli NPL che intende porre in essere il nuovo Governo, con la creazione di una AMC a partire da quel che resta di BNS.
A tal proposito sarà superfluo ricordare come l’Esecutivo in uno dei recenti decreti abbia addirittura deciso di posticipare addirittura alla fine del mese di Giugno ogni decisione su questo tema e sul destino di BNS che, ricordiamo, a causa della scelta di impedirne la vendita, costa svariate centinaia di migliaia di euro ogni mese allo Stato.
Il FMI rimarca inoltre la preoccupazione che senza le riforme strutturali il percorso del debito pubblico, che aumenterà per la volontà del nuovo esecutivo di fare ricorso al debito estero, sarà insostenibile per un Paese come il nostro che, senza le riforme, non riuscirà a fare fronte al pagamento della quota interessi e del ripianamento del debito stesso.
Anche alla luce di queste valutazioni, e dell’acuirsi della crisi dovuto all’emergenza pandemica, crediamo che il percorso intrapreso dal nostro Paese negli anni passati non vada fermato, ma che sia il momento di scelte coraggiose per mettere in sicurezza la Repubblica e trasformare questi momenti di gravi difficoltà in opportunità per la ripresa.