La risposta al grido di aiuto delle aziende e dei cittadini sammarinesi verso il governo è intempestivamente giunta sotto forma di un progetto di legge della maggioranza che mira a risolvere tutti i loro problemi di liquidità creando una nuova moneta, i Certificati di Compensazione Fiscale Sammarinesi.
Dopo aver letto il testo sorge un dubbio sulla scelta della parola più appropriata per definire questa proposta: coraggio o incoscienza? 4 sono i nomi dati nella legge a questo nuovo strumento: “CCFS”, “certificati di compensazione fiscale sammarinese”, “Titani”, “T”. Forse un nome per ognuna delle forze politiche che hanno firmato il testo?
Al di là della facile ironia – peraltro deprimente per le prospettive del Paese – il testo pone varie questioni serie che vanno sottolineate; nella speranza che chi decide possa ragionarci su.
Il primo è quello sul quale si basa l’intero impianto: l’uso dello strumento di pagamento introdotto è volontario.
Ricordiamo che non è infatti possibile introdurre l’obbligo di accettare il “Titano”: ce lo impedisce la Convenzione Monetaria che San Marino ha firmato.
Il progetto prevede che i datori di lavoro possano scegliere di pagare i propri dipendenti e collaboratori non più solo con la volgare pecunia, bensì con questo nuovo strumento da utilizzare per acquistare beni e servizi (solo) in Repubblica: fino al 30% dello stipendio, sopra i 1000€, potrà quindi essere erogato in “Titani”.
Questo, ovviamente, farebbe venire meno il diritto costituzionale di ogni cittadino di spendere dove e come meglio crede i propri soldi!
Tuttavia i lavoratori potranno scegliere di non accettare i CCFS e chiedere di essere pagati in euro. Lo stesso potrà fare ogni operatore economico, che potrà decidere di farsi pagare in CCFS o in euro su base volontaria, (anche perché, come si capisce, tutte le forniture provenienti da fuori San Marino vanno saldate in volgari euro, non certo in questa nuova “moneta”): quindi non è nemmeno sicuro che chi accetterà di ricevere questi strumenti possa utilizzarli per comprare qualcosa a San Marino!
Sono previsti alcuni incentivi per chi sceglierà di usarli, ma sembrano cose veramente di poco conto rispetto ai vincoli e alle problematiche di cui ci si fa carico. Basti pensare ad esempio alla meravigliosa gratifica natalizia che avranno i lavoratori, pensionati o disoccupati che li accetteranno: 100 Titani (=100€), cose grosse!
Ma allora chi sarà destinato ad “assorbire”, alla fine, questi “Titani” che verranno messi in circolazione dal Governo? A chi rimarrà il cerino in mano?
Due soggetti:
- lo Stato, che si farà carico di meno entrate si comprende comunque che nemmeno il Governo vuole avere troppe “T” da dover trasformare in meno tasse, dato che l’uso di questo strumento come “compensazione fiscale” è previsto come successivo all’uso per il pagamento di stipendi, beni e servizi;
- le banche, che sono tenute ad acquistare questa “moneta” (se non spesa in altro modo) da cittadini e operatori economici ogni 30 giorni, e convertirla in euro. A prescindere (e questa è la cosa gravissima!) dalla loro posizione di liquidità in euro: in pratica si rischia di mettere in difficoltà ulteriore le banche sul fronte della liquidità! E sappiamo che, sulla base del quadro normativo vigente, è molto probabile che una banca che si ritrovi in difficoltà su tale fronte debba essere aiutata (in euro, ovviamente) dallo Stato, quindi da tutti noi!
Certo, nell’ipotesi utopica immaginata dai proponenti, tutti i Sammarinesi utilizzeranno ed accetteranno felici questo segno dell’”orgoglio sammarinese” e noi potremo finalmente vivere di economia interna, dalla produzione delle materie prime all’assemblaggio dei beni, dalla fornitura degli stessi al consumo… che bella l’autarchia, non vi fa tornare in mente chi la proponeva un’ottantina di anni fa? E poi certo che l’autarchia è il massimo per un paese grande come il nostro, ricco di risorse naturali, di investimenti, di mano d’opera specializzata autoctona…
C’è poi un titolo nella legge dedicato ai sussidi straordinari. A ben pensarci l’obiettivo primario era proprio questo, trovare qualcosa che potesse far dire: “noi, cari Sammarinesi, vi abbiamo dato l’aiuto, un aiuto anche maggiore a quello cui hanno avuto accesso i cittadini italiani.”
Non era sufficiente proporre uno strumento che mettesse a nudo l’enormità delle incompetenze di questa maggioranza, era necessario dimostrare grande generosità verso i volontari della povertà. Anche qui (per fortuna) è stata prevista la volontarietà dell’adesione, anche perché queste sono le persone che hanno più bisogno di euro veri, non di finzioni!
Ci pare doveroso evidenziare come le posizioni di forza delle parti in relazione (datori di lavoro contro lavoratori, clienti contro fornitori, ecc.) potrebbero costringere i più deboli a soccombere.
Le aziende infatti potrebbero accettare i CCFS, pur di lavorare con qualcuno che ne possiede, sapendo di poterli poi “sbolognare” attraverso il pagamento degli stipendi ai dipendenti, che potrebbero essere messi in condizioni di “dover” accettare. Sulle spalle di questi ultimi si potrebbero scaricare i costi di questa ingegnosa operazione con il rischio che vengano messe in pericolo tranquillità e sicurezza sociale (magari perché pochi esercenti vi aderiranno e quindi sarà difficile spenderli). Le situazioni di povertà verosimilmente si moltiplicheranno e la distanza sociale aumenterà.
In ultimo ricordiamo l’unica cosa sicura di questo marchingegno legislativo, che avevamo accennato sopra: 1 Titano emesso significa 1 euro in meno di entrate per lo Stato, in qualsiasi momento.
Si perché, a differenza della proposta fatta in Italia (e mai attuata con legge) che prevede che i CCF siano convertibili in sconti fiscali solo trascorso un certo tempo, qua la conversione può avvenire sempre, a scelta del possessore, qualora i “Titani” non possano essere altrimenti utilizzati.
Quindi lo Stato, che ha già un deficit di 40 milioni di euro strutturali, destinato a crescere per il crollo delle entrate post-Covid e che sta per contrarre un debito che dovrebbe puntare a ripagare (e non ad ampliare):
-
fa una operazione che di sicuro aumenterà il deficit;
-
perde qualunque possibilità di programmare le entrate dello Stato e di tenere sotto controllo la liquidità.
E tutto senza – tra l’altro – una minima stima economica di come questo marchingegno potrà impattare sul Pil; quindi senza avere un’idea se il gioco valga o meno la candela.
Cosa dirà chi ci valuta da fuori (investitori, agenzie di rating, organismi internazionali, ecc..)? Ci farà i complimenti per la creatività o ci vedrà come un paese sempre più inaffidabile?
Speriamo vivamente che i dubbi e le perplessità che, già solo a colpo d’occhio, emergono dalla lettura della legge, possano essere affrontati e risolti dalla maggioranza. Diversamente i rischi potenziali, purtroppo, diverranno reali.