Mara Valentini sull’istanza d’Arengo relativa al fine vita

Mara Valentini sull’istanza d’Arengo relativa al fine vita

Mara Valentini

Grazie Eccellenze

Colleghi Consiglieri

un’istanza questa che apre a un grande quesito etico che implica grandi responsabilità da parte nostra e apre agli aspetti  più  profondi del significato della vita.

Una premessa che dobbiamo fare: l’istanza chiede che venga introdotta una norma che introduca e disciplini la morte medicalmente assistita.

Ora mi chiedo  fino a che punto il legislatore potrebbe  spingersi a codificare il diritto di vita o di morte della persona, malata terminale. Oggi si chiede di riconoscere un lasciapassare legalizzato per la morte assistita.

Ho grande rispetto per gli istanti e ho anche molto rispetto per i motivi che li hanno spinti a presentare questa istanza. La malattia terminale, il dolore fisico e psicologico, l’umiliazione a cui spesso sono sottoposti i pazienti privati della loro dignità sono motivazioni più che lecite che possono spingere una richiesta di questo genere.

Lavoro tutti i giorni con pazienti affetti da SLA, da Corea di Huntington, da malattie degenerative come l’Alzaheimer: posso non comprendere?

Credo che prima di parlare di morte assistita, San Marino – o più precisamente il  Sistema Sanitario – dovrebbe iniziare un percorso ben strutturato sulle cure palliative. Come? Innanzitutto creando un   Hospice cioè un reparto ospedaliero dove vengano accolti temporaneamente o definitivamente i pazienti inguaribili e predisponendo un servizio di ADI cioè Assistenza Domiciliare Integrata. Una rete, una integrazione tra servizi ospedalieri e territoriali sia sanitari che sociali in grado di rispondere ai bisogni.

Oggi questa parte è deficitaria e questa istanza lo conferma; la conseguenza  è purtroppo la richiesta è di morte assistita: meglio la morte dunque che la sofferenza senza speranza.

Vogliamo non ricordare il ruolo delle Associazioni del Polo delle Associazioni Sanitarie? Non vogliamo riconoscere all’Associazione Oncologica Sammarinese il lavoro straordinario di volontariato anche domiciliare di professionisti sanitari e non solo, una realtà solida che esiste, che per fortuna esiste, perché cerca di colmare un vuoto sanitario grave per ciò che concerne la malattia oncologica.

Le cure palliative rappresentano oggi una risposta valida agli interrogativi sul fine vita e sulle malattie croniche, perché l’insieme di tutti quegli interventi terapeutici rivolti al malato con una diagnosi infausta, cure che pur non essendo orientate alla guarigione definitiva si preoccupano di garantire un accettabile qualità della vita rispondono appieno alla molteplicità dei bisogni sia in ospedale che presso il proprio domicilio, agendo su più versanti: da quello del controllo del dolore agli aspetti psicologici e sociali, al sostegno dei familiari nell’elaborazione della malattia del paziente, in ultimo agli aspetti spirituali.

In ultimo, vorrei fare un rispettoso accenno all’autodeterminazione, che altro non è che il diritto alla proprie decisioni prima che arrivi un’incapacità mentale, quando cioè si è ancora capaci di intendere e di volere. Un diritto insormontabile dell’uomo che apre a tutto il discorso della dichiarazione anticipata di trattamento: il testamento biologico.

Ora tutti questi aspetti a cui  ho brevemente accennato sono solo alcuni punti di quel concetto più generale che è il diritto a un fine vita dignitoso e non può essere dunque limitativo come la richiesta dell’istanza chiede, si dovrà arrivare ad una riflessione  generale complessiva di tutti i punti che ho fin qui elencato comprensivo  del fondamentale documento sul fine vita del nostro Comitato di Bioetica.

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