L’Istanza in questione sulla salvaguardia del Patrimonio arboreo di San Marino merita tutto il
rispetto e l’attenzione da parte nostra ed anche se s’inserisce in un discorso già avviato dalla
Segreteria di Stato competente e parlo delle nuove piantumazioni, parlo del censimento delle piante
monumentali, delle sostituzioni, comunque dimostra quanto i nostri concittadini tengano all’ambiente e al mantenimento del verde nella loro terra.
Permettetemi di fare alcune riflessioni di carattere generale. Il patrimonio arboreo di San Marino è un patrimonio importante sia da un punto di vista storico culturale sia per la ricchezza del numero e delle specie e come tutti i patrimoni di questo tipo va salvaguardato perché molte sono le cause che possono determinare mutamenti irreversibili purtroppo a discapito di tutta una comunità vegetale.
Ma quali sono questi eventi che possono determinare la scomparsa di specie arboree con un
conseguente impoverimento genetico? Prima di tutto lo stesso uomo, con disboscamenti fuorilegge
per lasciar spazio a progetti di costruzione. Si passa poi agli eventi naturali quali frane, eventi
catastrofici e climatici, incendi, esondazioni, gelicidi e malattie. Lo stesso mutamento del clima porta alla scomparsa di alcune specie arboree e alla comparsa di specie nuove.
Una vegetazione, la nostra, varia e complessa a cui ha contribuito oltre che le vicende storiche naturali, la presenza dell’uomo a volte discreta a volte pressante.
Certamente la toponomastica minore, quella dei luoghi chiamati con i nomi Bosca, Fratta, Selva,
Rovereta, luoghi dove gli alberi sono protagonisti, ci indica che il territorio di San Marino era
molto più boscoso e che più di un bosco è stato distrutto dalle fiamme, da cui il nome Bruciate o
dalla scure da cui Ranco o Rancole. Ricordo ancora che il territorio di San Marino già dal XIII sec era diviso in 10 gualdarie e il nome gualdaria deriva dal tedesco e significa bosco.
Nel nostro territorio abbiamo esemplari importanti come tigli selvatici secolari, lecci, querce centenarie, alcune di queste già censite e il lavoro è in essere e si sta sviluppando in un bel
progetto di ricerca a mantenimento delle specie. Ma abbiamo anche aceri, frassini cipressi, alberi di
giuda e catalpe. Ricordate quanti cornioli c’erano oggi sono rimasti solo pochi esemplari.
Vale anche la pena di fare un discorso a parte per gli antichi alberi da frutto, un patrimonio da salvaguardare e recuperare perché va a toccare il patrimonio genetico della nostra storia, un reale prezioso corredo che la nostra appena ultimata legge sui semi avrà il compito di tutelare.
In passato è stato sottratto spazio ai boschi per impiantare Castagneti che oggi sono presenti a
Pennarossa e a Monte Cerreto.
Oggi abbiamo viti e ulivi importanti. Meritano attenzione anche i nostri ciliegi. La pianta del ciliegio è la pianta simbolo della nostra tradizione contadina, in passato ogni casa colonica aveva i ciliegi un legno prezioso e un frutto ottimo, specie selvatiche che richiedono poche cure e crescita senza intervento alcuno. Il nostro territorio ne è ricco e in primavera è tutto uno scoppiare di nuvole bianche. Una fioritura che non ha niente da invidiare alla hanami giapponese; il Giappone ne ha fatto un evento che muove turismo da tutto il mondo. Forse anche noi potremmo in qualche modo celebrare questa umile pianta della nostra tradizione che non ha niente da invidiare alle grandi piante importanti e che rappresenta la nostra tradizione popolare.
L’altra sera ho partecipato alla serata di presentazione del PRG con il progetto dell’Arch. Boeri
San Marino Giardino d’Europa.
Un progetto importante di cui il verde è elemento valorizzante, ecco credo proprio che sarebbe ottimo partire puntando sulla salvaguardia di tutto il nostro patrimonio arboreo non trascurando le nostre piante autoctone e cominciando a valorizzare la coesistenza armonica di piante, rocce, di acque che poi sono espressioni inconfondibili del volto della nostra terra.