Siamo finalmente giunti alla concretizzazione più evidente del paradosso che, si è innescato a partire dal 30 ottobre 2017, quando tutto è cominciato. Prima di passare in rassegna le argomentazioni che vengono addotte per chiedere la sfiducia nei confronti del mio operato, però, è necessario per me evidenziare con forza un aspetto cruciale: quello dei vari documenti che descrivono lo svolgimento dell’intera questione della politica giudiziaria.
Vorrei iniziare infatti con una domanda: come possono vari Consiglieri, dei quali ho letto le firme in calce alla mozione, sostenere degli assunti e promuovere degli addebiti non avendo avuto conoscenza dei documenti che dovrebbero attestarli o –al contrario- negarli, rendendo in definitiva totalmente infondate le varie accuse?
I Consiglieri di maggioranza hanno chiesto, tramite una lettera, di poter conoscere quei documenti. Per la verità anche il Consigliere Gatti ha posto la stessa richiesta qualche mese fa, salvo poi ritrattarla, e vari Consiglieri di opposizione – tra essi Teodoro Lonfernini -, in colloqui privati con me o con altri, hanno manifestato, giustamente, la stessa necessità.
Perché dunque quei documenti, atti parlamentari -si badi bene!- non sono stati consegnati ai Consiglieri? Chi temeva e teme che il Consiglio Grande e Generale conosca con precisione la verità dei fatti?
Questo aspetto, che può sembrare solamente marginale, in realtà -credo- racchiuda invece le motivazioni stesse della mozione di sfiducia nei miei confronti. Una mozione che è totalmente politica, una mozione che prescinde radicalmente dai fatti, perché per scelta espressa di alcuni dei suoi firmatari si basa su assunti non documentabili.
Ecco allora, forse, spiegato cosa si celava e si cela dietro la volontà di tenere nascosti quei verbali al Consiglio ed ai Sammarinesi: il tentativo di poter muovere attacchi politici che, se solo quei documenti fossero stati conosciuti, anche marginalmente, sarebbero stati valutati da tutti come assolutamente infondati. Alcuni, pochi manovratori politici hanno voluto utilizzare la “segretezza” per tentare di far prevalere la menzogna sulla verità.
La piena, totale indipendenza del Tribunale e la strenua difesa di essa, da me sempre sostenuta, è stata sfigurata e distorta nella volontà di manipolarla.
Il parere ampiamente maggioritario dei magistrati è stato trasfigurato in una sorta di complotto. Il principio democratico per eccellenza, quello del consenso e della maggioranza dei consensi, è stato svilito, nelle rappresentazioni distorte, a complotto. Il rispetto pedissequo e fin quasi parossistico delle procedure e degli iter istituzionali è stato trasformato nel famigerato “colpo di stato”.
Questo tentativo di costante disinformazione e traviamento della verità è divenuto lo strumento micidiale, nelle mani di pochi, per descrivere il contrario di ciò che è accaduto: contando sul fatto che i Sammarinesi più che ai documenti, ai fatti, si affidino ai “si dice”, alle ricostruzioni fantasiose, alle mezze verità, alle menzogne. Fortunatamente non è così. Fortunatamente i Sammarinesi chiedono a gran voce di conoscere la verità, di leggere i documenti, gli atti parlamentari, e poterli valutare. Questo è il primo principio della nostra Repubblica.
Signori Consiglieri, per questo a voi rivolgo il mio appello accorato -come alcuni abili manovratori presenti in quest’aula più volte hanno fatto nei confronti dei Consiglieri di maggioranza, ma, da parte mia, con rispetto e senza strumentalizzazioni!- un appello per chiedervi di pretendere di sapere come si sono svolti i fatti; per chiedervi di non voler essere parte di un processo -pur parlamentare- sommario. Per chiedervi di pretendere di valutare dopo aver visto le carte.
Perché questa lunga premessa? Perché nel testo stesso della mozione che vorrebbe sfiduciarmi vi sono molte menzogne strumentali, molte falsità.
La prima: il percorso svolto da me e dal Presidente Mimma Zavoli viene definito “arbitrario“: nulla di più falso; semmai oggettivo, documentato e trasparente. Esso prende le mosse dalla lettera inviata in data 12 novembre 2018 dal Commissario Battaglino, nominato nel Consiglio Giudiziario Ordinario del 16 ottobre u.s., coordinatore degli uffici del Tribunale.
In questa missiva, indirizzata ai Capitani Reggenti, a me ed al Presidente Zavoli, lettera peraltro tempestivamente inviata a tutti i membri della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia, lettera (-sembra quasi strano doverlo rilevare-, ad uso esclusivo della Commissione, dunque, passibile degli stessi motivi di riservatezza che secondo alcuni ammanterebbero i verbali della Commissione, ma, puntualmente resa pubblica, come pure la lettera del Professor Guzzetta, senza che nessuno dall’opposizione insorgesse a stracciarsi le vesti); lettera che -dicevo- riporta, in un suo passaggio, testualmente questa espressione “In altre parole temo che un Tribunale senza un Dirigente possa generare sfiducia nell’amministrazione della Giustizia. Auspico dunque che si possa procedere ad esplorare, tra i Giudici superiori, o comunque in ambito istituzionale, eventuali disponibilità ad assumere il ruolo di Magistrato Dirigente o a trovare soluzioni idonee per la risoluzione delle problematiche sopra illustrate.”
Insomma è lo stesso Commissario Battaglino che ha formulato nella sua missiva, insieme ad una analisi delle problematiche contingenti del Tribunale, anche una possibile via di soluzione. Soluzione che, io ed il Presidente, dopo aver informato le Loro Eccellenze, abbiamo solo tentato di sondare. Questa sarebbe la colpa! Ecco allora che sono stati contattati, lo stesso Commissario Battaglino, come segno di rispetto e attenzione per la sua missiva ed il ruolo ricoperto, i Giudici d’Appello e di Terza istanza. Essi stessi, dopo i colloqui intercorsi, hanno inteso formulare uno stringato, ma sostanziale riassunto delle posizioni, che ci sono state trasmesse e che qui riporto:
“I giudici della Terza istanza e di Appello, sentiti singolarmente dal Segretario di Stato per la Giustizia insieme al Presidente della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia hanno manifestato ciascuno la propria indisponibilità ad assumere l’incarico di Magistrato Dirigente del Tribunale. Essi tuttavia hanno espresso al Segretario di Stato e al Presidente della Commissione Consiliare Affari di Giustizia e ribadiscono congiuntamente l’auspicio che l’incarico di Magistrato Dirigente sia affidato a personalità di rilievo istituzionale, di chiara fama ed alto valore scientifico, di comprovata esperienza nella partecipazione e direzione di organi giudiziari, di piena affidabilità nella conoscenza, nell’approfondimento e nella pratica di diritto sammarinese. In tal senso hanno suggerito di verificare eventuali disponibilità in seno al Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme.”
In base a questa segnalazione abbiamo poi proceduto, il Presidente ed io, a contattare i membri del Collegio Garante, in ordine di anzianità nella carica, riscontrando da parte del Professor Giovanni Guzzetta una disponibilità ed una contestuale richiesta di qualche tempo per riflettere. Un percorso -come dicevo- lineare e comprensibile, che, ancora una volta, ha inteso dare voce al Tribunale, perché da esso scaturisse l’individuazione di una possibile soluzione. Soluzione, per giunta, che aveva, e non poteva che avere, i contorni di una disponibilità, che, come prevede la legge, avrebbe dovuto tassativamente trovare la sua approvazione solo ed esclusivamente in seno al Consiglio Giudiziario Plenario, unico organo deputato ad assumere questa decisione, come effettivamente è stato.
Mi chiedo allora: invece di muovere accuse o illazioni, perché una volta ricevuta la missiva del Commissario Battaglino non si è chiesta immediatamente la convocazione di una Commissione Affari di Giustizia, oppure un confronto politico? Perché non sono state proposte vie alternative, magari nomi o profili di possibili candidati a ricoprire l’incarico?
Forse perché da parte di qualcuno l’interesse prevalente era quello della dilazione, quello dell’ingovernabilità del Tribunale e della politica giudiziaria, come attestano peraltro vari tentativi di sabotarne le istituzioni che la presiedono?
Che dire, ad esempio delle reiterate votazioni per la sostituzione di Sua Eccellenza Santolini e di Eva Guidi in seno alla Commissione, sistematicamente boicottate dall’opposizione? Non è questa una espressa volontà di sabotare il funzionamento della politica giudiziaria? Tutto ciò anteponendo all’interesse dei cittadini -che cioè il Tribunale possa funzionare al meglio- la volontà dello scontro politico.
Sarebbe fin troppo facile da parte mia ricordare come la Legge Qualificata n.2/2011, non dica assolutamente nulla sul percorso che può o deve portare all’individuazione del Magistrato Dirigente. Non prevede consultazioni, confronti in Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia, tra i partiti o tra i magistrati; tanto che già in passato si è arrivati in Consiglio Giudiziario Plenario anche con candidature plurime, formulate per giunta seduta stante, ma -mi risulta- allora non si giunse a nessuna mozione di sfiducia? Perché?
Ma torniamo all’ordine del giorno.
Mi si addebita di aver “creato conflittualità all’interno del sistema giudiziario sammarinese“. Ancora una volta nulla di più falso.
Ancora una volta – credo – se i Consiglieri che hanno firmato la mozione avessero potuto leggere i documenti di questo anno così impegnativo e duro, mossi da buona fede, avrebbero potuto constatare come la conflittualità interna al Tribunale fosse ben precedente e, per giunta, lamentata dagli stessi magistrati.
Essa dunque non è stata affatto alimentata dal sottoscritto! Sarebbe altresì chiaro come io non abbia mai sottoscritto alcun ordine del giorno, come io, insieme ai membri di maggioranza della Commissione Affari di Giustizia, abbia sempre sostenuto, dopo averle attentamente valutate, le posizioni della maggioranza -la stragrande maggioranza- dei Giudici.
Molti di quei giudici – mi si permetta di rilevare – che, fino a pochi mesi fa erano acclamati come coloro che avevano avuto il coraggio di scoperchiare la pentola della corruzione politica, e che oggi, dalle stesse persone che li esaltavano, vengono dipinti come soggetti inaffidabili, come magistrati inaffidabili e, in definitiva, artefici e complici del “colpo di stato”. Come non accorgersi di quanto questa visione schizofrenica e manichea porti a leggere la giustizia in funzione della politica? Cioè, induca a schierarsi a favore di questo o quel magistrato a seconda della propensione che si ha verso questo o quell’indagato, verso questo o quel filone di indagine. Tutto ciò è inaccettabile. Questo si, per chi ha veramente a cuore la giustizia, sarebbe materia per il Consiglio d’Europa e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Infine mi si imputa finanche di non aver preso le distanze dalle dichiarazioni del Consigliere Celli, quando, in Commissione Finanze annunciò le sue dimissioni. Altra accusa completamente falsa. L’indomani di quelle dichiarazioni io feci una conferenza stampa nella quale – chiedetelo a Luca Salvatori, presente per la RTV- chiarii il mio pensiero sulla Giustizia (postato per altro anche sui social e ripreso per più giorni dalla stampa) pensiero che ribadisco: i giudici si rispettano tutti, a prescindere dalle indagini che stanno svolgendo, senza tifoserie, leggendo i loro atti e rispettando le loro sentenze.
Insomma io mai mi sarei sognato di dire, parafrasando l’ultimo Ciavatta, il più recente, che, dopo essere stato rinviato a giudizio, si è scagliato contro l’eroe di un tempo dicendo “c’è giudice e giudice”!
Sarebbe fin troppo scontato chiedere a tutto il Consiglio di dissociarsi da questa e da altre espressioni ancor più allusive ed infamanti, invece la risposta migliore è promuovere una bella mozione di sfiducia contro di me…
Ma signori Consiglieri, avvallando questa linea di condotta, non sfiduciate me, sfiduciate il Tribunale, l’indipendenza della Magistratura ed il diritto di ciascun giudice di compiere il suo lavoro.
Ma a ben guardare di precedenti degni di nota ve ne sono altri. Mi viene in mente ad esempio la manifesta volontà del Consigliere Valentini, nella passata legislatura, di sottoporre il Tribunale ad una Commissione d’inchiesta – d’altra parte era noto a tutti come tra Tribunale e piani alti di palazzo Begni non corresse proprio stima reciproca, tanto che nella passata maggioranza si parlò più volte di questo tema, specialmente in occasione di certe indagini sulla Banca Centrale. Che dire poi dell’ex Segretario Venturini. Pensando che anch’egli ha sottoscritto la presente mozione di sfiducia, mi chiedo cosa si sarebbe dovuto sottoscrivere nella passata legislatura, quando -con la sua proverbiale disinvoltura politica, Venturini – così parrebbe – riuscì nell’impresa di convincere un Magistrato della Repubblica che sarebbe stata più consona una nuova collocazione… Insomma riuscì, lui si, a compiere ciò per cui oggi il suo collega Gatti denuncia me, questo governo, questa maggioranza ed il paese tutto a Strasburgo. Consigliere Gatti, se vuole che le sue denunce siano almeno plausibili, torni a Strasburgo e racconti le imprese dei suoi compagni di partito, invece di quelle, assolutamente trasparenti e lineari, di questo governo.
Che dire poi di un già Presidente della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia che, davanti ai Capitani Reggenti, si è rifiutato di convocare la Commissione, compiendo così, secondo quanto l’indole modesta ha consentito, la parodia di un piccolo colpo di Stato? Oppure dei membri di opposizione della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia che, dopo aver dato le dimissioni, hanno compiuto il celebre passo indietro al grido di “non potremmo metterci altri perché non capirebbero“? Cosa che la dice lunga sul rispetto nutrito verso i propri compagni di strada e di partito! Che dire, ancora, -perchè come spesso ci viene ricordato è importante collaborare e prendere le decisioni all’unanimità!- della denuncia che uno o più membri della Commissione per gli Affari di Giustizia sono andati a fare in Tribunale sulla base dei verbali stessi della Commissione, che, come ormai è noto, devono restare ignoti a tutti?
Ma tutto questo, lo capisco bene, nel principio dei “due pesi e due misure”, del “c’è chi può e chi non può”, del garantismo o del giustizialismo a corrente alternata – che oramai sono i principi ispiratori di certi personaggi dell’opposizione – non conta nulla. Come non contano nulla i vari interrogativi che ho posto in questo breve intervento.
Quel che conta, e deve contare, è però il diritto di ogni Sammarinese di conoscere la verità, il poter conoscere i fatti e poter valutare con la propria autonomia di giudizio chi ha fatto bene e chi ha sbagliato, chi è degno di fiducia e chi no.
Quel che conta è la coerenza di una condotta politica, che poi è primariamente una condotta personale e morale.
Quel che conta ancora di più è che i tanti Sammarinesi che chiedono un Tribunale autonomo, indipendente ed efficace, possano avere risposte adeguate. Il resto, compreso questo misero teatrino che stiamo celebrando, fatto di tatticismi politici ed anche di attacchi vili, basati sulla menzogna, passerà.
Signori Consiglieri, io ho avuto fino ad ora l’opportunità e l’onore di servire il mio Paese e l’ho fatto con dedizione ed impegno.
Rispettoso, come sempre sono stato, delle Leggi e degli iter istituzionali, rimetto pienamente a voi la valutazione sulla mia correttezza e sulle false accuse che mi vengono mosse.
Consapevole che il premio più grande per l’impegno profuso sono i tanti messaggi di stima che tanti Sammarinesi, in questi giorni recenti, hanno voluto inviarmi; lasciatemi cogliere l’occasione di questo microfono per ringraziarli singolarmente.