Margherita Amici sulla Legge allo Sviluppo

Margherita Amici sulla Legge allo Sviluppo

Questo intervento normativo in materia di sviluppo economico presentato dal Segretario Zafferani costituisce una tappa importante sul percorso di riforma del mercato del lavoro sammarinese.

Una premessa di metodo, prima di addentrarmi nel merito.
Non a caso ho parlato di percorso: non possiamo illuderci che con una singola legge si possano risolvere problemi che oggi hanno raggiunto lo stadio della cancrena, primo fra tutti quello rappresentato dalle spaventose lungaggini e dalla burocrazia soffocante, nella fase di assunzione di personale.
Una singola legge non può certamente essere salutata come la panacea per tutti i mali. Piuttosto, oggi il mio desiderio è che si affronti questo dibattito con uno spirito costruttivo e programmatico rispetto alle iniziative future in materia di sviluppo economico.

Inoltre vorrei sottoporre all’attenzione dell’aula consiliare un’opinione personale che spero possa essere condivisa:

leggi come questa hanno una potenzialità enorme.

Creano il substrato normativo affinché lo sviluppo del nostro Paese possa trovare nuova linfa vitale.

Costituiscono un’opportunità per le nostre imprese, che tanto lamentano la difficoltà di trovare risorse umane.
Un’opportunità anche per i disoccupati o inoccupati, tramite procedure di selezione che avvicinano sempre più i due protagonisti del sistema: datore di lavoro e potenziale lavoratore.
Ma il discrimine non è mai una legge né qualsiasi altro atto normativo. Nel settore dello sviluppo economico, l’aspetto dirimente è sempre e comunque il capitale umano.

Cambiano le condizioni, cambiano le regole del gioco. Certo. Ma le risorse umane rimangono le medesime. Non possono essere cambiate con un atto normativo.

L’aspetto umano non va mai dimenticato. E qui urge forse, più che una riforma in materia di lavoro, una riforma culturale del nostro Paese. Si è perso di vista cosa significa il rapporto di lavoro. Oggi lo vediamo solo ed esclusivamente come un do ut des.

Il rapporto di lavoro è un elemento di una realtà più grande: la realtà aziendale, la realtà imprenditoriale della quale un lavoratore entra a far parte non come numero, ma come risorsa, come un valore unico e insostituibile, che, proprio per questa sua unicità, deve essere valorizzato.

Con questa legge abbiamo voluto introdurre le condizioni affinché questo approccio possa prendere piede anche nel nostro Paese: la liberalizzazione delle assunzioni, ad esempio, non ha l’intento di affossare ulteriormente i disoccupati o inoccupati sammarinesi, già in difficoltà; ha invece lo scopo di incentivare i processi di formazione, di stimolare l’acquisizione di competenze mirate, per i residenti che non ne sono in possesso, così come ha lo scopo di fornire alle imprese sammarinesi gli strumenti per funzionare in maniera eccellente.

Faccio un esempio molto banale. Se un’azienda investe in macchinari di altissimo livello, tecnologie avanzate, strumenti all’avanguardia, certo, tutto questo è indice di lungimiranza e spirito imprenditoriale.
Ma se l’imprenditore sa che si dovrà scontrare con un mercato del lavoro stagnante, eccessivamente sclerotizzato dalla burocrazia, limiti, lacci, lacciuoli che gli legano le mani nel momento in cui vuole procedere all’assunzione di un nuovo lavoratore, allora l’investimento che questi ha sostenuto in macchinari e impianto produttivo non si produrrà mai i frutti previsti.

Perché? Perché da ultimo sono gli uomini e le donne che fanno funzionare le macchine.

Questo è l’eterno conflitto macchina/uomo; forza meccanica/forza umana. All’alba della rivoluzione industriale, c’era chi aveva terrorizzato la totale sostituzione dell’uomo dalle macchine. Oggi più che mai vediamo che non è assolutamente vero. Oggi più che mai le aziende funzionano grazie a risorse umane specializzate. Tanto che nessun imprenditore investirebbe in impianti produttivi di ultima generazione, se non avesse la certezza che ci sia qualcuno in grado di farla funzionare.

Con questa legge introduciamo invece la possibilità per l’imprenditore di valutare in maniera più libera i candidati a una posizione lavorativa all’interno dell’azienda, tramite la liberalizzazione del mercato del lavoro.

Altro aspetto della legge che avrà un effetto positivo sul sistema: la revisione delle regole dell’Ufficio del Lavoro, laddove si introducono semplificazione e sburocratizzazione delle procedure di selezione del personale.

In tal senso, le liste di avviamento al lavoro potranno essere direttamente visionate dall’operatore economico, eliminando quel meccanismo viziato e poco stimolante (tanto per le aziende quanto per i candidati) di colloqui a pioggia, spesso con candidati che non rispecchiano il profilo richiesto dall’operatore economico. Di ciò non si può dare la colpa all’Ufficio del Lavoro: è davvero complesso riuscire a far coincidere le esigenze occupazionali dell’impresa con i profili curriculari presenti nel database dell’Ufficio. Spesso alla base vi sono incomprensioni, poca conoscenza di certi settori altamente specializzati, totale assenza di contezza rispetto al percorso professionale richiesto. Tanto è che, ad oggi, è la ricerca di lavoro pro-attiva a dare maggiori frutti.

Dunque ridurre il ruolo dell’Ufficio del Lavoro in questa fase specifica non significa dichiarare il fallimento del predetto Ufficio. Significa che, in un mondo in cui il profilo umano rappresenta l’elemento determinante per l’instaurazione o meno del rapporto di lavoro, allora questa è la strada da percorrere. Incentivare l’incontro fra domanda e offerta, avvicinando sempre più due universi oggi così lontani, privilegiando il dialogo e la valutazione diretta del candidato da parte dell’operatore economico.

Io mi auguro che fra gli ascoltatori del dibattito consiliare odierno vi siano imprenditori, lavoratori, disoccupati, inoccupati, funzionari della pubblica amministrazione. Ecco, a tutti gli ascoltatori e a tutti i consiglieri qui oggi presenti, indirizzo un appello: gli elementi del sistema siamo noi. Sono le persone che fanno funzionare il sistema-paese.

Spero che questo intervento in materia di sviluppo economico possa fungere da sprone per tutti noi – elementi umani di questo sistema – affinché possiamo abbandonare quella mentalità per cui tendiamo ad aspettare la legge perfetta che risolva i problemi del Paese. Siamo noi i primi a doverci muovere per far ripartire la nostra Repubblica. Le condizioni normative cambiano, possono offrire maggiori opportunità. Ma siamo noi che, in ultima analisi, dobbiamo coglierle e saperle mettere a frutto.

E questo è l’approccio che abbiamo tenuto in fase di ideazione e redazione del presente progetto di legge. Oggi giungiamo in quest’aula senza la presunzione di aver finalmente risolto il problema dell’occupazione, per i lavoratori, e del reperimento di risorse umane adeguate, per le aziende.
Giungiamo invece in quest’aula con la consapevolezza di compiuto un ulteriore e importante passo in avanti verso la realizzazione di un sistema economico in grado di auto-sostenersi, di reperire le risorse idonee – internamente ed esternamente – nel modo più efficiente possibile, stanti le condizioni di mercato odierne.
Un passo verso un’apertura che non vada a detrimento dei disoccupati e inoccupati sammarinesi e residenti.

Si può fare di meglio? Sicuramente. Come ogni opera umana, anche una legge non è perfetta ma perfettibile.

Altrettanto certo è che si continuerà a lavorare affinché il sistema-paese riparta. Ma anche questi piccoli passi sono importanti perché correggono alcune gravi storture che oggi hanno portato all’esasperazione generale degli operatori economici e dei lavoratori.

Il nostro Paese ha bisogno di rimettersi in moto e di farlo in maniera virtuosa.

Questo intervento legislativo può rappresentare il motore per dare avvio al processo di crescita di cui abbiamo bisogno. Ma non è un punto di arrivo. Mi auguro che si possa continuare a lavorare alacremente in tal senso e che questa legge possa sortire i risultati auspicati.

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