Sicurezza informatica. A San Marino a che punto siamo?

Sicurezza informatica. A San Marino a che punto siamo?

La cronaca italiana delle ultime settimane è ricca di episodi scaturiti in indagini penali relative a dossier realizzati con notizie sottratte a banche dati pubbliche.

Imprese private, servizi segreti, studi legali che fanno incetta di informazioni attraverso una società di cui pare si avvalessero in tanti.

Il tema sicurezza nazionale è al centro dell’agenda del governo Meloni; a San Marino cosa succede?

Chissà se qualcuno che opera in Repubblica si è avvalso dei servizi della società di Milano?

Chissà se la sicurezza delle nostre istituzioni è garantita, se e come i dati personali e finanziari dei cittadini e delle aziende sammarinesi sono tutelati ?

Lo diciamo perché il tema dello scambio di informazioni è sempre stato al centro del rapporto italo-sammarinese in molti periodi, anche recenti, più o meno critici.

Ora si evince, da quanto si apprende dalla stampa, che le banche dati italiane sono un colabrodo in cui tutti accedono a pagamento per i fini più vari.

Qualcuno si ricorda di storie accadute a San Marino relative a vicende misteriose con fascicoli penali e mezzo governo interrogato da un magistrato? Oppure di società di sicurezza israeliane che volevano vendere servizi di intelligence al governo fino al punto di fare arrivare sottili minacce all’esecutivo?

Abbiamo anche avuto soggetti a capo di società dello Stato con fratelli noti spioni di professione che ronzavano intorno a San Marino ed erano implicati in situazioni inquietanti.

Repubblica Futura chiede all’esecutivo di attivarsi per chiarire se vi siano cittadini o aziende sammarinesi coinvolte e se la sicurezza nazionale è garantita. Per quanto ci riguarda, ci attiveremo nei prossimi giorni con iniziative istituzionali specifiche.

Non è passato poi tanto tempo da quando il responsabile di una istituzione sammarinese si rivolse al direttore dell’AISE (agenzia che non cura certo gli interessi dei sammarinesi!): sarà un caso ma da allora sono accadute tante cose, compresa la chiusura di un progetto nel settore delle TLC che vedeva al centro una multinazionale cinese, vicenda che ha provocato una indagine penale con perdite di milioni di euro per l’AASS.

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