Dopo i primi sei mesi della nuova legislatura, vedendo come ha operato il Governo in questo lasso di tempo, l’impressione è ormai quella di uno sbandamento completo e soprattutto dell’incapacità di questo Governo e di questa maggioranza di lavorare per il futuro del Paese.
L’emergenza della pandemia ha certamente aggiunto altri problemi, molto difficili, a quelli esistenti, ma ha anche palesato in maniera impietosa gli enormi limiti di questa compagine e della maggioranza che la sostiene.
Ormai si sono saldate le derive peggiori delle parti politiche che, dopo i ballottini notturni dell’agosto scorso, dopo la sceneggiata del tavolone istituzionale e dopo avere imposto elezioni con una nuova legge elettorale, che fornisce una enorme delega in bianco a vecchi e nuovi personaggi politici, si sono ammucchiate sulle varie poltrone di potere.
Le tante promesse di cambiamento, di trasparenza, di facili soluzioni ai problemi del Paese e di competenza nel gestire il governo del Paese si sono prontamente eclissate, sostituite dalla convergenza sulle vecchie pratiche clientelari della Democrazia Cristiana, dalle visioni autoritarie e tese alla decrescita economica di RETE, da forzature istituzionali e da una produzione legislativa confusa, imprecisa e contraddittoria, tramite decretazione; e ancora, dalla delegittimazione del tribunale, per salvaguardare la classe politica del Conto Mazzini e qualche nuovo rinviato a giudizio, dalla perdurante mancanza di un progetto per uscire dalla grave crisi attuale.
La vicenda della reintroduzione della cosiddetta “zona bianca”, un monopolio fissato per legge a favore di una società privata, che colpirà le tasche di tutti i consumatori e la competitività delle aziende commerciali sammarinesi, condito anche da privilegi e spese a carico dello Stato, per di più in un momento di estrema difficoltà, con la scusa di tutelare le “tipicità”, è uno degli ultimi esempi in ordine di tempo dell’incapacità di lavorare per il bene comune.
Con questa scelta di fatto si tutelano molto generosamente gli interessi di pochi, degli “amici degli amici”, a fronte di quelli, leciti, di migliaia di imprese senza alcuna tutela reale.
Questa vicenda, come tante altre, si coniuga in maniera ancora più preoccupante con l’intenzione del Governo di indebitare la Repubblica di San Marino tramite banche internazionali (alle quali dovremo erogare qualche milione di euro di commissioni), in maniera pesante e nella più assoluta mancanza di trasparenza e condivisione, come lamentato anche dalle parti sociali.
Il debito pubblico estero, dopo essere stato demonizzato fino a pochi mesi fa dalle attuali forze di governo, proponendo fumose strade alternative e senza sacrifici, ora viene proposto senza spiegazione alcuna, senza rendere conto di come il nostro Paese possa sostenere questi impegni (oltre 80 milioni all’anno fra interessi e capitale che andranno reperiti a spese dei Sammarinesi: una cifra evidentemente insostenibile) e soprattutto senza un progetto di rilancio del Paese che possa dare fiducia alle imprese ed ai lavoratori sammarinesi.
Indebitare il Paese in maniera finanziariamente insostenibile, solo per rattoppare i buchi del momento, senza idee per il futuro, rischia di precipitare la Repubblica in uno scenario come quello della Grecia di qualche anno fa.
Un Governo con una capacità politica e diplomatica minimamente accettabile sarebbe senz’altro stato in grado di battere strade più sostenibili per reperire un finanziamento, che non avessero rischiato di condannare a morte il Paese, e di destinarli al rilancio dell’economia da questa difficile fase post Covid, non certo a continuare a mantenere privilegi e clientele.
Dopo l’anno 2019, chiuso con l’economia in rilancio, il notevole calo della disoccupazione, il calo della burocrazia, la crescita del prodotto interno lordo contenuto, ma ben oltre quello della vicina Italia, alla luce dei vecchi problemi ancora da affrontare e dei nuovi problemi posti dalla crisi, prima sanitaria e poi economica, sarebbe occorsa una forte spinta in avanti.
Di tutto questo nulla si è visto, solo vecchi percorsi che si pensavano relegati al passato.
Inoltre, anche nella gestione delle sfide non economiche, il Governo sta facendo acqua da tutte le parti.
Valga, a titolo di esempio, la vicenda della scuola e l’approssimazione con cui viene gestita la partita della riapertura: oggi si apre, domani forse, dopodomani no e poi di nuovo si, ma con attenzione, a numeri ridotti, anzi no, o forse sì…una confusione in cui genitori, alle prese con i rientri al lavoro, e insegnanti, faticano ad orientarsi.
In tutto ciò, il ruolo educativo della scuola e l’attenzione ai bambini e alle loro esigenze sembra passare completamente in secondo piano, mentre manca qualunque genere di sostegno economico per i genitori che dovranno affidarsi ad assistenti familiari e baby sitter per rispondere all’assenza dello Stato nel saper riorganizzare la scuola (tanto che gruppi di genitori stanno organizzandosi in maniera spontanea per farsi sentire e chiedere chiarezza).
Fino a qualche tempo fa, le attuali forze politiche di governo gridavano contro una riforma delle pensioni, seppure equa, contro la soluzione del problemi degli NPL delle banche, che non favorisse qualcuno dei soliti gruppi di interesse, contro la ricerca di finanziamenti sostenibili per il Paese, contro interventi mirati di contenimento della spesa pubblica, contro ogni intervento sulla scuola e contro molto altro.
Nel momento in cui si sono trovati non più a contestare ma a dover proporre soluzioni, lo sbandamento purtroppo è stato totale.
Pare che la cosa più degna di nota che questo Governo sia riuscito a fare sia aver inviato i due Segretari di Stato, titolari dei principali dicasteri, a farsi ridicolizzare ed a ridicolizzare il Paese in un tg satirico: alla faccia delle relazioni internazionali e dei buoni rapporti con l’Italia!