Le considerazioni svolte in premessa dal primo firmatario di questa istanza, descrivono le varie norme in materia di sostegno al lavoro, di incentivi all’occupazione, di sostegno alle persone e famiglie in difficoltà economiche.
Il caso personale che viene portato all’attenzione – per la verità non chiaramente descritto – potrebbe essere anche lo stato di altre persone e viene presentato come una situazione di grave difficoltà e di assenza di qualsiasi aiuto e tutele da parte dello stato.
La stessa premessa, descrive però le non poche tutele presenti nella nostra legislazione per individui e famiglie che hanno problemi lavorativi. Certamente si può sempre fare meglio, come su qualsiasi argomento, ma non si può certo dire che esistano poche tutele per famiglie in difficoltà e aiuti per l’occupazione.
Dobbiamo anche dire che in questo campo è stato fatto molto in questo ultimo anno che va nella direzione di aprire il mercato del lavoro e rendere più facile sia per le imprese che per i lavoratori far corrispondere domanda ed offerta.
La recente legge sviluppo introduce incentivi importanti:
- Da una parte indica che gli incentivi per la ricollocazione lavorativa sono per tutti e non solo per chi gode di ammortizzatori sociali
- Dall’altra stabilisce incentivi importanti per tutta una serie di fasce deboli, come a titolo di esempio disoccupati over 50 e persone da lungo tempo senza lavoro
Non dimentichiamoci poi le tutele per chi patisce vari tipi di disabilità ed ha binari privilegiati per facilitare il proprio inserimento nel mondo del lavoro.
Certamente è condivisibile l’auspicio degli istanti di combattere il lavoro nero, grande ostacolo ad una piena e legittima occupazione; in questo campo ci sono già delle leggi e credo che basti farle rispettare. In questo credo ci sia un impegno del governo, della maggioranza e penso di tutte le forze politiche a dare pieno sostegno a qualsiasi azione a favore dei controlli atti a prevenire e combattere il lavoro nero.
L’istante dichiara di essere in perdurante stato di disoccupazione e privo di qualunque mezzo di sostentamento: non è dato sapere se sia iscritto alle graduatorie, se sia stato mai chiamato a fare colloqui da ditte, per quali mansioni abbia dato disponibilità, se sia ad esempio disposto a lavorare solo in campi lavorativi di nicchia poco presenti o del tutto assenti in un paese piccolo come il nostro, eccetera.
Ricordo che esiste già la possibilità di consentire ai lavoratori che accettano di svolgere occupazioni meno qualificate di quelle commisurate alla propria formazione professionale, di rimanere iscritti nella propria lista di avviamento al lavoro ed essere quindi interpellati in caso si presentino opportunità occupazionali in linea con la propria qualifica.
Ricordo inoltre che il CFP ha istituito e continua ad istituire corsi per qualifiche professionali adeguate al mondo del lavoro attuale, in quanto sono state fatte indagini sulle imprese riguardo le professionalità e competenze più richieste e alle volte anche faticose da trovare in territorio.
L’ipotesi proposta, che fa riferimento al concetto di “reddito minimo di cittadinanza”, trova una rispondenza anche nel programma della coalizione. Ancora è un istituto non attivo, ma ricordiamo che come concepito in tale programma è uno strumento atto al reinserimento nel mondo del lavoro, non tanto un reddito assicurato ai cittadini indipendentemente dalla ricerca di un’occupazione.
Il reddito di cittadinanza non è un reddito minimo per chi sceglie di non lavorare.
Questo a mio parere è perfettamente logico perché la dignità di una persona non è data solo da una condizione di soddisfacimento dei bisogni fondamentali, ma anche dal fatto di esercitare un lavoro.
La partecipazione alla società tramite il proprio contributo è fondamentale: è rischioso spezzare il legame con il mondo del lavoro, perché esso è garanzia di un legame profondo con la vita sociale della comunità ed ha un valore intrinseco molto grande, indipendentemente dalla reputazione o considerazione del lavoro che si fa. Senza parlare di possibili distorsioni parassitarie che potrebbero essere alimentate da questi strumenti, se non ben calibrati.
“Il lavoro nobilita l’uomo” non è solo una frase fatta, ma una profonda verità.
Nella prospettiva in cui il reddito di cittadinanza è stato proposto dalla coalizione ADESSO.SM, verrà ad essere un ammortizzatore sociale per coloro che rispondono a tutta una serie di requisiti, quali:
· La disponibilità ad accettare qualsiasi lavoro venga proposto
· La disponibilità a frequentare corsi obbligatori di formazione atti a riconvertire persone con qualifiche non più rispondenti ai mutamenti del mercato del lavoro
Anche altre proposte sono state fatte nel tempo ed esperienze sono state fatte sia in Italia che all’estero che si possono racchiudere nel generico termine di LAVORO DI CITTADINANZA, che ha delle similitudini ai lavori socialmente utili ma anche diverse differenze: senza entrare nello specifico, sono comunque tutte possibili forme per aiutare soprattutto chi è lontano dal mondo del lavoro da diverso tempo ed ha un’età oltre i 45 anni: cioè per aiutare le fasce di disoccupati più difficilmente ricollocabili. Tutti questi strumenti però operano nella logica di non lasciare le persone fuori dal mondo del lavoro, ma gradatamente farle entrare: non è pensabile infatti che qualcuno possa per 10/20 anni non lavorare e vivere di sussidi.
Riteniamo di accogliere l’istanza come gruppo Repubblica Futura, in quanto gli strumenti invocati dal richiedente sono già nel programma della coalizione di cui facciamo parte.
È chiaramente necessario realizzarli in un discorso più ampio e organico che va ad incidere su varie norme e leggi che regolano gli ammortizzatori sociali e su cui la maggioranza e governo stanno già ragionando.
La logica comunque rimane quella evidenziata sopra, cioè quella di offrire tutele a fronte di precisi doveri di chi è tutelato.