Innanzitutto un ringraziamento veramente sentito alla Commissione per le Pari Opportunità per la relazione presentata al Governo e oggi estesa al Consiglio Grande e Generale.
Un lavoro preciso e accurato che ci da un quadro preciso di quello che è la rappresentanza democratica di genere nel nostro Paese, i punti di criticità che ostacolano la rappresentanza femminile in politica e le ipotesi di soluzione.
Ho letto con grande attenzione l’analisi della partecipazione femminile alla politica nel 2017 a San Marino e, a seguito delle elezioni politiche di novembre e dicembre 2016 una rappresentanza femminile nel Consiglio Grande e Generale che raggiunge il 26,6% una buona media europea sebbene lontana dalle percentuali di paesi come la Svezia e l’Islanda.
La Democrazia Cristiana rappresenta da noi il partito di coda con una percentuale del 10% la più bassa questo a dimostrazione che gli stereotipi di genere appartengono ancora al nostro tessuto sociale e politico, sono ben radicati e, anche se spesso si fa fatica a vederli, sono fortemente insiti nel nostro modo di vivere di tutti i giorni.
Ci sono volute le quote rosa per far si che la rappresentanza politica femminile avesse una sua significativa connotazione negli organi politici.
Dovremmo farci una domanda preliminare: ma perché siamo arrivate alle quote rosa? Non è ovvia la presenza femminile nelle istituzioni? La politica è un impegno comune e ha bisogno di tutti, di tutto il capitale umano sia maschile che femminile senza distinzione e preclusione alcuna.
Sinceramente le quote rosa non mi sono mai piaciute, le ho sempre accettate ma piaciute mai. Mi sono sempre sembrate una elargizione, un privilegio che viene fatta a mo’ di benevolo gesto e che a parer mio sottolineano un bisogno, un bisogno che non c’è perché dovrebbe avvenire per cammino naturale.
Nessuna donna come nessun uomo dovrebbe aver bisogno di questi specifici mezzi per il proprio ingresso nel mondo della politica e la propria affermazione e il proprio successo dovrebbe dipendere solo dalla propria predisposizione al ruolo specifico, dal proprio grado culturale, dalla propria facilità alla comunicazione e ai rapporti sociali.
Ma se in questo preciso momento storico dove ancora non si è raggiunta una completa maturità sociale, dove ancora persistono fragilità di tipo antropologico, storiche e sociologiche, vengono pure le quote di genere, speriamo solo che siano terra di mezzo per il raggiungimento del naturale cammino della piena parità.
Ma nonostante la gestione del riconoscimento dell’uguaglianza e della parità sul piano legislativo sia da noi da tempo ampiamente superato, questo non basta ancora a spiegare la bassa rappresentatività.
La Commissione per le Pari Opportunità ha elencato nella relazione tutti quegli ostacoli anche di tipo pratico, che in qualche modo ostacolano la presenza femminile in politica: sono perfettamente d’accordo. Permettetemi a questo punto una riflessione anzi una diversificazione che supera il concetto di quota e di parità di genere.
E’ il concetto di rappresentanza e di rappresentatività che la stessa cosa non sono e a cui occorre prestare molta attenzione.
La rappresentanza è la delega che i cittadini affidano a un terzo cittadino perché li rappresenti e ne tuteli nelle sedi previste gli interessi e le istanze. La rappresentanza di genere nel nostro contesto politico sono espresse dalle cosidette quote rosa.
La rappresentatività è invece la capacità di farsi interprete attivo di bisogni comuni, del pensiero comune. Ora è chiaro che rappresentanza e rappresentatività non sempre coincidono e non sempre convivono insieme. Ecco quello che voglio dire è che le quote rose devono avere oltre la rappresentanza anche la rappresentatività e il valore politico intrinseco al mandato che rappresentano. E questo spetta anche alla Politica, ai singoli individui , alla rappresentanza femminile stessa.
Non posso a questo punto non fare una riflessione cogliendo l’occasione della relazione delle Pari opportunità.
Estremamente pericoloso e triste quello che è successo alla Reggenza il cui mandato è appeno terminato. Ricorderò per molto tempo i risolini, gli sguardi di alcuni colleghi consiglieri, le interruzioni strategiche :tutti i momenti in cui è stata sottoposta a criticità. Ma sarà la storia, sarà la storia che verrà,che con gli occhi più chiari e imparziali ,non offuscati da sentimenti di parte che farà luce su quanto successo, al di sopra di personalismi e ricorderà sottolineo ricorderà, perchè la storia non dimentica ed è tremendamente lucida e imparziale. In questa parte di storia appena passata ci abbiamo perso tutti carissimi colleghi: donne e uomini indistintamente.
In ultimo una considerazione sulle donne in politica; e se parlassimo anche di politica nelle donne? Significa che la politica deve entrare nel pensiero delle donne, che devono partecipare di più alla vita politica avvicinandosi ai luoghi decisionali, che devono approfondire questo campo così complesso , ma anche così importante per il nostro Paese. L’apporto di una presenza più consistente femminile in politica è fondamentale.
La politica è un settore a cui ci si può avvicinare per predisposizione personale, o perché si è conosciuto un mentore che ce l’ha fatta amare,o perché ci si vuole mettere in gioco per il bene del paese. Ma tutto questo non basta, occorre la conoscenza e la sensibilizzazione, occorre l’approfondimento dei temi sociali e politici, occorre far si che la politica faccia parte del bagaglio culturale di ogni donna.
Solo così riusciremo ad abbattere gli stereotipi di genere.